Regno Unito, come funziona il “Daspo sanitario”

Potrebbe essere adottato anche in Italia il modello britannico che serve a disincentivare le aggressioni in ospedale.

Sta facendo discutere tutta l’Italia, in questi giorni, la proposta del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di introdurre il “Daspo sanitario”, ovvero l’allontanamento, disposto dal questore, di pazienti e visitatori che pongono in essere condotte di abuso nei confronti del personale sanitario, analogamente a quanto avviene per i teppisti che causano disordini pubblici negli stadi. Al di là delle connotazioni politiche e/o propagandistiche della proposta, contenuta in un decreto legge, può essere interessante sapere che, nel Regno Unito, una sorta di “Daspo sanitario” esiste già da diversi anni. E che le misure imposte sono più immediate ed efficaci.

Anche l’NHS, il servizio sanitario pubblico inglese, è infatti afflitto dalla piaga delle violenze verso i professionisti della sanità, al punto che nelle scorse settimane, e in concomitanza con un’altra proposta di legge, quella presentata dal sinistro della Salute italiano, Giulia Grillo, anche il parlamento britannico ha votato a favore di un inasprimento delle sanzioni previste per questa tipologia di aggressioni, raddoppiando la pena carceraria prevista per i responsabili, da 6 a 12 mesi.

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Nei confronti dei pazienti e/o visitatori che si rendono autori di atteggiamenti violenti o abusivi verso medici e infermieri, tuttavia, gli stessi Trust inglesi possono arrivare ad adottare misure la cui denominazione, curiosamente, trae spunto, anche in questo caso, dal mondo del calcio. Le sanzioni sono articolate in tre tipologie, di gravità crescente:

– il formal warning, che consiste in un richiamo formale e per iscritto:
– la yellow card, il cartellino giallo, della validità di 12 mesi;
– la red card, il cartellino rosso, che esclude un paziente dall’accesso alle cure di un Trust, fatta eccezione per quelle in regime di emergenza-urgenza, in pronto soccorso (A&E).

Alle sanzioni già elencate va aggiunta l’eviction, ovvero lo sfratto di un paziente che occupa abusivamente un posto letto, pur essendo idoneo alla dimissione. Quest’ultima, tuttavia, non sarà oggetto di disamina. Entriamo invece nel dettaglio delle altre.

Il formal warning viene richiesto dall’infermiere coordinatore dell’unità o del dipartimento (in UK la progressione della carriera infermieristica è molto più articolata che in Italia), che intima il paziente o il visitatore ad adottare atteggiamenti rispettosi del personale sanitario e conformi alle caratteristiche dell’ambiente ospedaliero. Il/la nurse in charge provvede anche a comunicare che il richiamo sarà annotato in cartella e che copia scritta del provvedimento, predisposto dal dirigente infermieristico (divisional manager) sarà consegnata in breve tempo.

Il consultant, ovvero il medico responsabile del paziente, viene contestualmente informato della decisione, e lo stato mentale del paziente/visitatore al momento dell’episodio in cui si è menifestato il comportamento inaccettabile viene riesaminato accuratamente, per valutare la concomitanza di condizioni psicologiche in grado di giustificare e scusare la condotta.

In carenza di valide motivazioni, si procede con la definitiva emissione del formal warning e il destinatario viene invitato a firmare un documento denominato – traduco letteralmente – “Conferma della comprensione del richiamo formale scritto per pazienti violenti o abusivi

“. L’atto trova validità anche in presenza di un rifiuto a firmare. Ogni passaggio della procedura deve essere accuratamente annotato in cartella e, come nei casi delle sanzioni più gravi, deve essere compilato un rapporto dell’incidente, per mezzo del sistema informatico.

La yellow card costituisce la prima forma di escalation e rappresenta, in sostanza, un ultimatum al paziente/visitatore della validità di 12 mesi, durante i quali ogni ulteriore condotta violenta o abuso comporterà l’emissione della red card. In questa circostanza, anche il general practitioner, ovvero il medico di famiglia, viene informato della sanzione. Il cartellino giallo viene emesso da un manager di livello elevato (senior) della struttura ospedaliera e, come vedremo anche nell’ipotesi della red card, il responsabile può appellarsi per chiedere la sua rimozione. Al termine dell’anno, e in assenza di altri episodi negativi, il comitato etico (clinical ethics group) del Trust provvede d’ufficio alla cancellazione della sanzione.

La red card, il cartellino rosso, è infine proprio ciò che traspare dalla sua denominazione: il paziente/visitatore viene, di fatto e di diritto, espulso dalla struttura ospedaliera e riammesso solo in circostanze di emergenza, per ricevere assistenza in pronto soccorso, in presenza di un addetto della security. Qualunque riavvicinamento, in assenza di un’emergenza clinica, comporta l’obbligo per il personale ospedaliero (informato della red card, che è inserita nel fascicolo elettronico o cartaceo del paziente) di chiamare i servizi di sicurezza o anche la polizia per richiedere l’immediato allontanamento.

La red card viene emessa dal chief executive,  il manager più alto in grado del Trust, e non necessariamente costituisce il frutto di un’escalation successiva alla pregressa adozione di un formal warning o di una yellow card, ma può essere diretta (proprio come nel calcio), a fronte di condotte particolarmente gravi. Oltre a essere espulso dal Trust, il paziente viene informato su modalità alternative di accesso alla cura presso altre strutture.

Qualora non fosse possibile praticare altre opzioni di cura in sedi diverse, il destinatario della red card continuerà a ricevere assistenza presso lo stesso ospedale, ma sempre in presenza di un addetto alla sicurezza, al fine di proteggere il medico o l’infermiere. Anche la sanzione del cartellino rosso può essere appellata attraverso la procedura prevista per i reclami dell’utenza (complaint process) e ha una validità di 12 mesi, cessati i quali, in assenza di altri comportamenti abusivi, viene cancellata d’ufficio dal comitato etico del Trust.

Come si può notare, nulla di nuovo sotto il sole: ancora una volta la sanità italiana, consapevolmente o meno, sta tentando di implementare procedure già sperimentate con successo nel Regno Unito, a riprova che l’NHS, più di ogni altro sistema sanitario al mondo, deve costituire un punto di riferimento per l’importazione di modelli organizzativi di provata efficacia.

Luigi D’Onofrio

 

Redazione Nurse Times

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