Una delle torte realizzate dall'infermiera statunitense Katherine Dey.
Che la nostra fosse una categoria molto creativa e per certi versi obbligata ad essere decisamente fantasiosa (…), questo è fuori d’ogni dubbio. Ricordo di essermene reso conto presto, durante il corso di laurea, fin dalle mie prime esperienze come studente infermiere in alcuni ospedali della periferia romana: se mancavano le aste per le flebo, ad esempio… si prendeva un cerotto, manici di qualsiasi genere e le si inventavano.
Se mancavano i supporti per le sacche dell’urina, si prendevano degli appendiabiti in metallo e li si modellavano a tal fine. Se mancavano gli schiaccia-pasticche, si prendeva un “boccione” di soluzione fisiologica (o preferibilmente, di glucosata al 5%), due garze e si adoperava il tutto come pestello e mortaio senza troppi problemi.
E ciò avveniva nonostante gli occhi sgranati dei pazienti che, nell’udire i poco rassicuranti tonfi provenire dalla medicheria, immaginavano chissà quali indicibili e dolorose pratiche inesorabilmente in atto ai danni di un loro povero compagno di sofferenza. E così accadeva per molte altre risorse, materiali e presidi, cronicamente carenti o spesso totalmente assenti nelle nostre strutture sanitarie. Tanto che all’estero, l’arte di arrangiarsi tipica di noi infermieri italiani è particolarmente apprezzata e “bramata” insieme alle nostre tanto esaltate competenze.
Quando però fantasia e creatività portano ad avere un’idea originale, che riesce in qualche modo ad esprimere il proprio “essere” sanitario anche in una passione personale che poco ha a che fare con ospedali, cura e assistenza, questo mi affascina anzichenò.
E l’idea che si è insinuata nella mente di Katherine Dey, infermiera di New York, è sicuramente molto particolare: torte e dolci “anatomicamente” horror. Teste mozzate, visi squarciati, cuori umani insanguinati, encefali, organi interni, membra e viscere varie artisticamente e sapientemente impiattate.
La collega statunitense è riuscita in qualche modo ad unire la sua passione per la pasticceria a quella per l’anatomia umana, condendo il tutto con una bella spruzzata di terrore. Hobby geniale ed affascinante… o orribile ed inquietante? Beh, di sicuro le sue “realistiche” ricette stanno avendo un buon successo, nonostante qualche inevitabile critica. Così ha spiegato l’infermiera a chi le ha chiesto di questa sua particolare attitudine:
“Mi piace quella strana sensazione che provo quando qualcosa sembra reale, ma non lo è”.
Beh, che altro dire… Complimenti, cara collega dalla passione inquietante. Starai mica correndo il rischio di creare una nuova moda?
Fonte: Secolo d’Italia; Immagini: Telegraph
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