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Ferie estive: il picco del relax e benessere arriva quando stai rientrando. Lo studio

Qualsiasi occasione è buona per sfuggire dalla routine quotidianaper ritagliarsi giorni di totale riposo, rilassamento e svago. 

Il quadro che l’osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano ha tracciato alla fine dell’estate dimostra un’Italia del lavoro logorata nonostante le ferie: è stato constatato, infatti, che soltanto il 9% dei lavoratori italiani sta bene sul lavoro fisicamente, emotivamente e socialmente al rientro dalle ferie estive, come da loro dichiarato.

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In sostanza, se i soggetti hanno staccato la spina durante l’estate, tuttavia non riescono a recuperare le energie in toto, anzi hanno dichiarato di stare peggio con l’inizio del nuovo anno.

Anche dopo i giorni di riposo estivi, infatti, lo stesso campione ha rivelato di avere la sensazione di essere sempre di fretta, di aver avuto almeno un episodio di conflittualità sui luoghi di lavoro e di aver vissuto almeno un episodio di ansia o di malessere emotivo tale da richiedere almeno un giorno di assenza da lavoro.

Un quadro che la scienza ha cercato di spiegare

Il picco del relax e del benessere non arriva subito ma aumenta rapidamente già dall’inizio della vacanza, per poi raggiungere l’apice otto giorni dopo la partenza.

Tale teoria è frutto di una ricerca della RadboudUniversiteit Nijmegen, nei Paesi Bassi.

Questo studio si basa sulla valutazione delle condizioni psicofisiche di un campione di vacanzieri presi in vari momenti – prima della partenza, al rientro e durante la vacanza – tramite colloqui telefonici. In questo lavoro, inoltre, sono stati considerati 5 fattori: affaticamento, soddisfazione, umore, tensione ed energia. I risultati hanno confermato che in vacanza, naturalmente, si è più felici rispetto a chi rimane a casa, ma questo svantaggio iniziale – con il passare del tempo – si riduce notevolmente.

Gli effetti benefici delle ferie, infatti, svaniscono una volta tornati, indipendentemente dalla durata della vacanza.

È quanto emerge da un’altra ricerca olandese dell’Erasmus University: in questo caso sono state analizzate le risposte che 974 vacanzieri e 556 non vacanzieri hanno dato alle domande sulla felicità.

La conclusione è che, al ritorno, i primi non erano più felici dei secondi.

Il benessere post-rientro si fa sentire soprattutto in chi ha trascorso un soggiorno molto rilassante e dura al massimo due settimane. Chi parte, però, ha un altro vantaggio: il suo livello di felicità inizia a crescere già nell’attesa e nell’organizzazione del viaggio, anche mesi prima della partenza.

Una spiegazione, tuttavia, che si mostra esaustiva per metà.

I dati sopra presentati sono preoccupanti e dimostrano come la consapevolezza di un burnout dilagante sia il primo elemento per far ripartire i lavoratori con una marcia in più.

La motivazione è un elemento essenziale per garantire performance di qualità oltre che la valorizzazione della persona che, come afferma il teorico del management Crosby, è l’investimento strategico migliore che genera profitto.

Costruire comitati etici in più ambiti che concentrino la propria attenzione sulla gestione dei casi di burnout e avviare un più alto numero di centri di ricerca del disagio psicofisico possono essere un ottimo punto di partenza per prevenire l’aggravamento di un fenomeno ormai senza precedenti e aggravato ulteriormente negli ultimi anni.

Questi interventi potrebbero notevolmente migliorare le condizioni del lavoro, ridurre l’assenteismo da ansia e malessere emotivo, migliorare il bilancio economico delle aziende presso cui i dipendenti prestano la loro attività ed eliminare la dispersione lavorativa per problemi di natura emotiva.

L’American Psychological Association a tal fine ha creato 3regole d’oro da seguire:

  • Lasciare la libertà ai dipendenti di decidere dove, come e quando lavorare: la flessibilità lavorativa può variare molto da azienda ad azienda. Occorre allora avere fiducia verso i lavoratori e al contempo conquistare al loro fiducia;
  • Sviluppare policy per supportare la salute mentale: creare programmi che incentivino il benessere sui luoghi di lavoro per una soddisfacente vita lavorativa;
  • Diversità e inclusione: circondarsi di tutti intorno alla tavola rotonda e dare la possibilità a tutti di parlare liberamente devono essere un must per un’azienda che si affida ai suoi dipendenti.

Oggi, infine, numerose aziende si stanno affidando al coaching online per promuovere il benessere dei dipendenti rientranti dalle ferie. Questo determinerebbe una maggiore consapevolezza di ripresa dei ritmi lavorativi dopo un lungo periodo di pausa, una maggiore produttività e un miglioramento delle performance e delle assenze. Tornare felici dalle ferie si può, basta solo prepararsi al gran rientro.

Anna Arnone

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Redazione Nurse Times

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