«Ci stanno contattando colleghi da tutta Italia per costituire nuclei regionali che noi coordineremo, dando vita a un’unica voce infermieristica nel campo dell’emergenza territoriale». Lo aveva annunciato in una recente intervista da noi realizzata, Roberto Romano, presidente e fondatore della Siiet (Società italiana infermieri emergenza territoriale).
Ebbene, un nucleo regionale è appena nato in Emilia Romagna, come conferma il referente Fabrizio Mazza (foto): «Abbiamo visto la luce nello scorso weekend e annoveriamo già un centinaio di iscritti. Naturalmente siamo ancora in fase di rodaggio, ma contiamo di organizzarci in fretta per rendere omogeneo un quadro regionale molto variegato, garantendo una rappresentanza unitaria ai tantissimi infermieri del 118 presenti in Emilia Romagna».
Idee chiare, dunque, al servizio di obiettivi ambiziosi: «Stiamo già cercando di relazionarci con le istituzioni regionali, con gli Ordini provinciali degli infermieri, ma anche con gli organismi rappresentativi di altre professionalità in ambito sanitario, quelle con cui lavoriamo quotidianamente a stretto contatto. Senza dimenticare i comuni cittadini, ai quali vogliamo spiegare chi siamo e cosa facciamo. Il tutto nell’ottica di un confronto costruttivo, necessario per la crescita collettiva».
Già, crescita. È questa la parola chiave quando si parla di Siiet. Crescita dell’associazione, che sta muovendo i primi passi, ma anche crescita di chi ne fa parte, che non può smettere di incrementare la propria efficienza: «Gli infermieri dell’emergenza territoriale garantiscono già oggi competenze e responsabilità elevate. Quelli dell’Emilia Romagna, dove il 118 è nato, sono professionisti a tutto tondo, motivati e sempre sul pezzo. Noi vogliamo che la loro preparazione resti al passo coi tempi. Perché la tempestività dell’intervento è importante, ma altrettanto importante è la sua qualità».
A tal fine si punterà molto sulla formazione: «Esatto. Le nostre competenze devono diventare sempre più avanzate. Fare formazione ci permetterà di integrare un titolo di studio che, da solo, serve a poco. Abbiamo una base storica e un presente di tutto rispetto, ma dobbiamo guardare al futuro».
Redazione Nurse Times
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