Sono 21 i farmaci già esistenti che possono bloccare la replicazione del coronavirus, e quattro di questi hanno funzionato in sinergia con remdesivir. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Nature e realizzato da un team internazionale che ha condotto test approfonditi, compresa la valutazione dei farmaci sulle biopsie polmonari umane infettate dal virus, attingendo a una delle più grandi banche dati sui farmaci.
Il remdesivir, attuale trattamento standard di cura per Covid-19, «ha dimostrato con successo di abbreviare i tempi di recupero per i pazienti in ospedale, ma il farmaco non funziona per tutti coloro che lo ricevono», afferma Sumit Chanda, professore del Sanford Burnham Prebys Medical Discovery Institute di La Jolla (California) e autore senior dello studio. Sono state così individuate 100 molecole con attività antivirale confermata in laboratorio. Di queste, 21 si sono dimostrate efficaci nel bloccare la replicazione del Sars-Cov-2, in dosi che garantivano la sicurezza dei pazienti. Quattro di queste hanno inoltre funzionato in sinergia con remdesivir, incluso il derivato della clorochina hanfangchin A (tetrandrina), un antimalarico che ha raggiunto gli studi clinici di fase 3.
I ricercatori stanno attualmente testando tutti i 21 composti in modelli animali e organoidi polmonari che imitano il tessuto umano. «Questo studio espande significativamente le possibili opzioni terapeutiche, soprattutto perché molte delle molecole hanno già dati di sicurezza clinica nell’uomo
– afferma Chanda –. Sulla base della nostra analisi, clofazimina, hanfangchin A, apilimod e ONO 5334 rappresentano le migliori opzioni a breve termine».
In Italia proseguono intanto i trial avviati e tre sono stati di recente autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e dal Comitato etico unico nazionale. Il primo è uno studio di fase 2 sull’efficacia e la sicurezza di acalabrutinib, un inibitore della tirosin-chinasi di Bruton (BTK), in aggiunta alle migliori terapie di supporto. Il secondo è uno studio multicentrico di fase 2 per il trattamento con interferone-β-1a, che vede come promotore l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. Il terzo è uno studio di fase 2/3, che valuta l’efficacia e la sicurezza di ABX464, una molecola ancora in sperimentazione, i cui dati in vitro indicano un possibile, duplice effetto antivirale e di riduzione della risposta infiammatoria.
Redazione Nurse Times
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