Nei pazienti gravemente piastrinopenici sottoposti a terapie per neoplasie ematologiche, l’acido tranexamico (TXA) aggiunto come profilassi alle trasfusioni piastriniche non riduce i sanguinamenti. Non è, infatti, risultato più efficace del placebo nel ridurre gli eventi emorragici di grado OMS 2 o superiore.
A dirlo lo studio A-TREAT (American Trial Using Tranexamic Acid in Thrombocytopenia), un trial multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, coordinato da Terry B. Gernsheimer, della University of Washington School of Medicine di Seattle (USA).
Gernsheimer e colleghi hanno reclutato 327 pazienti che sono stati trattati con il farmaco in studio per via endovenosa (1000 mg di TXA o soluzione salina) o per via orale (1300 mg di TXA o placebo) ogni 8 ore a partire dal riscontro di una conta piastrinica ≤ 30.000/μl, per interrompersi al raggiungimento di una trombocitemia > 30.000/μl o in caso di insorgenza di trombosi.
I pazienti sono stati trasfusi a scopo profilattico in presenza di conte piastriniche ≤ 10.000/μl o secondo il giudizio del medico curante. Le valutazioni giornaliere del grado di sanguinamento sono state effettuate da personale qualificato per i pazienti ricoverati o dai pazienti stessi in setting ambulatoriale mediante autovalutazione dopo compilazione di un diario e interviste, oltre alla revisione della cartella clinica.
L’endpoint primario del trial era la percentuale di pazienti con eventi emorragici di grado OMS 2 o superiore oltre 30 giorni dall’avvio del farmaco in studio, mentre gli endpoint secondari erano il numero di trasfusioni e il numero di giorni in vita senza eventi emorragici di grado 2 o superiore secondo l’OMS nei primi 30 giorni dall’inizio della terapia con il farmaco in studio.
Non sono state osservate differenze negli outcome esplorativi. La differenza media nelle trasfusioni per giorno con trombocitopenia è risultata pari a -0,02 (IC al 95% da -0,09 a 0,04; P = 0,51), mentre la differenza media nelle trasfusioni di emazie per giorno con trombocitopenia pari a 0,03 (IC al 95% da -0,05 a 0,11; P = 0,43). Il numero medio di giorni con trombocitopenia o con sanguinamento è risultato simile tra i bracci di trattamento (9,2 [DS = 6,7] con TXA vs 9,1 [DS=6,2] con placebo).
Sul fronte della sicurezza, non si sono verificati decessi dovuti a eventi emorragici. Nel braccio TXA è stato osservato un aumento dell’incidenza delle occlusioni della linea venosa centrale e dell’uso dell’attivatore del plasminogeno tissutale (11,0% contro 19,5% e 25,8% contro 42,1% per i gruppi placebo e TXA, rispettivamente). Non è stato tuttavia notato alcun aumento di altri eventi trombotici non catetere-associati. Inoltre, nessun paziente è deceduto a causa di un evento trombotico nei 120 giorni successivi all’avvio del farmaco in studio.
«Chiaramente, i pazienti con una bassa conta piastrinica e tumori del sangue vanno incontro a eventi emorragici di tipo diverso rispetto al sanguinamento sperimentato da pazienti che hanno subito un trauma o sono stati sottoposti a un intervento chirurgico», ha commentato Gernsheimer. «Il loro sanguinamento è probabilmente dovuto a un danno endoteliale che l’acido tranexamico non è in grado di trattare. Per prevenire il sanguinamento in questi pazienti, si dovrebbe cercare di accelerare la guarigione dai danni all’endotelio che si verificano con la chemioterapia, con radioterapia e in caso di Graft versus Host Disease nei pazienti che ricevono un trapianto».
Fonti: T.B. Gernsheimer, et al. Effects of Tranexamic Acid Prophylaxis on Bleeding Outcomes in Hematologic Malignancy: The a-TREAT Trial. ASH 2020; abstract 2. Blood (2020) 136 (Supplement 1): 1–2; pharmastar.it
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