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Cina, donna morta di influenza aviaria: è la prima vittima umana

Una 56enne è decduta il 16 marzo dopo essere stata ricoverata per una grave polmonite. I primi sintomi erano comparsi il 22 febbraio.

In Cina una donna è morta dopo essere stata infettata dalla variante H3N8 dell’influenza aviaria. È la prima vittima umana: nel 2022 c’erano stati altri due casi di infezione da H3N8, sempre in Cina, poi guariti. La 56enne, della provincia del Guangdong, come riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), è deceduta il 16 marzo dopo essere stata ricoverata per una grave polmonite. I primi sintomi erano comparsi il 22 febbraio.

La donna aveva diverse patologie pregresse e una storia di esposizione a pollame vivo e uccelli selvatici. Dopo la sua morte, le autorità sanitarie hanno disposto la raccolta di campioni dalla casa della donna e dal wet market (mercato di animali vivi) che era solita frequentare. I risultati delle analisi hanno mostrato che i campioni raccolti dal mercato in Cina erano positivi a virus del gruppo H3. Nessuno dei famigliari e contatti stretti della paziente ha sviluppato sintomi riconducibili all’infezione.

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In generale i casi umani di aviaria, ricorda l’Oms, sono il risultato di un’esposizione diretta o indiretta a pollame vivo o morto infetto o ad ambienti contaminati. Finora H3N8 non ha mostrato la capacità di trasmettersi facilmente da uomo a uomo: di conseguenza il rischio che si diffonda a livello locale e globale è considerato basso.

Tuttavia, ribadisce l’Oms, è fondamentale mantenere alta la sorveglianza per rilevare eventuali cambiamenti associati ai virus in circolazione. Il virus H3N8 viene trasmesso frequentemente dagli uccelli a cavalli, cani e leoni marini. Non era mai stato rilevato nell’uomo fino ai primi due casi (guariti) in Cina, nell’aprile e nel maggio del 2022. H3N8 non è correlato a H5N1, un altro virus dell’aviaria, ben più diffuso tra gli uccelli selvatici e di allevamento.

Negli ultimi mesi qualche preoccupazione è stata legata proprio a H5N1, che circola ampiamente in tutto il mondo. Ma secondo l’ultimo rapporto della World Organisation for Animal Health (Woah), il numero di casi negli animali starebbe calando. Nelle tre settimane comprese tra il 10 e il 30 marzo, a livello globale, ci sono stati 26 nuovi focolai di aviaria nel pollame e 148 in altri uccelli (nelle tre settimane precedenti erano stati rispettivamente 44 e 160).

Si è ridotto anche il numero di animali morti o abbattuti: da 2,2 milioni a 610mila. La maggior parte dei nuovi focolai è stata registrata in Europa. Preoccupano però i casi di infezione nei mammiferi. “I rapporti sui virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità sottolineano ulteriormente l’aumento del potenziale rischio che i virus si adattino meglio ai mammiferi e si trasmettano all’uomo e altri animali”, scrive la Woah.

L’influenza aviaria è causata da un virus di tipo A (esistono quattro tipi di virus influenzali: A, B, C, D). È in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, che possono poi eliminare il virus attraverso le feci. Nella forma altamente patogenica
(esiste anche la forma a bassa patogenicità) la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi.

Riserve naturali dei virus dell’aviaria sono le anatre selvatiche, identificate come fonte di contagio per il pollame da allevamento, particolarmente suscettibile alla malattia. Si conoscono almeno 15 sottotipi di virus influenzali che infettano gli uccelli, anche se tutte le epidemie ad alta patogenicità sono state causate da virus di tipo A dei sottotipi H5 e H7.

A seconda della proteina combinata con il virus (da N1 a N9), il virus acquisisce una denominazione diversa (H5N1, H7N2). Tutti i virus di tipo A sono comunque noti per l’instabilità genetica, in quanto soggetti a numerose mutazioni durante la replicazione del Dna. Dei 15 sottotipi di virus aviari, H5N1 (circolante dal 1997) è il più preoccupante per la sua capacità di mutare rapidamente e acquisire geni da virus che infettano altre specie animali (per esempio gatti, topi e maiali).

Per ridurre al minimo il rischio di infezione da aviaria bisogna evitare il contatto con ambienti ad alto rischio come mercati o fattorie con animali vivi, pollame o superfici che potrebbero essere contaminate da feci di uccelli. È fondamentale mantenere una buona igiene delle mani, lavandole frequentemente o utilizzando disinfettanti a base di alcol, e indossare la mascherina quando ci si trova in un ambiente a rischio. È bene evitare il contatto con animali malati o morti per cause sconosciute e segnalarne la presenza alle autorità.

I viaggiatori che si recano in Paesi con focolai noti (come la Cina) dovrebbero evitare gli allevamenti, il contatto con gli animali nei wet market, l’ingresso in aree dove avviene la macellazione e le superfici contaminate da feci animali o altri fluidi corporei. I viaggiatori dovrebbero lavarsi spesso le mani con acqua e sapone e seguire le buone pratiche di sicurezza e igiene alimentare. L’influenza aviaria può provocare disturbi che vanno dalla congiuntivite a lievi sintomi influenzali, a gravi malattie respiratorie o addirittura alla morte. Sono stati segnalati raramente sintomi gastrointestinali e neurologici.

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

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