Gimbe: nasce l’osservatorio mondiale sulle evidenze scientifiche per il futuro della ricerca e della sanità

L’obiettivo è monitorare pubblicazione, implementazione e impatto degli standard internazionali realizzati per ottimizzare produzione, sintesi e trasferimento delle evidenze scientifiche alla pratica professionale, alle politiche sanitarie e alle scelte dei pazienti

Per una ricerca realmente finalizzata a migliorare la salute delle persone e la sostenibilità dei sistemi sanitari, la Fondazione Gimbe ha lanciato il progetto “Globee”

L’obiettivo è monitorare pubblicazione, implementazione e impatto degli standard internazionali realizzati per ottimizzare produzione, sintesi e trasferimento delle evidenze scientifiche alla pratica professionale, alle politiche sanitarie e alle scelte dei pazienti.

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11 novembre 2019 – Fondazione GIMBE, Bologna. La 9a edizione della International Conference for Evidence-based Healthcare Teachers and Developers, (Taormina, 6-9 novembre 2019) organizzata dalla Fondazione GIMBE, ha riunito in Italia oltre 200 tra i massimi esperti mondiali provenienti da 33 paesi di tutti i continenti per discutere delle sfide che deve affrontare l’ecosistema delle evidenze scientifiche.

«Analogamente agli ecosistemi presenti in natura – ha esordito Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE l’ecosistema delle evidenze scientifiche è influenzato da tre componenti: gli esseri viventi, ovvero gli innumerevoli attori della sanità e della ricerca con le loro competizioni, collaborazioni e conflitti di interesse; i fattori ambientali, ossia le determinanti sociali, culturali economiche e politiche; la componente non vivente, ovvero le evidenze scientifiche attraverso i processi di produzione, sintesi e trasferimento alle decisioni professionali e di politica sanitaria e alle scelte di cittadini e pazienti».

«Al di là dei sofismi metodologici – ha ribadito il Presidente – il fine ultimo dell’evidence-based healthcare (EBHC) consiste nel migliorare la salute delle popolazioni, la sostenibilità dei servizi sanitari e le esperienze dei pazienti, integrando a tutti i livelli le migliori evidenze scientifiche nelle decisioni che riguardano la salute delle persone. Purtroppo, la produzione, la sintesi e il trasferimento delle evidenze scientifiche, i tre pilastri che reggono l’intero ecosistema, sono “erosi” da molteplici criticità e le loro interazioni non sono ben armonizzate».

Cartabellotta, oltre a rilevare gli interessi commerciali che condizionano la ricerca, ha analizzato le criticità che oggi mettono in crisi l’intero movimento dell’EBHC:

  • Produzione delle evidenze. Dalle innumerevoli aree di incertezza dove gli studi mancano o sono di scarsa qualità e/o conflittuali agli sprechi nella conduzione e pubblicazione della ricerca, classificati in 5 aree: definizione delle priorità; disegno, conduzione e analisi; regolamentazione e gestione; accessibilità; completezza e usabilità.
  • Sintesi delle evidenze. Dalla proliferazione “epidemica” di inutili revisioni sistematiche prodotte solo per aumentare il numero di pubblicazioni, a linee guida metodologicamente inadeguate, spesso duplicate sulle stesse patologie/condizioni e incapaci di prendere in considerazione la multi-morbidità.
  • Trasferimento delle evidenze. I consistenti gap tra le migliori evidenze disponibili e pratica professionale, politiche sanitarie e scelte dei pazienti condizionano negativamente la sostenibilità dei servizi sanitari, lo stato di salute delle popolazioni e le esperienze dei pazienti. Infatti, ingenti risorse vengono sprecate per sovra-utilizzo di interventi sanitari (farmaci, test diagnostici, dispositivi) inefficaci e inappropriati, sotto-utilizzo di quelli efficaci e appropriati e inadeguato coordinamento dell’assistenza, in particolare tra ospedale e cure primarie, determinando esiti di salute non ottimali e esperienze negative dei pazienti.

«Se è vero che negli ultimi 20 anni – ha spiegato Cartabellotta la letteratura metodologica internazionale ha prodotto numerosi standard e strumenti per migliorare i processi di produzione, sintesi e implementazione delle evidenze, la loro qualità è molto variabile e non si conosce il loro impatto reale. Ma soprattutto, manca una visione globale sull’ecosistema delle evidenze scientifiche».

Ecco perché la Fondazione GIMBE ha lanciato il progetto GLOBEE (GLobal OBservatory on Ecosystem of Evidence), un osservatorio mondiale in cui saranno coinvolte tutte le organizzazioni internazionali impegnate nel migliorare i tre pilastri dell’ecosistema delle evidenze scientifiche «con l’obiettivo – ha spiegato il Presidente – di rilevare i bisogni, tracciare la pubblicazione e monitorare implementazione e impatto di tutti gli standard internazionali finalizzati a migliorare produzione, sintesi e trasferimento delle evidenze».

«I più autorevoli esperti mondiali nel campo dell’EBHC – conclude Cartabellotta – hanno espresso grande entusiasmo e massima disponibilità a collaborare con la Fondazione GIMBE per il lancio di GLOBEE. E soprattutto hanno condiviso che, in un momento caratterizzato dalla crisi dell’EBHC è indifferibile sia orientare al miglioramento della salute pubblica i processi di produzione e sintesi della ricerca, sia favorire un adeguato trasferimento delle migliori evidenze alla pratica professionale, alle politiche sanitarie ed alle decisioni di cittadini e pazienti».

La Fondazione GIMBE invita a manifestare il proprio interesse ad essere coinvolti nel progetto a: www.globee.online.

Redazione Nurse Times

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