Coronavirus, vaccini in ritardo: infuria la polemica

L’inadempimento di Pfizer nella consegna delle fiale rischia di finire in tribunale.

“È un peccato aver perso così, e non per responsabilità nostra, il vantaggio che avevamo conquistato. Eravamo i primi in Europa”. Questa la considerazione trapelata dal ministero della Salute in merito al ritardo nella forniutura di vaccini anti-Covid annunziato da Pfizer, sebbene il colosso farmaceutico Usa abbia promesso che le consegne torneranno presto a regime.

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E mentre il premier Giuseppe Conte, sulla scorta di quanto fatto anche dall’Unione Europea, ha minacciato di portare in tribunale non solo Pfizer, ma pure AstraZeneca per “per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale”, il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, ha annunciato che oggi si metteranno a punto contro Pfizer una diffida, un esposto ai pm e una richiesta per inadempimento a Bruxelles.

Ma intanto i tagli ai carichi di fiale destinati all’Italia impongono la necessità di riscrivere il piano vaccini. In base a quel documento, ancora pubblicato sui siti istituzionali, nel primo trimestre del 2021 sarebbero dovute arrivare in Italia 28 milioni e 269mila dosi. Un impegno che non sarà rispettato a causa dei problemi di produzione che ha frenato sia Pfizer sia AstraZeneca. Si parla di un taglio del 60%, che a detta del premier Conte significherebbe passare da 8 milioni a 3,4 milioni di dosi. A fine marzo il nostro Paese potrebbe quindi trovarsi a ricevere meno di 14 milioni di dosi (compreso il milione e 300mila di vaccino Moderna), anziché 28. La metà di quanto previsto.

Per capire quanto le sforbiciate di Pfizer abbiano già pesato sulla campagna vaccinale, vanno ricordati alcuni numeri. Attorno all’Epifania si sono toccate punte di 90mila vaccinazioni al giorno, mentre oggi siamo attorno alle 20-25 mila. In mezzo ci sono 17 giorni e le comunicazioni della multinazionale americana, che prima ha imposto un taglio del 29% e poi un altro del 20%. Lazio e Piemonte hanno dovuto rinviare l’avvio delle

vaccinazioni agli over 80 e molte Regioni temono di fare i conti con l’impossibilità di garantire il richiamo a coloro che hanno ricevuto la prima dose. Finora (dato aggiornato a stamattina) sono 40.293 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, ricevendo prima e seconda dose.

Le inevitabili modifiche al piano di immunizzazione presentato in Parlamento il 2 dicembre dipenderanno anche “dalle fasce d’età per cui il vaccino sarà autorizzato”, ha sottolineato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, spiegando inoltre: “Si stanno già disegnando scenari ipotetici da adottare o scartare in funzione di quella che sarà l’autorizzazione dell’Ema. Se, come sembra, il vaccino sarà consigliato per la popolazione sotto i 55 anni, si dovranno individuare nuovi criteri per individuare le categorie da vaccinare via via, dando la precedenza ai più giovani. La priorità resterà quella di tutelare i più fragili, le persone che rischiano di più, ma la scelta è condizionata al pronunciamento dell’Agenzia regolatoria”.

Ma oltre alle dosi mancherebbero anche le siringhe di precisione che permettono di estrarre la sesta dose da ogni fiala di vaccino Pfizer. Alcuni centri vaccinali di diverse Regioni, tra cui Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna, hanno segnalato di non averle ricevute negli ultimi giorni. “Quando riprenderà la regolare distribuzione di vaccini non saranno certo le siringhe a mancare”, ha rassicurato Arcuri.

A ogni modo il piano vaccinale sarà attivo già da oggi in modo che le Regioni abbiano almeno scorte sufficienti per il richiamo delle persone che hanno già ricevuto la prima dose. Sarà la struttura commissariale a indicare a Pfizer la modifica delle spedizioni che tra oggi e domani arriveranno alle singole Regioni, che oggi riceveranno anche un nuovo quantitativo di 66mila fiale da Moderna.

Redazione Nurse Times

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