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Sanità pubblica, Fials: “Congedo di paternità è urgenza che non si può rimandare”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura del sindacato, che evidenzia la necessità di rendere fruibile quanto prima questa misura per i dipendenti delle aziende pubbliche.

Con la Legge di Bilancio il Consiglio dei ministri ha approvato la misura che estende e rende obbligatorio il congedo di paternità fino a dieci giorni. Periodo che potrebbe essere esteso a tre mesi, come previsto dal Family Act, allo scopo di equiparare le responsabilità genitoriali dei padri e delle madri. La misura, però, sebbene resa effettiva all’interno delle aziende private, non riguarderà le aziende del Sistema sanitario nazionale.

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Prima che tale misura possa essere fruibile anche per i dipendenti delle aziende pubbliche, bisognerà infatti attendere che il CdM valuti i margini di applicabilità delle nuove tempistiche del congedo di paternità alle aziende sanitarie pubbliche. I tempi di attesa, dunque, sembrano ancora lunghi.

“A essere penalizzate – spiega Elena Marrazzi, responsabile del Coordinamento Donne Fials – sono nuovamente le donne e madri del Sistema sanitario pubblico, ad oggi le uniche su cui ricade la totalità della responsabilità genitoriale. Ma la disparità dei ruoli non ha conseguenze solo sull’organizzazione familiare: alle donne viene ancora una volta tolto tempo. Quel tempo necessario perché anche le lavoratrici siano libere di perseguire i propri obiettivi di carriera, ambendo a ruoli apicali, senza mettere a rischio la tutela dei figli”.

“Le donne costituiscono il 70% dei dipendenti della Sanità pubblica – ricorda Giuseppe Carbone, segretario nazionale Fials -. Non investire sui diritti e sulle tutele delle donne vuol dire non investire sul nostro Sistema sanitario. È uno scandalo che il congedo di paternità sia possibile solo per i lavoratori del privato, quando è il nostro sistema pubblico ad avere urgente bisogno di riforme strutturali. La Fials ha da sempre scelto di investire sulle donne, madri e lavoratrici della sanità: è una questione di realismo, non di politiche di genere, e la realtà chiede maggiori tutele per le donne”.

Redazione Nurse Times

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