FIRENZE – La popolazione italiana invecchia e, di fatto, allunga l’aspettativa di vita, ma deve fare i conti con un servizio sanitario che non tiene il passo. Anzi di questo passo, è il caso di dire, si rischia di veder scomparire il servizio sanitario nazionale. Scenario futuristico ma non impossibile, illustrato nella giornata d’apertura del “Forum della sostenibilità e opportunità del settore della salute” ospitato nella stazione Leopolda di Firenze.
Numeri portati all’attenzione del pubblico da Nino Cartabellotta, presidente e direttore scientifico della Fondazione Gimbe con risultati sullo stato di salute della sanità che obbliga a più di una riflessione: gli sprechi per sovra utilizzo, frodi o abusi e acquisti di materiale sanitario a costi eccessivi (c’à disparità tra Regioni n.d.r.), incide per il 53 per cento negli sprechi. Razionalizzare è la parola d’ordine, anche se, come ha spiegato Cartabellotta, è una scelta strettamente politica.
Che, chiamata in causa, ha offerto la propria chiave di lettura. E’ stata la senatrice Emilia Grazia Di Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità a Palazzo Madama, ad ammonire: “Noi possiamo aumentare a dismisura il fondo nazionale per la sanità, ma se si lavora male i soldi non basteranno mai”.
Per questo, aggiunge la Di Biase “serve una innovazione organizzativa, sostenendo l’integrazione socio-sanitaria, ma anche una maggiore collaborazione tra le Regioni (anche questa sarebbe innovazione) per eliminare il fenomeno del turismo sanitario”.
E. a giudizio della presidente della Commissione sanità del Senato, “serve un’innovazione per il tavolo della farmaceutica, perché le risorse potrebbero essere dimezzate con la prossima legge di stabilità, da due a un milione di euro”.
Il grido d’allarme sulla tenuta del Servizio sanitario nazionale è prolungato: “Se non si aumenta il personale – ammonisce la Di Biase – si rinnovano i contratti e si pone fine al turn over, non c’è Servizio sanitario nazionale che regga”. Eppure, come ha spiegato Carla Collicelli, advisor scientifico della Fondazione Censis, cresce il numero di italiani che rinuncia agli esami diagnostici o specialistici per difficoltà economiche, così come aumentato quelli che si rivolgono alla sanità privata. La lotta per garantire le cure a tutti, è appena cominciata.
Salvatore Petrarolo
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