Dall’incontro con Wojtyla alla missione in Congo: l’esempio di un’infermiera monzese

Marisa Serra lavora all’ospedale San Gerardo e, ispirata dalla fede, ha realizzato tante opere di bene nel Paese africano.

Marisa Serra

La sua vita è completamente cambiata dopo quell’incontro con Papa Giovanni Paolo II, che, stringendole le mani, le disse : “Abbi fede, confida nel Signore, perché farà di te una buona e brava missionaria”. Una previsione impegnativa e sconcertante, che ha scosso l’esistenza di Marisa Serra, classe 1958, infermiera al San Gerardo di Monza, che di questo messaggio ha fatto la sua ragione di vita, riuscendo in pochi anni a realizzare scuole, ospedali, dispensari in Congo.

Ha così donato a centinaia di persone il diritto di studiare, curarsi, e ha permesso a tanti giovani di esercitare le professioni di medico e di infermiere nel proprio Paese. Una storia carica di fede, speranza, ma anche e soprattutto di volontà di rimboccarsi le maniche, nella certezza che, pur non indossando l’abito talare, si può essere missionari nel mondo. Il tutto dando vita all’associazione Nostra Signora del Buon Consiglio – Il buon Samaritano, Onlus che Marisa stessa presiede.

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“Ho ricevuto dalla Madonna di Lourdes un dono importante – racconta –. E proprio durante uno dei pellegrinaggi ho incontrato padre Roland, sacerdote missionario del Congo”. A quel punto Marisa ha capito che quelle profetiche parole del Papa si stavano compiendo. Un’esistenza tra l’Italia e l’Africa, a dispensare aiuto e conforto ai malati che ogni giorno assiste nelle corsie dell’ospedale San Gerardo e ai poveri del Congo, dove ogni estate trascorre quelle che sono per lei settimane di intenso lavoro. “Ma anche di grande gioia – precisa –. Dopo il primo viaggio in Congo, ho deciso che dovevo fare qualche cosa di grande”.

Che cosa non le era ancora ben chiaro. Per raggiungere il villaggio doveva viaggiare su una sorta di canoa in mezzo alla foresta, col pericolo di essere assalita da qualche coccodrillo, e poi un’altra mezza giornata a bordo di un pickup su strade dissestate. Ma in pochi anni, grazie alla generosità dei tanti che ha trovato lungo il cammino, ha realizzato davvero grandi imprese. Un impegno che l’anno scorso le è valso anche il Premio Stati Generali delle donne Monza e Brianza 2017 “Per la straordinaria realizzazione di infrastrutture medico-sanitarie e per l’istruzione, in diversi villaggi del Congo, rivolte a mamme e bimbi per lo sviluppo dei villaggi”.

Tanti i lavori svolti in questi anni. Marisa, sempre in prima linea, si è sincerata che tutto andasse per il verso giusto. Attraverso l’associazione sono stati creati un grande complesso scolastico, che parte dall’asilo e arriva al liceo (provvedendo alla preparazione degli studenti anche per l’Università), una casa famiglia, il policlinico con 50 posti letto e una sala operatoria con medici che giungono nel nosocomio per gli stage, tre pozzi, una chiesa che riesce ad accogliere oltre mille fedeli e poi, da poco, è anche arrivata la poltrona dentistica per garantire a bambini e adulti la possibilità di curarsi. Oltre a un minimarket, una farmacia e un’ambulanza fluviale.

Marisa è fiera di quanto ha fatto e, ogni volta che torna in Congo, raccoglie le richieste da esaudire. “Quando sono arrivata nel villaggio per la prima volta c’erano solo tre lebbrosari – racconta –. Non c’era modo di curarsi, gli ammalati venivano riuniti nelle capanne. Le mamme partorivano per terra, i bambini non sopravvivevano o morivano di fame. Non c’erano pozzi, bevevano acqua inquinata”.

Marisa non poteva rimanere immobile di fronte a tanta sofferenza: “Mi sento una persona privilegiata nel poter portare avanti il progetto della mia associazione. Nell’aver realizzato quello che Papa Giovanni Paolo II mi aveva detto. Ho trovato tanta generosità. In questi anni ho spedito tantissimi container, realizzato servizi e infrastrutture. Non avevano neanche il badile per costruirsi la capanna e adesso hanno realizzato importanti opere al servizio di tutta la collettività”.

Ma c’è ancora bisogno di aiuto. Marisa, in estate, partirà per il Congo e ha ancora progetti da realizzare: “Devo finire i banchi delle aule e le divise degli studenti. Il tutto è realizzato nei laboratori presenti nel villaggio. Poi la scuola va imbiancata, vanno terminati i lavori di rubinetteria per i pozzi, così da garantire a un numero sempre maggiore di persone di potersi dissetare con acqua pulita. Vanno installati i pannelli solari per illuminare le aule completamente al buio e va ultimata la biblioteca destinata agli alunni”.

Marisa è certa che la generosità dei monzesi, ma non solo, non si lascerà attendere. Perciò invita tutti a dare una mano al suo progetto e a collegarsi alla pagina Facebook della sua associazione.

Fonte: Quibrianzanews.com

 

Redazione Nurse Times

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