Coronavirus, al via uno studio sull’immunità “naturale”

Il genetista Novelli: “Stiamo raccogliendo persone resistenti volontarie che vogliono donare il loro Dna per farsi studiare”. La chiave è l’interferone.

Alcune persone sono immuni al coronavirus. “Si tratta di resistenti, fortemente esposte al virus, che non solo non si ammalano, ma neanche si infettano”, ha affermato Giuseppe Novelli (foto), genetista e rettore dell’Università di Tor Vergata, intervenuto ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta, su Radio Cusano Campus.

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“Questa cosa esiste per tutte le malattie infettive – ha proseguito –. Ognuno di noi è diverso dall’altro e non sono mai esistiti due individui perfettamente identici, nemmeno i gemelli omozigoti. Abbiamo visto che un 10-12% dei malati gravi ha un deficit genetico nel produrre la prima linea di difesa, molecole che noi produciamo contro qualunque invasore, in questo caso l’interferone

. Stiamo raccogliendo persone resistenti volontarie che vogliono donare il loro Dna per farsi studiare. Ora sappiamo chi produce l’interferone e abbiamo fatto partire uno studio clinico per valutare se, quando e come è possibile utilizzarlo per coloro che ne hanno bisogno”.

E ancora: “Nel mondo ci sono non soltanto i vaccini, ma anche 384 farmaci in fase di studio e di sperimentazione. Tra questi, i monoclonali: due sono già in commercio in America. I monoclonali servono a curare i casi gravi, ma anche a dare una protezione temporanea, ad esempio di due-tre mesi. In questo momento stiamo valutando anche come rispondono alle varianti”.

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