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Giornata nazionale del personale sanitario: tre anni esatti dall’inizio dell’epidemia di Covid in Italia

il 20 febbraio 2020, a Codogno, fu scoperto il paziente uno.

Si celebra oggi la terza Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato. Una data simbolica, in ricordo del giorno in cui a Codogno, il 20 febbraio 2020, fu scoperto il paziente uno, certificando l’inizio dell’epidemia di Covid-19 in Italia.

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Tre anni esatti da allora, alla Pontificia Università San Tommaso D’Aquino di Roma, la cerimonia che ha come slogan “Insieme per garantire la salute di tutti”, e che vede la partecipazione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, e del vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino. Alcuni luoghi simbolo della pandemia, da Vo’ Euganeo a Codogno, saranno visitati dal presidente nazionale della Croce Rossa, Rosario Valastro.

Promossa dal regista Ferzan Ozpetek e dal paroliere Mogol, la giornata è stata istituita con la Legge 13 novembre 2020 “per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus”. Drammatico il bilancio, con 500 decessi nella prima e nella seconda fase tra i professionisti sociosanitari, mentre i contagi proseguono negli ultimi mesi al ritmo di 5-8mila ogni 30 giorni, raggiungendo, tra infezioni e reinfezioni, quota 474mila, pur senza più registrare, dopo l’arrivo dei vaccini, casi gravissimi e decessi.

Quest’anno le 11 federazioni e consigli nazionali degli Ordini delle professioni sociosanitarie, che rappresentano oltre 1,5 milioni di professionisti tra medici e odontoiatri, infermieri, farmacisti, veterinari, fisioterapisti, psicologi, biologi, assistenti sociali, hanno deciso di celebrare insieme questa giornata. “Le professioni sociosanitarie – affermano i rappresentanti delle Federazioni e dei Consigli – sono da sempre accanto a chi soffre e ha bisogno del loro aiuto. Anche nelle fasi più dure della pandemia, quando non c’erano ancora i vaccini e mancavano spesso anche i dispositivi di protezione individuale, l’assistenza non è mai venuta meno”.

Redazione Nurse Times

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