Puglia

Covid-19. Confusione USCA in Puglia “Gli Infermieri non sono CLONI dei medici”. La nota degli Opi pugliesi

Le USCA in Puglia. Gli Infermieri non sono CLONI dei medici Emiliano e Montanaro fanno coppia nell’isolamento professionale degli Infermieri

Di seguito la nota degli Ordini delle Professioni Infermieristiche di Bari e Barletta Andria Trani

Le USCA in Puglia. Gli Infermieri non sono CLONI dei medici Emiliano e Montanaro fanno coppia nell’isolamento professionale degli Infermieri

L’Istituto Superiore di Sanità, con il rapporto n. 4 del 17 aprile 2020 “Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-CoV-2 in strutture residenziali sociosanitarie”, ha definito gli ambiti di gestione clinica del caso confermato COVID -19 attraverso le cosi dette USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale); precisando, tra l’altro, che le stesse … omissis … si avvalgono della consulenza/collaborazione di infettivologi e di altri specialisti con la presenza garantita di INFERMIERI h24.

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Le indicazioni dell’ISS sono state attuate da quasi tutte le regioni d’Italia. La Puglia, in forte ritardo nella definizione del modello organizzativo delle USCA, ha deciso di istituire formalmente le USCA composte solo da Medici.

Accade che, a seguito della rinuncia dei medici di Continuità Assistenziale, invitati, su base volontaria, ad entrare a far parte delle “USCA”, Emiliano e Montanaro, hanno deciso di “RIPIEGARE” sugli Infermieri; prospettando, dopo colpevole dimenticanza in fase di istituzione delle stesse, come soluzione: la sostituzione del personale medico con personale infermieristico.

RESOCONTO DI UN FALLIMENTO ANNUNCIATO:

  • Secondo le dichiarazioni pubbliche di Emiliano e Montanaro, le (USCA) erano pronte ad entrare in azione su tutto il territorio pugliese già dal 23 aprile 2020.
  • Emiliano il 16 aprile 2020, si è affrettato a ringraziare i medici di medicina generale che dovevano collaborare con lui e Montanaro;
  • nella stessa data Emiliano e Montanaro avevano dichiarato che si trattava di una svolta nell’approccio alla cura della malattia; permettendo il monitoraggio domiciliare dei malati di Covid-19 e del controllo dei loro eventuali conviventi, limitando così le ospedalizzazioni. Ciò sarebbe dovuto accadere grazie all’aiuto e alla disponibilità dei soli medici di medicina generale;
  • Ogni USCA doveva essere composta da ben cinque medici, che si dovevano alternare in due turni giornalieri. Ciascuna USCA doveva espletare almeno otto visite domiciliari al giorno;
  • Le USCA attivate in tutta la Regione dovevano essere ben ottanta ed erano già pronte a partire, come deciso nella riunione del Comitato permanente regionale di Medicina Generale lo scorso 8 aprile 2020. Del C.P.R., fanno parte, oltre ai rappresentanti regionali, tutti i sindacati dei medici di medicina generale. Esclusi gli Infermieri.

Redazione Nurse Times

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