Coronavirus, casi di miocardite tra i giovani in Israele e Francia: c’entra il vaccino Pfizer?

Le autorità sanitarie indagano per capire se possa sussistere un nesso tra l’infiammazione del muscolo cardiaco e la somministrazione del siero anti-Covid.

In Israele sono stati segnalati 62 casi di miocardite – su 5 milioni di persone vaccinate contro il coronavirus, soprattutto con la seconda dose (56 casi) – tra gli under 30, soprattutto maschi, che hanno ricevuto il siero Pfizer. Altri 5 casi sono stati rilevati in Francia, sempre tra i giovani. Le autorità sanitarie vogliono vederci chiaro e stanno indagando per capire se sussista un nesso. I dati sono stati inviati anche alla Fda e al Cdc americano. Stando a quanto riporta l’agenzia Reuters, la casa farmaceutica sostiene di non aver osservato un tasso più elevato di casi rispetto ai numeri attesi nella popolazione generale.

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La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco, in genere associata a infezioni virali, batteriche o micotiche. Altre possibili cause sono reazioni allergiche a farmaci o sostanze tossiche (alcol, cocaina, metalli pesanti e catecolammine), oppure malattie autoimmuni o genericamente infiammatorie. In alcuni casi è possibile una guarigione completa della malattia, senza conseguenze per il cuore. In altri, al superamento della fase acuta di malattia, può seguire un danno permanente con compromissione della funzione cardiaca e conseguente scompenso cardiocircolatorio cronico. Talvolta la miocardite resta asintomatica. Talaltra i sintomi generici sono simili a quelli dell’influenza, mentre quelli cardiologici possono andare dalle palpitazioni ai dolori al petto, passando per mancanzza di respiro e svenimenti.

The Times of Israel riuferisce di un Rapporto, scritto da alti funzionari del ministero (guidati da Dror Mevorach, capo di una delle unità Covid-19 dell’Hadassah Hospital Ein Kerem) e presentato ai ministri e a Pfizer, nel quale si legge: “60 pazienti sono stati curati e dimessi dall’ospedale  in buone condizioni. Due dei pazienti, tra cui una donna di 22 anni e un uomo di 25, sono morti”. Gli autori ipotizzano che una possibile ragione per la mancanza di risultati simili in altri Paesi sia il basso tasso di vaccinazioni tra i giovani.

“C’è una preoccupazione specifica per quanto riguarda la frequenza degli eventi osservati negli uomini sotto i 30 anni nei giorni immediatamente successivi al secondo colpo – riporta The Times of Israel -. In questa fase, stando ai risultati iniziali, che devono ancora essere verificati, si ha l’impressione che il numero di casi sia più alto di quanto ci si aspetterebbe, soprattutto per gli under 30”.

Il rapporto rileva che, tra coloro che hanno ricevuto la seconda dose, uno su 100mila ha manifestato possibili effetti collaterali di miocardite. Tale numero è però salito a uno su 20mila tra le persone di età compresa tra 16 e 30 anni. “Non possiamo ancora dire – si legge ancora nel documento – se ci sono più casi del normale o se ci sono numeri simili ogni anno e la vicinanza è solo una coincidenza. Continuano gli sforzi per raccogliere più dati”.

Per quanto riguarda i 5 casi francesi, l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali ha ribadito che i dati disponibili non mostrano elementi sufficienti per concludere che il vaccino abbia un ruolo diretto. 

Redazione Nurse Times

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