Le 3 infermiere "in realtà svolgevano l'attività infermieristico assistenziale domiciliare ai pazienti dell'Usl 22 di Bussolengo per conto della Cooperativa Sociale Solaris"
VERONA. Le tre infermiere in servizio presso l’ospedale Maggiore di Borgo Trento ma, dopo aver timbrato il cartellino, anziché svolgere il servizio per l’Azienda Ospedaliera Integrata di Verona, andavano via per svolgere un altro lavoro.
Le 3 infermiere sono state rinviate a giudizio dal gup Luciano Gorra al termine dell’udienza preliminare che le vedeva accusate dei reati di truffa e falso. Le contestazioni mosse loro dalla procura, se venissero dimostrate dal processo, lasciano sgomenti: secondo gli inquirenti, le imputate avrebbero finto di svolgere il loro turno presso l’ospedale di Borgo Trento e invece, una volta timbrato il cartellino al Maggiore, si sarebbero recate a casa di pazienti dell’Usl 22 di Bussolengo.
“Con artifizi e raggiri consistiti – entra nel merito il capo d’accusa – nel far risultare la propria presenza in servizio attraverso la timbratura”, le 3 presunte furbette del cartellino avrebbero “indotto in errore l’amministrazione di appartenenza (ovvero l’Azienda Ospedaliera, ndr) circa la propria presenza sul luogo di lavoro”.
A risponderne in aula saranno M. B., 50 anni, di Verona, P. M., 51 anni, di Cerea, B. Z. 45 anni, di Caprino Veronese.
Nello stesso periodo in cui avrebbero dovuto lavorare a Borgo Trento – in base al capo d’imputazione – le 3 infermiere “in realtà svolgevano l’attività infermieristico assistenziale domiciliare ai pazienti dell’Usl 22 di Bussolengo per conto della Cooperativa Sociale Solaris”
e così si “procuravano l’ingiusto profitto pari alla retribuzione indebitamente percepita per le ore di lavoro in realtà non effettuate, con correlativo danno all’ente pubblico”.I fatti addebitati alle infermiere, si sarebbero svolti tra il gennaio 2012 e il maggio 2015. L’Azienda Ospedaliera si è costituita parte civile e intende chiedere loro i danni nel caso in cui le accuse trovassero conferma. Anche l’Inps risulta parte lesa nella vicenda: secondo la procura, infatti, M. e Z. in alcuni casi avrebbe “presentato certificati medici attestanti malattia e/o infortunio per giustificare indebitamente la propria assenza dal lavoro” mentre in realtà, in quegli stessi giorni in cui si davano convalescenti avrebbero “prestato assistenza a domicilio a Bussolengo per la Cooperativa Sociale Solaris”.
A condurre l’attività investigativa è stato il Nucleo di Polizia tributaria della Finanza. A segnalare i propri sospetti ai pm ci ha pensato la stessa Azienda Ospedaliera: l’appuntamento in aula è per fine marzo, davanti al giudice Claudio Prota.
Redazione NurseTimes
Fonte: Corriere di Verona
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