Cuore senza protesi: la nuova frontiera della ricostruzione aortica

Al Maria Cecilia Hospital di Cotignola si opera con la tecnica Ozaki.

Sostituire o ricreare la valvola aortica malata senza applicare protesi artificiali e senza pericolo di rigetto è ora possibile grazie all’innovativa “valvola sartoriale” creata con la tecnica Ozaki, ritagliando “su misura” il pericardio.

Il dottor Alberto Albertini

Sviluppata dal cardiochirurgo giapponese Shigeyuki Ozaki, la tecnica è recentemente approdata in Europa e in Italia. Fra i centri di alta specialità che adoperano la tecnica, il Maria Cecilia Hospital di Cotignola, ospedale di alta specialità, accreditato con il Ssn, di GVM Care & Research, dispone di una delle più importanti unità operative di chirurgia cardio-toraco-vascolare, coordinata dal dottor Alberto Albertini.

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La tecnica Ozaki è una metodica operatoria indicata per i casi di bicuspidia aortica, ovvero quando la valvola presenta solo due cuspidi invece che tre. Una malformazione abbastanza comune, diagnosticata a circa il 3% della popolazione, che non implica necessariamente un difetto di funzionamento dell’apparato, ma può comportare un deterioramento più rapido della valvola malformata rispetto a quella naturale.

Nei giovani, anche in età pediatrica, sono frequenti i casi in cui la valvola aortica è fortemente compromessa dalla malformazione e determina l’insorgenza di patologie associate a un’insufficiente tenuta dei lembi. La riparazione tramite approcci tradizionali si rivela non molto soddisfacente sotto il profilo del risultato clinico. Grazie alla tecnica ricostruttiva Ozaki, l’esito dell’intervento si capovolge a netto beneficio del paziente, soprattutto perché evita il ricorso post-operatorio a terapie anticoagulanti a vita.

L’intervento, della durata di tre ore in anestesia generale, richiede un approccio mininvasivo in ministernotomia: dal paziente stesso viene prelevato parte del tessuto del pericardio, che subisce una purificazione chimica e un processo di stabilizzazione, e dal quale si ricavano le tre cuspidi, seguendo delle “formine” di diversa grandezza, una sorta di “carta modello”. Le cuspidi vengono impiantate sull’anello aortico e, assumendo in pieno la motilità, nel rispetto delle condizioni anatomiche, come le originali, annullano i disturbi causati dalla patologia valvolare.

“Sostituire o riparare una valvola tramite tecnica Ozaki comporta vantaggi innegabili – commenta il Dottor Albertini –: viene evitata la terapia anticoagulante a vita; vi è una maggiore garanzia di durata nel tempo, se paragonata alle protesi biologiche (a distanza di 10-12 anni i riscontri effettuati rimangono positivi); infine, trattandosi di tessuto del paziente, pertanto non estraneo all’organismo, la sostituzione o ricostruzione valvolare non corre il rischio di indurre eventuali reazioni del sistema immunitario”.

Grazie alla tecnica ricostruttiva Ozaki si aprono nuove prospettive di cura che puntano all’efficienza e all’efficacia delle procedure chirurgiche, con l’obiettivo di mettere al centro dei percorsi di riabilitazione il benessere a lungo termine del paziente.

 

Valvola “sartoriale” con tecnica Ozaki

Tessuto del pericardio del paziente.

Pro: non si manifestano problemi immunitari, di flusso; non è necessaria la terapia anticoagulante a vita; il tessuto impiegato è del paziente stesso.

Valvola meccanica

Protesi meccanica, disponibili tecnologie avanzate.

Pro: alta tenuta e durata.

Contro: assunzione a vita della terapia anticoagulante; rischio di crescita di tessuto che ostruisce la valvola.

Valvola biologica

Realizzata in tessuto animale, spesso bovino.

Pro: non richiede farmaci anticoagulanti.

Contro: degenerazione e calcificazione in 10/15 anni.

 

Redazione Nurse Times

 

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