“Fabrizio Frizzi è stato il mio angelo in terra”

Parla Valeria Favorito, la ragazza salvata dal popolare conduttore con una donazione di midollo osseo.

Tante persone, domenica scorsa, hanno gremito la chiesa di Viconovo (Ferrara) per ascoltare la testimonianza di Valeria Favorito, 29enne veronese che da bambina ha ricevuto una donazione di midollo osseo dal popolare presentatore tv Fabrizio Frizzi. Il commovente racconto della giovane è stato accompagnato dagli interventi dei vertici locali di Avis e Admo, che hanno sottolineato l’importanza della donazione per dare una possibilità di vita a tantissime persone che, purtroppo, sono “ad un passo dal cielo”.

E Ad un passo dal cielo è proprio il titolo del libro scritto alcuni anni fa da Valeria per raccontare a tutti la sua storia di rivincita nei confronti della malattia che l’ha colpita quando era ancora bambina e che l’ha portata a conoscere il suo “angelo sulla terra”, ovvero Fabrizio Frizzi. I suoi primi undici anni di vita sono quelli di una normale bambina piena di gioia e spensieratezza. Poi, all’improvviso, i primi sintomi della malattia.

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Lei racconta così ciò che le è accaduto:“Era l’inizio di settembre del 1999. Ero euforica perché di lì a poco avrei iniziato la prima media, ma sentivo che nel mio corpo c’era qualcosa che non andava. Iniziai a vomitare tutte le mattine, i dottori dicevano che era gastrite nervosa; poi a magiare poco e a sentirmi sempre più affaticata, tanto da non reggermi più in piedi. A inizio novembre la terribile diagnosi: leucemia mieloide acuta. I medici dissero ai miei genitori che non c’era più nulla da fare”.

L’unica speranza era quella di trovare un donatore di midollo osseo compatibile attraverso il Registro internazionale. “Ma a quel tempo – continua Valeria – c’era molta meno sensibilità rispetto a oggi. Poche erano infatti le persone iscritte al Registro. Un giorno arrivò la notizia che ne era stato trovato uno compatibile con me, ma occorreva fare in fretta perché le forze mi stavano lasciando. Il trapianto avvenne domenica 21 maggio 2000”.

Quindi la scoperta dell’identità del donatore: “Di lui si sapeva solo che era uomo, romano e aveva 42 anni. Pochi giorni dopo, durante una trasmissione tivù, fu detto che Fabrizio Frizzi aveva donato il midollo per salvare una persona. Ero sicura, così come i miei genitori, di essere io quella persona. Nel 2006, dopo essere guarita, seppi che Fabrizio era a Verona per una partita benefica allo stadio e decisi che quello era il momento giusto per ringraziarlo. Non fu facile poter entrare in campo a fine gara, ma con la complicità di un cassiere ce la feci. Il momento in cui lo vidi fu davvero il più bello della mia vita. Era il mio angelo in terra

.

Da allora Fabrizio divenne di famiglia a casa Favorito, una sorta di fratello maggiore per Valeria: “Da quel momento ho iniziato a portare la mia testimonianza nelle scuole e a pensare di scrivere il libro per raccontare la mia storia. Volevo che arrivasse a toccare il cuore di tante persone, nella convinzione che donare sia davvero il più grande atto che possiamo fare per volerci bene”.

Tra i banchi della chiesa c’era anche chi si è trovato dall’altra parte, ovvero nel ruolo di donatore. Parliamo di Barbara Malinverni, ferrarese, che nel 2005, con la sua donazione di midollo, ha salvato una bambina di appena due anni. La testimonianza della ragazza veronese ha commosso l’intera platea. Compreso chi ogni giorno ha a che fare con storie simili, come i volontari di Admo e Avis. “Valeria rappresenta le migliaia di pazienti bambini e ragazzi che hanno potuto continuare a vivere grazie all’immensa generosità di un donatore – sottolinea Maria Teresa Grappa, responsabile Admo Ferrara –. Dobbiamo aiutarci, poiché la compatibilità è molto rara: il rapporto è di uno su 100mila”.

La stessa commozione si percepisce anche nelle parole di Davide Brugnati, presidente provinciale Avis. “Se nessuno donasse più il sangue, sarebbe un disastro per la nostra società, poiché molti degli interventi chirurgici o delle terapie che si fanno normalmente non si potrebbero più fare. Occorre l’aiuto di tutti”.

Fonte: www.estense.com

 

Redazione Nurse Times

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