L’obbligo per le Regioni, previsto dal 2013, di rendere noti i tempi delle liste d’attesa, è largamente disatteso, con solo quattro di queste e la provincia di Bolzano che mettono a disposizione del pubblico i dati completi e aggiornati. Tre non ne forniscono nessuno, e le altre sono “in mezzo”. La fotografia è in una ricerca della Fondazione Gimbe.
Le regioni virtuose, stando al monitoraggio, sono Val d’Aosta, Emilia Romagna, Basilicata e Lazio. Queste mettono a disposizione i dati aggiornati (nel caso del Lazio addirittura con cadenza settimanale) entro i tempi massimi previsti e per tutte le prestazioni per cui ci sarebbe l’obbligo. Bocciate, invece, Campania, Molise e Toscana, che non rendono disponibile alcun report. E le altre? Calabria, Lombardia e Umbria rimandano ai siti web delle aziende sanitarie, senza effettuare alcuna aggregazione dei dati a livello regionale.
Nove regioni e una provincia autonoma rendono disponibile solo l’archivio storico sui tempi di attesa, con range temporali e frequenza degli aggiornamenti molto variabili: Provincia autonoma di Trento dal 2013 al 2017; Abruzzo dal 2013 al 2014; Friuli-Venezia Giulia dal 2009 al 2014; Liguria dal 2017 a marzo 2018; Marche da settembre 2014 a maggio 2018; Piemonte dal 2009 al 2017; Puglia da aprile 2012 a ottobre 2017; Sardegna da ottobre 2014 ad aprile 2018; Sicilia solo ottobre 2013; Veneto da gennaio 2017 ad aprile 2018.
“Al fine di contrastare questo inaccettabile livello di mancata trasparenza – sostiene Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – , auspichiamo che il nuovo Piano nazionale per il governo delle liste d’attesa definisca criteri univoci per rendicontare pubblicamente i tempi di attesa”.
Fonte: Ansa
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