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A Grosseto nasce l’infermiere paramedico in farmacia che cura l’igiene e pulizia a domicilio

A nostro avviso la notizia, così come è stata trattata da alcuni organi di informazione, tende a creare confusione su questa “nuova” figura.

Su alcuni organi di informazione toscani sono apparsi articoli relativi alla nuova figura, che poi tanto nuova non è, dell’infermiere in farmacia e a domicilio per la città di Grosseto. Con titoli roboanti viene annunciata il nuovo servizio a disposizione dei cittadini. In realtà si tratta di una novità solo perché il servizio non era disponibile fino a pochi giorni fa.

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“In prima fila da sempre per rispondere alle complesse esigenza dell’utenza, le Farmacie Comunali Riunite confermano di essere un attore determinante a supporto del sociale e a beneficio del cittadino”, dichiara con entusiasmo Leonardo Lazzerini, presidente delle Farmacie Comunali Riunite. Gli articoli descrivono poi le prestazioni offerte dall’infermiere: “Si va dalle semplice prestazioni paramediche (come la misurazione della pressione, la somministrazione del collirio) alle classiche medicazioni, passando per terapie infusionali, prelievi, fino ad arrivare all’assistenza infermieristica vera e propria (cura del paziente allettato, assistenza alla nutrizione con sonda gastrica, igiene e pulizia), che spaziano, per tipologie di trattamento, dall’assistenza base a quella complessa, come ad esempio l’assistenza ai pazienti con drenaggi, cateteri, sonde e stomie”.

L’estensore dell’articolo/comunicato probabilmente un farmacista commette una serie di imprecisioni.
Precisiamo subito, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che l’infermiere non è paramedico, non lo è mai stato: lo si evince da una serie di leggi dello Stato, che ne decretano anche l’autonomia professionale.
Ma andiamo avanti. “Cura del paziente… igiene e pulizia”. È evidentemente che c’è una grossa confusione di ruoli, di competenze, e si trasferisce ai lettori un messaggio sbagliato, oltre che lesivo per la professione infermieristica.

Ma non finisce qui. In uno degli articoli si legge: “L’ambulatorio infermieristico di una farmacia dei servizi è un luogo assolutamente peculiare – afferma la dottoressa Simona Laing, direttrice dell’azienda Fcr –, dove l’infermiere rappresenta il front office della farmacia stessa e dove risulta vincente l’integrazione con la figura del farmacista. L’infermiere, in questo contesto, può essere riconoscibile e riconosciuto, divenendo così, di fatto, un punto di riferimento per la popolazione e contestualmente un servizio che si integra perfettamente con i bisogni individuati dai medici di medicina generale e Asl”.

Il messaggio che passa, a nostro avviso, è ambiguo, e lascia alcuni dubbi che andrebbero chiariti.

L’infermiere dovrà rispondere ai bisogni dei cittadini o dei medici di medicina generale e Asl?

Con il Decreto Rilancio n. 34/2020, convertito in legge il 17 luglio 2020, vista l’esperienza devastante del Covid, nasce l’infermiere di famiglia/comunità. Forse sarebbe bastato far conoscere ai cittadini questa importante opportunità: un professionista autonomo che si affianca ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, individuando i bisogni di salute dei cittadini e agendo sul territorio.

Un servizio che parte “in via sperimentale”, ma che rischia di naufragare in questa calda estate.

Redazione Nurse Times

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