Io, Dottoressa in Infermieristica, faccio il bucato e pulisco il refettorio in RSA coordinata da un Oss

La profonda crisi che affligge la professione infermieristica è riscontrabile quotidianamente in molte realtà lavorative. Di seguito riporteremo la storia di M. L., Infermiera laureatasi in età adulta con la speranza di poter migliorare la propria condizione lavorativa.

La profonda crisi che affligge la professione infermieristica è riscontrabile quotidianamente in molte realtà lavorative. Di seguito riporteremo la storia di M. L., Infermiera laureatasi in età adulta con la speranza di poter migliorare la propria condizione lavorativa.

 

M.L. dopo aver concluso gli studi ha iniziato la tristemente nota trafila della spedizione dei curricula ad ogni struttura possibile ed immaginabile e a tutti quegli annunci strampalati che ricercano indistintamente figure di segretaria-oss-badante-infermiera-factotum. Dopo sei mesi viene assunta con un contratto rinnovabile ogni due mesi da una RSA emiliana.

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M.L. si è rivolta alla redazione di Nurse Times chiedendo se fosse lecito richiedere all’infermiere di compiere attività di lavanderia, apparecchiatura e sparecchiatura del refettorio, come regolarmente accade nella struttura nella quale lavora.

M.L. riferisce che di giorno le attività infermieristiche non contemplino il demansionamento, anche se i carichi di lavoro siano abnormi.

“Opero come unica Infermiera in struttura dovendo assistere 80 malati”.

M.L. è coordinata quotidianamente da una R.A.A., ovvero una Responsabile delle Attività Assistenziali (VEDI).

Questa figura, nata recentemente in alcune regioni italiane dovrebbe essere responsabile della sola direzione del personale ausiliario e socio-sanitario ma, come riscontrato nelle prove agli atti, si occupa di coordinare anche gli Infermieri prendendo parte al giro-visita con il medico, fornendo indicazioni su eventuali modifiche terapeutiche ed indicando agli infermieri come somministrare correttamente i farmaci.

La R.A.A. (signora di una certa età con qualifica di Operatrice Socio Sanitaria) organizza anche il lavoro dell’intera équipe disponendo chi abbia la responsabilità di svolgere determinate attività senza avere alcuna conoscenza in merito alla figura dell’Infermiere.

Ed ecco che di conseguenza, nel piano di lavoro tramandato in forma orale, l’infermiere di notte sia interscambiabile con l’operatore socio sanitario che a sua volta potrebbe somministrare autonomamente la terapia al bisogno in assenza dell’infermiere.

Ma il peggio deve ancora venire. Infatti come emerso, a seconda della programmazione notturna, è possibile avere turni con soli infermieri, turni con infermieri e oss o turni con soli oss.

Le mansioni domestico-alberghiere pianificate dalla responsabile devono comunque essere svolte, indipendentemente dal personale presente nel turno di notte. Ed ecco che l’infermiere è obbligato a fare il bucato, a piegare abiti e lenzuola, a stirare e a caricare e scaricare le lavatrici.

Buona parte del turno di notte viene di fatto trascorso in lavanderia, ma ovviamente è necessario svolgere anche ulteriori mansioni: dopo aver terminato di lavare gli indumenti sporchi, l’infermiere deve occuparsi del refettorio.

Qui, il dottore in infermieristica, (come riportato sulla divisa di ogni infermiere) si occuperà di rimuovere tovaglie e posate sporche predisponendo la sala per la colazione. Tutto deve brillare, l’argenteria deve essere sistemate secondo procedura: forchetta a sinistra, coltello e cucchiaio a destra.

Ogni tavolo deve avere il proprio vaso di fiori e il tovagliolo piegato. Guai a tralasciare qualche particolare per non suscitare l’ira della Responsabile.

“In questa struttura ho imparato cosa sia il lavoro in équipe. Quando ho visto sulla divisa il titolo di «dottoressa in Infermieristica» speravo di poter avere finalmente il giusto riconoscimento sul lavoro, ma dopo aver fatto il primo turno di notte, mi è crollato il mondo addosso.”

M.L. ha un contratto a tempo determinato che viene rinnovato ogni due mesi, pertanto non può permettersi di sgarrare, altrimenti perderebbe il lavoro.

Non può permettersi neanche di esporsi troppo, pertanto ha richiesto l’assoluto anonimato e l’assistenza dell’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico, nel tentativo di porre fine a questa mostruosa situazione.

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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