Visite specialistiche: il fenomeno del mercato nero

Vediamo come nasce il problema e come si può provare a risolverlo.

I tempi di attesa troppo lunghi per le visite specialistiche inducono spesso i cittadini a rivolgersi al sistema di sanità privato, anziché a quello privato. Ciò perché in troppi casi non viene rispettata la procedura, che pure è molto semplice, almeno sulla carta.

Si sviluppa così il fenomeno del mercato nero per le visite specialistiche. Ma come ci si arriva? Se il cittadino chiama una struttura per prenotare una visita specialistica e questa non può garantire i tempi previsti per la stessa, dovrebbe essere lo stesso sportello delle prenotazioni a indicare al cittadino una struttura pubblica o privata convenzionata che garantisca la visita in tempi più brevi. Qualora nessuna struttura pubblica o convenzionata sia in grado di erogare la prestazione, l’azienda sanitaria può autorizzare la prestazione in regimeintramurario, in cui il cittadino deve comunque pagare solo il ticket, senza sostenere alcun costo aggiuntivo per la visita.

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“La prestazione intramuraria risulta per il medico molto più vantaggiosa dal punto di vista economico eil fenomeno è talmente sfuggito di mano che lo stesso ministro, con una circolare del 14 giugno 2018, chiedeva agli assessorati per la sanità delle Regioni le modalità e i criteri individuati dai piani aziendali per la determinazione dei volumi di attività istituzionale e dei volumi di attività libero-professionale intramuraria”, scrive Federcontribuenti.

Quanto ci perde la sanità? Scrive ancora Federcontribuenti: “I medici che svolgono la professioneintramoenia sono il 48% e solo il 20% di quanto percepiscono va al Ssn. Ogni anno la prestazione intramurale vale 1.2 miliardi di euro. Se si rispettasse la normativa delle prestazioni fuori tempo massimo, questi flussi si ridurrebbero, con un notevole risparmio per le casse del Ssn. Ormai si parla di veri e propri Cup pubblici promoter”.

E ancora: “Nessuno fa luce su un meccanismo perverso che sta polverizzando tutto il Sistema sanitario nazionale, tant’è vero che non solo le liste di attesa non si sono ridotte, non solo continuiamo a chiudere ospedali, ma aumentano i cittadini che non riescono ad accedere alle cure. Ma tutti questi soldi, a chi vanno? Quanto pesa la parte amministrativa sul budget del Ssn? Lo spreco è a monte, mai a valle”.

Le liste di attesa non si riducono per la mancanza di strutture sul territorio. Le regioni sottoposte a controlli sono Puglia, Abruzzo, Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e Molise (le ultime quattro sono commissariate). Cosa fare, allora? Federcontribuenti spiega: “Occorre obbligare a svolgere l’intramoenia solo all’interno delle strutture del Ssn e porre un tetto massimo annuale a tale pratica. Inoltre vanno subito potenziate le strutture sanitarie sui territori, perché a questo serve pagare le tasse. E ancora, verificare a tappeto la procedura di accoglienza dei pazienti nelle strutture private e negli studi medici privati”. Il 60% delle risorse stanziate per il Ssn pubblico viene dirottato verso il privato, con grave danno per il cittadino, anche perché nel settore privato nasce e vive l’evasione fiscale.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.investireoggi.it

 

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