Sono disponibili in commercio come creme e lozioni, in formato spray o sotto forma di salviette imbevute che ognuno può applicarsi autonomamente. Più recentemente soluzioni acquose spray composte da una sostanza, il diidrossiacetone (DHA), sono utilizzate in cabine autoabbronzanti in istituti di bellezza.
Esistono anche autoabbronzanti in forma di pasticche o capsule a base di cantaxantina (un colorante giallo-arancione di origine naturale, noto con la sigla E161g, ampiamente utilizzato come additivo per mangimi per la sua efficacia nella pigmentazione rossa delle piume dei canarini o altri uccelli, nell’intensificare il colore rosso di tuorli d’uovo e della pelle di polli da ingrasso), o di beta-carotene, con note proprietà antiossidanti.
Per evitare rischi occorre capire il meccanismo di azione di questi prodotti, in modo da saperli usare correttamente.
Generalmente gli autoabbronzanti contengono una sostanza, il diidrossiacetone (conosciuto come DHA), che ne costituisce l’ingrediente principale o principio attivo. È un carboidrato, o zucchero semplice, come il glucosio che però non ha le proprietà del DHA.
Solo gli zuccheri di piccole dimensioni, come il DHA, che ha solo 3 atomi di carbonio, e l’eritrulosio, che ne ha 4 e che spesso è contenuto negli autoabbronzanti miscelato con il DHA, reagiscono rapidamente con le proteine delle cellule dello strato più superficiale della pelle (strato corneo).
Non si tratta di una vera abbronzatura, perché le creme autoabbronzanti non stimolano la produzione di melanina dagli strati più profondi della pelle, ma semplicemente ne ‘colorano’ la superficie. La reazione è la stessa che avviene tra proteine e zuccheri nei processi di cottura dei cibi, ad esempio quando si rosolano le verdure o si tosta il pane.
Poiché la colorazione è data dalla modifica di una proteina dopo una reazione chimica, la colorazione non si elimina con il lavaggio e scompare solo quando lo strato superficiale della pelle ‘colorato’ viene eliminato e sostituito con uno nuovo (circa una settimana). Il colore che si ottiene è un pò diverso da quello dell’abbronzatura e tende più verso l’arancio perché i prodotti che si formano sono diversi dalla melanina. I diversi prodotti, comunque, possono dare colorazioni diverse.
In commercio vi sono anche i cosiddetti bronzer, prodotti da trucco come ciprie e creme idratanti, che tingono la pelle ma svaniscono quando ci si lava.
La maggior parte degli autoabbronzanti non contiene filtri solari, ma anche se dovessero esserci la loro efficacia sarebbe comunque limitata a un paio di ore. È da tenere presente, quindi, che questi prodotti non offrono alcuna protezione dai raggi ultravioletti e che per tutte le attività all’aria aperta è fondamentale proteggersi con prodotti che facciano da scudo alle radiazioni solari.
Gli autoabbronzanti che si applicano localmente sono considerati, in genere, un’alternativa all’esposizione al sole. La Food and Drug Administration (FDA), l’autorità statunitense di controllo dei farmaci, ha approvato il diidrossiacetone per uso esterno (applicazione sulla pelle). Anche il Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (SCCS) della Commissione Europea, che si occupa della valutazione degli ingredienti dei prodotti cosmetici, si è pronunciato nel 2010 confermando la sicurezza del DHA contenuto fino ad una percentuale del 10% in creme e lozioni e anche in relazione alla possibilità d’inalazione di prodotti cosmetici autoabbronzanti in confezione spray e di cabine autoabbronzanti, dove il DHA è utilizzato in concentrazione tra l’8 e il 14%.
Si raccomanda tuttavia di non stendere il prodotto sulle mucose della bocca, del naso o sulle zone intorno agli occhi, per evitare effetti indesiderati, e di attenersi scrupolosamente, come per tutti gli altri cosmetici, alle indicazioni riportate sulle etichette. Infatti, nella composizione di creme e spray autoabbronzanti vi sono molte altre sostanze chimiche che potrebbero risultare irritanti per le pelli più sensibili. Ad esempio, le salviettine abbronzanti, per la facilità di applicazione e il risultato omogeneo che consentono, sono molto utilizzate. Esse, tuttavia, contengono sostanze a base alcolica utili ad aumentare la fluidità e la facilità di stesura, ma che potrebbero risultare più irritanti della crema o dello spray e conferire secchezza alla pelle.
È tuttavia possibile una reazione allergica della madre ai prodotti autoabbronzanti, poiché le variazioni ormonali che si verificano durante la gravidanza possono aumentare il grado di sensibilità della pelle. Conviene quindi testare una piccola quantità di prodotto su un’area circoscritta del corpo per vedere se si sviluppano reazioni.
Gli autoabbronzanti in pillole, contenenti larghe quantità di cantaxantina, non sono altrettanto sicuri. Gli effetti collaterali possono causare, infatti, sfoghi cutanei, epatite e danni alla retina (retinopatia) e sono sconsigliati in gravidanza.
L’applicazione dei prodotti in crema, lozione o con salviette richiede alcuni accorgimenti:
È inoltre importante ricordare che:
Mayo Clinic. Sunless tanning: What you need to know (Inglese)
NHS. Is it safe to use fake tan during pregnancy? (Inglese)
Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS). Opinion on dihydroxyacetone. 2010 (Inglese)
LINK APPROFONDIMENTO
Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST). Tintarella last minute? Coloriamoci con l’abbronzatura spray (sicura)
Società Italiana di Medicina Estetica (SIME). Glossario della medicina estetica
Redazione NurseTimes
Fonte: ISS – Foto: pixabay.com
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