A Torino l’Ospedale Mauriziano adotta il modello Toyota

Che nella città della FIAT, un modello nato in Giappone (in casa Toyota) per ottimizzare la produzione di autoveicoli su larga scala venga adottato da un Ospedale cittadino può sembrare un paradosso, in realtà si punta ad aumentare, con l'applicazione di questo modello organizzativo, il volume degli interventi e a ridurre le liste di attesa, non facendo leva sulla riduzione dei costi in senso stretto ma riducendo gli sprechi

Che nella città della FIAT, un modello nato in Giappone (in casa Toyota) per ottimizzare la produzione di autoveicoli su larga scala venga adottato da un Ospedale cittadino può sembrare un paradosso

In realtà si punta ad aumentare, con l’applicazione di questo modello organizzativo, il volume degli interventi e a ridurre le liste di attesa, non facendo leva sulla riduzione dei costi in senso stretto ma riducendo gli sprechi.

Il modello Toyota (conosciuto anche come Lean management o Lean thinking) non è soltanto un metodo di organizzazione della produzione; ma una vera filosofia che tende a valorizzare il capitale più importante di cui dispone un’azienda sanitaria: gli esseri umani.

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Alla base di questo modello vi è la consapevolezza che “si può fare di più con meno”; cioè utilizzare le risorse disponibili nel modo più produttivo.

Agli utenti che si rechino in ospedale, uno scenario fatto di professionisti che si muovono senza sosta e che vanno da una parte all’altra dell’Azienda possono dare l’idea di grande efficienza, così non è per il modello Toyota.

Il movimento non è lavoro. L’Ottimizzazione dei percorsi invece si. Secondo questo modello difatti, il giusto processo produrrà i giusti risultati.

Ed è quello che si aspettano all’Ospedale Mauriziano, grazie al supporto dello studio di consulenza Matt & Partner di Bolzano.  Sono già partiti i primi corsi per il personale di Ortopedia e Chirurgia che puntano sull’ottimizzazione dei flussi dei pazienti chirurgici attraverso l’analisi di quello che in chirurgia è un nodo strategico, ossia la sala operatoria.

Già l’Ospedale Galliera di Genova ha sperimentato con successo il modello Toyota in sala operatoria.

I tre capisaldi di questo modello, brevemente lo ricordiamo, sono la lotta allo “spreco”, il “flusso” ed il “valore”.

Lo spreco inteso come ottimizzazione dei tempi, quelli che sottraiamo ai nostri pazienti in attesa di esami non pronti o di visite ambulatoriali e altro ancora.

Il flusso invece è inteso come il tempo in cui il processo di erogazione del servizio viene erogato e per finire il valore che è quello dato dagli outcomes dei pazienti e non dal volume delle prestazioni erogate.

Saranno coinvolti in questo progetto medici, infermieri, personale tecnico ed amministrativo ed ausiliario, che ogni giorno si prendono cura dei pazienti.

Infatti il fondatore di questo modello Taichi Ohno diceva “le risorse umane sono qualcosa al di sopra di ogni misurazione. Le capacità di queste risorse possono estendersi illimitatamente quando ogni persona comincia a pensare”.

Difatti, tra gli obiettivi dell’Ospedale Mauriziano vi è quello di far aumentare la motivazione fra gli operatori sanitari nel fare squadra per affrontare le difficoltà presenti e future di un sistema, quello sanitario, che se non verrà gestito con attenzione anche per i più piccoli dettagli, rischia di collassare.

E questa attenzione può essere realizzata solo da coloro che sono coinvolti nei dettagli stessi, ossia il personale operativo.

In ultima analisi l’applicazione del modello Toyota in sanità punta a mettere al centro il paziente facendo leva su:

  • Maggiore qualità delle cure erogate;
  • Appropriatezza delle risorse, comprese quelle umane;
  • Riduzione delle scorte di magazzino;
  • Aumento della produttività;
  • Uso ottimale della tecnologia presente.

Auguriamo, per finire, alle équipe di Ortopedia e Traumatologia e Chirurgia Generale, dirette rispettivamente dal Prof. Roberto Rossi e dal Dott. Alessandro Ferrero buon lavoro.

 

Rosaria Palermo

 

www.lastampa.it

 

 

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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Rosaria Palermo

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