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Carenza di infermieri e medici, si studiano agevolazioni per rendere più attrattiva la professione: tra housing ospedaliero e voucher agli studenti

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Come noto, in Italia i concorsi per infermieri e medici vanno spesso deserti o ricevono un numero di domande del tutto insufficiente a garantire una graduatoria affidabile e duratura nel tempo. Le ragioni – sottolinea Il Sole 24 Ore – sono sostanzialmente due: una generale, cioè la incapacità delle norme vigenti di rispondere alle esigenze delle aziende; una soggettiva e congiunturale, cioè la scarsa attrattività che hanno ormai raggiunto le professioni infermieristica e medica, soprattutto nelle discipline di anatomia patologica, anestesia rianimazione, medicina d’emergenza-urgenza, geriatria e radioterapia, solo per citare le più critiche tra le venti per le quali la legge di Bilancio 2025 ha aumentato la borsa di studio.

A Verbania un immobile per l’accoglienza sanitaria

Sono di questi giorni alcune notizie di stampa relative a due interventi che possono rendere maggiormente attrattiva l’assunzione nel Ssn di infermieri e medici. La prima, ripresa da La Stampa il 22 giugno scorso, si riferisce alla iniziativa del Comune di Verbania, che nell’ambito del piano delle alienazioni immobiliari, non metterà più all’asta l’ultimo appartamento, rimasto invenduto. Il trilocale sarà invece proposto all’Asl VCO per il suo Piano di accoglienza sanitaria (PAS). Si tratta di iniziative che l’azienda sanitaria sta cercando di mettere in atto con l’aiuto dei sindaci per offrire incentivi al trasferimento di professionisti del comparto sanitario.

Anche altri Comuni della zona hanno approvato la possibilità di riservare una quota di alloggi di proprietà comunale a figure sanitarie. Peraltro nella legge regionale sull’edilizia sociale è prevista una specifica norma riguardante l’assegnazione degli alloggi alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco, e l’emergenza esistente negli ospedali giustificherebbe senz’altro l’assimilazione dei sanitari a tali categorie.

Utilizzare i fondi del Pnrr per l’housing ospedaliero

Tale iniziativa non è una novità assoluta, perché la problematica di fornire alloggi di servizio non è di oggi, visto che già 21 anni fa il Ccnl della ex Area IV del 10.02.2004 prevedeva all’art. 22, comma 4 questa clausola: “L’azienda, con oneri a proprio carico, può disciplinare per speciali esigenze connesse al particolare tipo di mansioni svolte da categorie di dirigenti previamente individuate l’uso di alloggi di servizio”.

Identica norma era già stata prevista per il comparto dall’art. 27, comma 4, del Ccnl del 20.09.2001, quando la sanità versava in una grave crisi di reperimento di infermieri. Come esiste un housing universitario dovrebbe essere attuato un corrispondente housing ospedaliero: gli spazi interni nelle strutture aziendali esistono e con un po’ di lungimiranza si sarebbero potuti utilizzare i fondi del Pnrr ovvero, prima ancora, quelli del Mes, rispetto ai quali qualcuno, però, disse che “non ne abbiamo bisogno”.

In Veneto premiati gli infermieri che superano l’esame annuale di tirocinio

La seconda notizia viene dal Veneto (Portale della Regione, comunicato n. 1148 del 1° luglio), prima Regione a proporre l’housing ospedaliero come risposta all’emergenza di personale negli ospedali del territorio. Si tratta di un assegno di 1.000 euro l’anno per ciascuno dei tre anni di corso per i nuovi iscritti alle facoltà di Infermieristica di Padova e Verona che supereranno l’esame annuale di tirocinio.

L’incentivo sarà erogato per ogni anno di corso di laurea sotto forma di voucher, attraverso i Centri per l’impiego, per un investimento complessivo di 9 milioni di euro. Come si poteva immaginare, anche una iniziativa del genere ha generato dissensi, essendo da taluni ritenuta una manovra elettorale e, in ogni caso, non strutturale.

Contratto di formazione e lavoro al secondo anno della triennale

Va poi ricordato che tanti e tanti anni fa il Pio Istituto di Santo Spirito di Roma, il più grande ente ospedaliero d’Europa, nelle sue numerose Scuole infermieri non solo forniva libri, divise, lezioni, mensa agli allievi, ma erogava un “presalario” crescente nei tre anni di corso. Senza contare che la scuola era completamente gratuita senza le odierne tasse regionali per DSU.

Se poi si aggiunge che gli allievi diplomati nel giro di uno o due mesi erano assunti direttamente dall’ospedale dove avevano studiato e che aveva investito notevoli risorse nei loro confronti, si può trovare una possibile risposta alla crisi del personale infermieristico: il contratto di formazione e lavoro, da stipulare al secondo anno della laurea triennale, soluzione che consentirebbe di evitare il concorso pubblico, di fidelizzare maggiormente gli infermieri e di non disperdere gli investimenti fatti. La soluzione, con le dovute differenziazioni, può valere anche per i medici.

Sia gli alloggi di servizio che il voucher concretizzano alcuni dei tentativi messi in atto per superare le criticità esistenti, ma purtroppo i loro possibili e auspicabili effetti positivi si vedranno solo tra molti mesi.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Sole 24 Ore

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