Castelbuono (Palermo), scoperta casa di cura lager: disabili torurati e fondi pubblici usati per fini privati

Contestati i reati di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture.

E’ un vero e proprio lager quello che gli agenti della Guardia di Finanza si sono ritrovati davanti nel corso del blitz effettuato alla casa di cura Suor Rosina La Grua di Castelbuono, in provincia di Palermo. “Relax” è il nome dell’operazione condotta dai militari del Comando provinciale. Così come “sala relax” era chiamato il locale di pochi metri quadrati, completamente vuoto, buio e privo di servizi igienici, in cui i disabili restavano rinchiusi per ore, spesso tenuti a digiuno, ignorati quando imploravano di uscire o supplicavano per un po’ d’acqua e di cibo, costretti a espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento.

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Erano i 23 pazienti, tutti con gravi disabilità fisiche e psichiche, ai quali la struttura forniva servizi di riabilitazione a ciclo continuo, in regime di convenzione con l’Asl Palermo. Per non parlare dei fondi pubblici utilizzati per acquistare auto, gioielli e viaggi, ancziché per accudire gli ospti, che anzi erano sistematicamente seviziati.

A seguito dell’atroce scoperta sono scattate 35 misure cautelari e sono stati confiscati beni per 6,7 milioni di euro.
Dieci persone sono finite in carcere, sette ai domiciliari, per cinque c’è l’obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici sono destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno. I reati contestati sono quelli di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture.

“Ancora una volta la Guardia di Finanza di Palermo nel corso di indagini in materia di spesa pubblica si imbatte purtroppo in episodi di maltrattamenti nei confronti di soggetti indifesi – riferisce il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale di Palermo –. Infatti, dopo le case di riposo per anziani, stavolta nel mirino è entrata una fittizia Onlus. I finanzieri di Palermo hanno liberato da un vero e proprio lager i pazienti che sono stati affidati immediatamente dall’Autorità Giudiziaria di Termini Imerese a una struttura idonea. Siamo sicuri che il prossimo Natale sarà per loro più sereno e gli auguriamo di vivere un anno nuovo con le cure e le attenzioni che meritano. I responsabili della struttura, oltre che truffare l’Asp Palermo per circa 7 milioni di euro e corrompere un pubblico funzionario per ottenere favori, hanno adottato un comportamento assolutamente contrario alle finalità di un ente senza scopo di lucro impegnato nel sociale, peraltro utilizzato spesso come ‘cassa’ per le esigenze personali degli indagati”.

“Abbiamo dovuto documentare un campionario aberrante di crudeltà e nefandezze disumane – aggiunge il colonnello Gianluca Angelini, che guida il Nucleo di polizia economico-finanziaria –. Comportamenti già di per sé estremamente gravi, ma ancora più intollerabili poiché commessi a danno di soggetti psicologicamente e fisicamente fragili e indifesi, che invece di essere accuditi e protetti, come richiederebbe la loro condizione, erano sistematicamente vessati, mortificati e umiliati da gesti lesivi della loro dignità e costretti a vivere nel degrado. Sono stati violati con freddezza e indifferenza i diritti fondamentali dei più deboli, sottoposti a un regime di vita che appare contrario agli stessi principi di umanità. L’aspetto più inquietante di questa triste vicenda è che tutte le figure professionali che operavano nella struttura residenziale erano coinvolte o comunque consapevoli delle condotte delittuose in danno dei pazienti. Uno scenario di illegalità diffusa che, unitamente alla totale mancanza di empatia e slancio emotivo verso soggetti bisognosi, lascia esterrefatti e attoniti. Così come la ricerca spasmodica della massimizzazione dei profitti, senza alcuna preoccupazione per la qualità di vita garantita ai degenti”

.

Nella “sala relax” gli ospiti erano condotti a forza, chiusi e presi a calci e pugni, oltre che offesi con epiteti e frasi sconvolgenti. “Frocio!”, urlava un operatore. “Devi buttare il veleno dal cuore”, diceva un altro.

“È un manicomio, un lager nazista”, commentavano, senza sapere di essere intercettate, alcune operatrici del centro mentre uno dei pazienti urlava: “Dottoressa, mi faccia uscire. Avevamo detto cinque minuti, i patti si mantengono”. E un’altra donna diceva al telefono: “Io ne ho certezza al 99%: gli alzano le mani, ai ragazzi. Fin quando non ci sono le telecamere ‘sta cosa non ce la togliamo, e vedi che è un reato penale. I ragazzi erano vestiti come zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita”.

Un’altra operatrice intercettata, parlando con una delle indagate, le contestava: “20mila euro, quello di parcelle tra lui e sua moglie, 60mila euro lui e 70mila euro l’anno sua moglie, senza che sua moglie mettesse un piede a Castelbuono. Tutti quello che tu hai sciupato, che non vi spettavano, rimborsi chilometrici. Rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all’università, i pannolini dei tuoi nipoti, i confetti, le autovetture”.

I pazienti erano obbligati persino ad assumere medicine non prescritte per rimanere sedati. Dalle indagini sarebbe infatti emersa “l’arbitraria e massiccia somministrazione” di terapie farmacologiche, “non giustificata da ragioni medico-sanitarie, ma dalla precipua volontà degli operatori di mantenere sedati i pazienti, riducendo l’impegno e il rischio di potenziali complicazioni nel corso dei loro turni di lavoro”.

Per gli investigatori delle Fiamme Gialle gli indagati avrebbero “asservito stabilmente la propria funzione agli interessi economici dell’associazione”, ottenendo quale contropartita l’assunzione di figlio e nuora. “C’è anche un funzionario dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo tra i 35 destinatari delle misure cautelari emesse dal gip di Termini Imerese su richiesta della locale Procura nell’ambito dell’operazione denominata Relax”.

Sempre stando alla ricostruzione dei finanzieri, una parte dei fondi destinati dall’Asl Palermo alla struttura – oltre 470mila euro -, invece di essere destinata ai fabbisogni dei pazienti o reinvestita nell’adeguamento della sede, “caratterizzata da gravissime carenze”, sarebbe stata utilizzata per fini privati: liquidazione di compensi non dovuti, acquisto di auto, di prodotti enogastronomici e articoli di gioielleria e da regalo, pagamento di viaggi e soggiorni in strutture ricettive.

Redazione Nurse Times

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