Dislessia: questione di ritmo?

Uno studio tutto italiano ha individuato la possibile origine del disturbo.

La dislessia deriverebbe dalla difficoltà di elaborare il ritmo che permette una sfasatura tra sguardo e voce. È quanto emerge dallo studio “Timing anticipation in adults and children with Developmental Dyslexia: evidence of an inefficient mechanism”, pubblicato su Scientific Reports e realizzato da un gruppo di ricerca tutto italiano. Il gruppo di lavoro è coordinato dai professori Maria Teresa Guasti e Natale Stucchi, dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con le dottoresse Daniela Sarti ed Elisa Granocchio, della Fondazione Irccs Istituto Neurologico “Carlo Besta” – UOC Neurologia dello sviluppo, e con la dottoressa Elena Pagliarini, ora ricercatrice all’Università di Padova.

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Il ritmo, che troviamo nel linguaggio così come nella musica, permette di estrarre regolarità e di usare queste regolarità per prepararci a un evento (sonoro) nel futuro immediato per anticipare eventi (sonori) futuri mentre stiamo ancora elaborando un evento presente. In altre parole, il ritmo permette una sfasatura tra quello che stiamo dicendo e quello che stiamo guardando: mentre si suona un tasto del pianoforte, le dita sono già preparate per il successivo. Allo stesso modo, per leggere dobbiamo essere sfasati: mentre pronunciamo una parola stiamo già guardando la parola successiva. Solo in questo modo possiamo leggere in modo fluente.

I ricercatori hanno dimostrato che le persone con dislessia hanno difficoltà a leggere fluentemente perché presentano minori capacità di anticipazione e ritmo. L’ipotesi avanzata da questo studio permetterebbe anche di capire perché un allenamento ritmico o una pratica musicale possono essere d’aiuto per le persone con dislessia: allenano la capacità di anticipare il futuro e la sfasatura tra voce e sguardo su cui si basa una lettura fluente.

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