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USA, in arresto cardiaco per 42 minuti: è salvo

In USA, in caso di arresto cardiaco, infermieri e paramedici sono autorizzati a smettere di rianimare dopo 20 minuti di tentativi; ma stavolta hanno deciso di continuare…

In USA, in caso di arresto cardiaco, infermieri e paramedici sono autorizzati a smettere di rianimare dopo 20 minuti di tentativi; ma stavolta hanno deciso di continuare…

John Ogburn, un 36enne residente a Charlotte (nel North Carolina Stati Uniti) è stato protagonista di una vicenda che ha dell’incredibile. Era lì, tranquillo, che lavorava al pc a pochi passi da casa quando, all’improvviso, il buio più profondo lo ha avvolto; un arresto cardiaco, che per più di 40 minuti lo ha, di fatto, ucciso.

Per fortuna, però, l’uomo può raccontarlo: due poliziotti che passavano di lì per caso hanno subito chiamato i soccorsi. E grazie alla tenacia dei paramedici che sono repentinamente arrivati sul posto, che lo hanno soccorso e che per ben 42 minuti non si sono affatto rassegnati di fronte a quel tracciato elettrocardiografico estremamente preoccupante, John è ancora vivo e vegeto.

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“Hanno fatto solo il loro dovere”, potrebbero asserire alcuni. “Basta descrivere i soccorritori come eroi, fanno ciò che sanno e che devono fare”, potrebbero protestare altri. Ma non è andata proprio così… perché in USA infermieri e paramedici sono autorizzati a cessare le pratiche rianimatorie dopo 20 minuti di tentativi infruttuosi. E chi si occupa di emergenza sanitaria, sa che in caso di arresto cardiaco 20 minuti sono un’era geologica; anche e soprattutto perché per ogni minuto che il nostro cuore è in arresto e l’attività di rianimazione cardiopolmonare non viene effettuata, la possibilità di sopravvivenza diminuisce del 10%!

Ma loro, i paramedici, al di là del loro dovere, hanno scelto di continuare. Quell’uomo era troppo giovane, bisognava tentare. E la loro testardaggine ha avuto ragione: il cuore di John è ripartito. Una volta arrivato in ospedale, l’uomo è stato mantenuto in una sedazione profonda per circa una settimana, dopodiché il suo recupero è proceduto a gonfie vele. Fino alla dimissione.

Una volta che si è totalmente ristabilito, il 36enne ha voluto ringraziare l’equipe che gli ha restituito la vita con queste parole, rilasciate alla BBC: “Non erano tenuti a continuare il massaggio cardiaco oltre i 20 minuti, ma hanno creduto di potermi riportare in vita e non si sono arresi. A loro devo tutto.

E a loro si deve questo che è, a tutti gli effetti, una sorta di miracolo. Basti pensare che negli USA  il 90% delle persone colpite da arresto cardiaco al di fuori degli ospedali, solitamente muore.

Alessio Biondino

Fonte: BBC

Redazione Nurse Times

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