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Ebola, con il vaccino sviluppato in Italia si ottiene l’immunità per 10 mesi

Fonte: repubblica.it

E’ stato creato e testato sulle scimmie il primo vaccino efficace più a lungo nel tempo contro il virus Ebola.

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Sviluppato nei laboratori dell’Irbm Science Park di Pomezia, vicino Roma, il vaccino è frutto del lavoro di un team internazionale di ricercatori italiani e americani, tra cui Riccardo Cortese, e si è mostrato in grado di proteggere per almeno 10 mesi dei macachi dal ceppo Zaire del virus (quello responsabile dell’attuale epidemia in Africa occidentale), mentre fino ad ora si era riusciti per poco più di un mese.

I dettagli della ricerca sono spiegati sulla rivista Nature medicine. Questa protezione immunitaria di lunga durata è stata indotta nei macachi, usando un vaccino basato sul ChAd3, un adenovirus (che negli uomini causa raffreddori e congiuntiviti) derivato dagli scimpanzè. Questo è l’approccio che si è rivelato più efficace, spiega lo studio, e già con una singola dose di vaccino Chad3 si offre una protezione completa nel breve periodo, e parziale per il lungo periodo. E’ il primo regime vaccinale ad offrire protezione dal virus per 10 mesi pieni dalla sua somministrazione. L’inizio della prima fase di sperimentazione sull’uomo è già stato annunciato e questo è uno dei due vaccini su cui l’Organizzazione mondiale della sanità ripone più speranze al momento per combattere l’epidemia di Ebola.
Dietro il vaccino che la GlaxoSmithKline sperimenterà nelle prossime settimane, c’è quindi una piccola azienda biotecnologica nata nel 2007 da una costola della Merck e con salde radici italiane. E’ Okairos, acquistata lo scorso anno dalla multinazionale britannica Gsk per 250 milioni. La sede principale è a Basilea, mentre i laboratori restano in Italia, anzi, nel Sud: a Napoli e Pomezia, presso l’Irbm Science Park. E il Sud traspare anche dal deciso accento napoletano di Cortese, che si esprime in modo diretto e non nasconde la soddisfazione per i risultati ottenuti, nonostante le difficoltà incontrate in Italia alla partenza.

La scommessa di Okairos, infatti, è arrivata per Cortese dopo aver a lungo lavorato ai vertici del settore in Germania, dove ha formato l’Unità di espressione genica al Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) di Heidelberg, e in Italia, dove è stato il fondatore e capo dell’Istituto di ricerche di biologia molecolare (Irbm) di Pomezia, che in seguito divenne una filiale di Merck Inc.  “A un certo punto della mia vita – ha spiegato – mi sono sentito maturo per fare altro, per scommettere su un progetto veramente innovativo. L’idea è nata dalla convinzione che fosse necessaria una strategia differente per trovare vaccini contro malattie ‘dimenticate’ o per le quali non c’erano terapie efficaci “. Insieme ad altri, tra cui Alfredo Nicosia, oggi chief scientific officer di Okairos, è cominciata l’avventura della piccola company.

Ma dopo aver bussato a molte porte in Italia, sono riusciti solo in Svizzera a trovare “investitori decisi a puntare su un’idea che era ancora tutta da provare”. Dopo i soldi è arrivata anche la piattaforma tecnologica che ha fatto la fortuna del gruppo. “Un sistema flessibile – spiega Cortese – che permette di lavorare su diversi vaccini. Abbiamo cercato di sviluppare soprattutto quelli su cui gli altri non lavoravano. Come il vaccino contro Ebola, che ci è sembrato da subito la sfida giusta. Ci abbiamo lavorato oltre 5 anni prima di cominciare i test negli Usa, in collaborazione con i National Institutes of Health. E allo scoppio dell’epidemia il nostro vaccino – (Chad3Ebola-Zaire) oggi di proprietà di Gsk – era quello in fase più avanzata al mondo”.

I laboratori di Pomezia, dove tutto è nato, sono ancora gli unici in grado di produrre le dosi necessarie per la sperimentazione. E così Okairos, in joint venture con Irbm, procederà su indicazione di Gsk, alla preparazioni di tutti i lotti necessari, circa 10 mila dosi, sia per le sperimentazioni in Usa e Gb sia per l’eventuale uso in Africa.

Redazione Nurse Times

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