118, sempre più professionisti sostituiti da volontari

Dopo diverse parentesi in varie regioni d’Italia, anche nel napoletano il personale professionale sui mezzi del 118 viene sistematicamente sostituito dai volontari. La Cisl: “La qualità del servizio di emergenza attraverso le ambulanze è stata pesantemente compromessa”

L’emergenza sanitaria territoriale è sempre più nelle mani di volontari e non di professionisti. Un servizio, quello del 118, perciò sempre più “esternalizzato” e che non può proprio più garantire una preparazione adeguata degli operatori e controlli veri ed efficaci sui “lavoratori” coinvolti.

Come spiegava a Il Fatto Quotidiano il segretario della Fp-Cgil Ferrara Natale Vitali: “Esistono due problemi diversi: il primo riguarda il livello di professionalità richiesto per legge a un volontario, il secondo riguarda la sfera del ‘lavoro’, dunque il rispetto dei limiti delle ore e delle somme percepite che devono essere solo a titolo di rimborso spese”.

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Quando invece, assai spesso, non è affatto così e il “volontariato” diventa un lavoro in nero a tutti gli effetti. Sfruttamento. Caporalato. Dove i “volontari” lavorano anche “per 60 ore di fila o 350 ore mensili”, come denunciava Vitali.

Chi si farebbe soccorrere da un “lavoratore” che si è fatto 24 o 36 ore di lavoro senza pause? E chi si farebbe aiutare in caso di emergenza da uno che è formato la metà di un professionista? Eh già, perché come segnalava Vitali, riferendosi all’Emilia Romagna, per loro la Regione prevede la metà delle ore di formazione di chi lo fa di mestiere”.

Comunque… è recentemente capitato anche nel Lazio, dove alla croce Rossa Italiana sono state affidate otto postazioni del 118 “per volontari” su Roma; e dallo scorso giugno, altre diciassette che si avvalgono “esclusivamente di personale volontario” sono gestite da varie onlus.

E in questi giorni, stavolta in Campania, c’è un nuovo allarme: “Il 118 di Acerra è rimasto senza infermieri: tutti trasferiti” hanno tuonato i sindacalisti della Cisl medici, approntando una denuncia da trasmettere alla Procura della Repubblica di Napoli Nord

ed alle altre autorità competenti.

Già, perché nel presidio 118 di Acerra, (sito a via Dei Mille) c’erano 5 infermieri professionali e 3 autisti. 8 lavoratori, quindi, tutti dipendenti dell’Asl Napoli 2 Nord. Ma dal 1° luglio scorso, questo personale è stato dirottato all’Ospedale di Frattamaggiore con un ordine di servizio firmato dalla Direzione sanitaria.

E la pronta risposta della Asl non ha di certo contribuito a rasserenare gli animi: “Gli infermieri professionali sono stati sostituiti da infermieri volontari delle associazioni onlus, che operano nel territorio”.

E il sindacato Cisl non ha potuto non replicare: “Con la sostituzione degli infermieri professionali direttamente dipendenti dall’Asl, peraltro dotati di diploma di laurea e delle necessarie esperienze e coperture sindacali e di categoria, la qualità del servizio di emergenza attraverso le ambulanze è stata pesantemente compromessa nel territorio di Acerra e non solo”.

Tutto regolare, però? Non è detto. “Si tratta di una sostituzione inquietante, non solo sotto il profilo delle ripercussioni e dei rischi sul servizio sanitario. I sostituti non dipendenti dell’Asl, chiamiamoli volontari onlus, sono infatti giunti qui grazie ad un provvedimento, che non conosciamo e sul quale l’Asl non dà risposte.

Ad ogni modo se si tratta di un appalto vinto da una onlus o anche di un servizio somministrato, allora l’irregolarità è palese perché l’appalto, e lo dice il Consiglio di Stato, dev’essere vinto da una onlus, in grado di fornire anche le ambulanze, mentre il servizio offerto prevede il reclutamento di personale attraverso le agenzie interinali”.

Fenomeni tipicamente italiani… Dove sembra che tutto (ma proprio tutto!) sia studiato ad arte per eludere leggi, controlli, logica e soprattutto per sfruttare i lavoratori. Risparmiando. E offrendo, ovviamente, un servizio scadente ai cittadini. Ma il paziente, nel fantasioso mondo di politicanti e di chi occupa posizioni dirigenziali in sanità, non doveva essere al centro?

Alessio Biondino

Redazione Nurse Times

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