In Veneto sarà rilanciata nelle prossime settimane una campagna digitale già sperimentata nel 2024 e destinata ai giovani che si affacciano alla scelta universitaria. Con il claim “Diventa infermiere: al centro della sanità”, l’iniziativa punta a raccontare il valore e le opportunità della professione attraverso video, testimonianze, contenuti scaricabili e link diretti alle iscrizioni ai corsi di laurea. Con un incentivo concreto: un voucher da 3.000 euro per chi si iscrive a Infermieristica nelle Università di Padova, Verona e Ferrara (sede di Adria).
Il piano, annunciato dall’assessore regionale al Lavoro, Valeria Mantovan, e finanziato con 9 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo, sarà gestito da Veneto Lavoro tramite i centri per l’impiego. Partirà con l’anno accademico 2025/2026: i nuovi studenti riceveranno 1.000 euro al termine di ciascun anno, subordinati al superamento degli esami di tirocinio.
Il Veneto spera di arginare così la carenza di personale infermieristico, che secondo i dati diffusi dalla Regione si sostanzia nella mancanza di almeno 3.500 unità. Un vuoto che si fa sentire soprattutto sul territorio e nelle Rsa, dove l’invecchiamento della popolazione spinge la domanda di assistenza a livelli senza precedenti.
L’idea della Regione nasce sulla scia del successo riscosso dal voucher per gli operatori socio-sanitari (1.500 euro su una spesa di 1.800), che ha portato i corsi regionali dai 45 del 2022 agli attuali 65, con oltre 4.200 allievi formati, l’86% dei quali donne. Eppure l’emergenza resta anche qui: in Veneto mancano ancora 2mila oss.
Nel caso degli infermieri, nonostante l’aumento dei posti disponibili – dai 1.200 del 2020 ai 1.833 del 2024 – e l’apertura di nuovi corsi a Chioggia e, presto, a Cittadella, le immatricolazioni per i corsi di laurea in Infermieristica restano insufficienti. Nel 2024, infatti, il saldo tra assunzioni e pensionamenti è negativo: -359. Attualmente sono in servizio 23.816 infermieri, ancora sotto i 24.212 registrati nel 2022. A preoccupare la Regione Veneto sono soprattutto le dimissioni inattese: quasi metà degli abbandoni riguarda professionisti che scelgono di tornare nei territori d’origine o di migrare nel settore privato.
Per cercare di frenare l’emorragia, la Regione Veneto prevede anche: una piattaforma di mobilità interaziendale tra Usl, senza necessità di concorso; l’attivazione di sportelli psicologici anti-burnout in ogni azienda sanitaria; un incremento dell’1% dei fondi contrattuali, pari a 51 milioni di euro annui dal 2025 al 2027, destinati a premi, welfare integrativo e uniformità retributiva. E sul fronte del reclutamento si guarda anche all’estero: tra le ipotesi c’è la ricerca di infermieri sudamericani, soprattutto in Brasile.
Redazione Nurse Times
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