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I Dipendenti Pubblici segnalano fatti di corruzione. In allegato il modulo

In seguito all'entrata in vigore del decreto- legge 24 giugno 2014,  n. 90, (25 giugno 2014),  le funzioni del Dipartimento della funzione pubblica  della Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di prevenzione della corruzione di cui all'articolo 1 della legge 6 novembre 2012 n. 190, sono trasferite all'Autorità nazionale anticorruzione.

In seguito all’entrata in vigore del decreto- legge 24 giugno 2014,  n. 90, (25 giugno 2014),  le funzioni del Dipartimento della funzione pubblica  della Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di prevenzione della corruzione di cui all’articolo 1 della legge 6 novembre 2012 n. 190, sono trasferite all’Autorità nazionale anticorruzione.

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Con l’entrata in vigore della legge 190 del 2012, l’Italia si era già dotata di un sistema organico di prevenzione della corruzione che prevede, fra le misure da adottare, l’introduzione nel nostro ordinamento di un sistema di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, c.d. whistleblower (art. 54-bis del decreto legislativo 165 del 2001).

Il modulo predisposto dal Dipartimento della funzione pubblica, denominato appunto “modello whistleblower” è un valido supporto per le pubbliche amministrazioni in quanto permette a tutti i dipendenti di poter segnalare gli illeciti (modulo in allegato).

I dipendenti e i collaboratori che intendono quindi segnalare situazioni di illecito (fatti di corruzione ed altri reati contro la pubblica amministrazione, fatti di supposto danno erariale o altri illeciti amministrativi) di cui sono venuti a conoscenza nell’amministrazione in cui esercitano devono utilizzare questo modello. Ovviamente l’ordinamento tutela i dipendenti che effettuano la segnalazione.

In particolare, la legge e il Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) prevedono che:

  • l’amministrazione ha l’obbligo di predisporre dei sistemi di tutela della riservatezza circa l’identità del segnalante;  
  • l’identità del segnalante deve essere protetta in ogni contesto successivo alla segnalazione. Nel procedimento disciplinare, l’identità del segnalante non può essere rivelata senza il suo consenso, a meno che la sua conoscenza non sia assolutamente indispensabile per la difesa dell’incolpato;
  • la denuncia è sottratta all’accesso previsto dagli articoli 22 ss. della legge 7 agosto 1990, n. 241
    ;
  • il denunciante che ritiene di essere stato discriminato nel lavoro a causa della denuncia, può segnalare (anche attraverso il sindacato) all’Ispettorato della funzione pubblica i fatti di discriminazione.

La segnalazione può essere presentata:

a) mediante inserimento delle informazioni nel sistema informatico predisposto dall’amministrazione;

b) mediante invio all’indirizzo di posta elettronica appositamente attivato dall’amministrazione;

c) a mezzo del servizio postale o tramite posta interna. In questo caso, l’amministrazione deve indicare le modalità da seguire per tutelare l’anonimato;

c) verbalmente, mediante dichiarazione rilasciata ad uno dei soggetti legittimati alla  ricezione.

Ogni P.A. quindi deve dotarsi del Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C.), che riprende le linee guida del Piano Nazionale Anticorruzione.

Questo strumento permette alle singole P.A. di avviare una strategia di prevenzione della corruzione, attraverso l’analisi dell’organizzazione e delle sue regole di funzionamento.

La P.A. individua il rischio di esposizione al fenomeno corruttivo per individuare ed attivare azione ponderate e coerenti tra loro capaci di ridurre la possibilità di comportamenti corrotti.

Tale azione deve essere indirizzata prioritariamente alla struttura dei controlli ed alle c.d. aree a rischio attraverso una valutazione probabilistica della rischiosità e l’adozione di un sistema di gestione del rischio.

Le P.A. hanno l’obbligo di formare e diffondere le buone pratiche attraverso seminari, sensibilizzando i dipendenti pubblici sul valore positivo della segnalazione di illecito, informandolo sulle tutele che la legge gli riserva, diffondendo i rispettivi moduli.

La P.A. ha il compito di realizzare delle interviste a campione per valutare la percezione da parte dei dipendenti del rischio corruzione e del valore dell’integrità; di adottare adeguate misure che consentano la rotazione del personale dirigenziale e del personale con funzioni di responsabilità operanti nelle aree a rischio corruzione (aree catalogate dalla P.A. a rischio corruzione).

Ogni azienda pubblica individuerà quindi un dirigente responsabile della Trasparenza – Anticorruzione.

NurseTimes si impegna a diffondere la cultura della TRASPARENZA e dell’ANTICORRUZIONE, invita tutti i dipendenti pubblici a SEGNALARE al proprio ufficio preposto ogni  situazione di illecito di cui siete venuti a conoscenza.

Allo stesso tempo invitiamo le aziende a diffondere tra i dipendenti le modalità di accesso alle procedure di anticorruzione, informandoli attraverso campagne di sensibilizzazione sull’utilizzo e sull’utilità degli uffici dedicati alla Trasparenza e Anticorruzione.

In allegato:

 

Giuseppe Papagni

 

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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