Covid-19:”In Gran Bretagna si rischiano fino a 100.000 casi al giorno”

Le vittime, oltre 200 al giorno, sono ai livelli di inizio marzo, ma la pressione sugli ospedali è ancora considera «sostenibile». Il ministro Javid: «Faremo tutto quello che serve per fermare la pandemia, troppi ancora non sono vaccinati». Gli esperti: vanno reintrodotte misure restrittive


LONDRA — Adesso a Londra cominciano a preoccuparsi. Dopo che i nuovi casi di Covid sono stati visti viaggiare oltre i 40 mila al giorno per più di una settimana e dopo che la cifra dei morti — oltre 200 — ha raggiunto i livelli dei primi di marzo, affiorano vistose crepe nella nonchalance con cui il governo — e l’opinione pubblica — hanno derubricato la pandemia. Nei giorni scorsi i consiglieri scientifici e medici di Boris Johnson hanno sollevato in privato la questione: ma il primo ministro continua ad assicurare che tutto è «sotto controllo». Tuttavia il capo della Confederazione del servizio sanitario nazionale, che rappresenta operatori ed enti della sanità, ha chiesto la reintroduzione con urgenza di misure restrittive per evitare di «precipitare in una crisi». Un appello cui hanno fatto eco numerosi scienziati ed esperti.

Per la prima volta a parlare apertamente di 
una pandemia «tutt’altro che finita», e a evocare un numero di nuovi casi di contagio giornaliero «che potrebbe arrivare a 100 mila» è stato mercoledì il ministro della Salute britannico, Sajid Javid. Che ha escluso, al momento, l’adozione del «Piano B» di cui Johnson aveva parlato alcune settimane fa (e che comporterebbe anzitutto il ritorno all’obbligo di uso delle mascherine al chiuso), ma ha assicurato che il governo «farà tutto il necessario per evitare che il sistema sanitario nazionale torni a collassare». 

Il governo punta tutto, al momento, sulla terza dose di vaccini, la cui distribuzione sta tuttavia andando a rilento: «Nella gara tra il virus e il vaccino siamo in vantaggio», ha detto Javid, «ma il nostro margine si sta riducendo»: e segnali potenzialmente preoccupanti arrivano anche dal fatto che «una nuova variante si sta diffondendo: non c’è ragione di credere che la AY4.2 costituisca una minaccia più grande, ma la prossima variante o quella successiva ancora potrebbero farlo». 

Si moltiplicano pertanto gli appelli ai cittadini a farsi avanti una volta contattati dai centri di vaccinazione.

La realtà è che Johnson e i suoi ministri — fino ad ora — non si sono curati particolarmente del boom dei contagi

, dal momento che il livello dei ricoveri e dei morti resta relativamente basso: gli scenari più pessimistici diffusi a luglio, quando vennero abolite tutte le restrizioni, non si sono verificati. 

Si sa che esiste un numero «segreto» di decessi quotidiani che il governo è disposto ad accettare prima di far scattare l’allarme: pare che sia quota 250 (e ci siamo pericolosamente vicini).

È una questione che viene sollevata apertamente dai commentatori sui giornali
: quale livello di mortalità siamo pronti a tollerare pur di non rinunciare alle nostre libertà? 

È una domanda cui l’opinione pubblica ha già dato implicitamente una risposta: i britannici appaiono ormai assuefatti alla pandemia, quasi anestetizzati, e non ci badano più di tanto (anche perché da mesi il Covid era praticamente scomparso dall’agenda dei media). 

Significativa la vignetta pubblicata oggi sul Guardian: due giovani osservano un enorme coronavirus che attraversa la strada e il ragazzo dice alla ragazza «sono sicuro che riconosco quel tipo ma non mi ricordo più da dove…».

Johnson ha comunque in serbo un piano B, nel caso in cui la situazione dovesse sfuggire di mano: prevede la reintroduzione delle mascherine al chiuso, la raccomandazione a lavorare da casa e forse anche il ricorso al green pass per discoteche e grandi eventi. Ma ciò che viene escluso è il ritorno al distanziamento sociale o a forme di lockdown
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Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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