Sono proprio le vacanze i momenti più a rischio: le attività all’aperto come trekking, campeggio, nuoto comportano un rischio maggiore di essere punti da insetti, in particolare da imenotteri come vespe, api, calabroni. Secondo una ricerca americana, tra il 56% e il 94% dei bambini vengono punti almeno una volta nella loro vita. E talvolta con conseguenze serie.
“Le reazioni avverse al veleno di imenotteri riguardano percentuali che vanno dallo 0,3 fino al 3,6% dei pazienti in età pediatrica – spiega il professor Michele Miraglia del Giudice, presidente della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (SIAIP) e professore di Pediatria e Allergologia e immunologia Pediatrica all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli –. La prevalenza di reazioni sistemiche, come orticaria, rossore, prurito, pomfi, gonfiore alle palpebre o alle labbra va dall’1 al 3%. E riuscire ad identificare l’insetto pungitore è importante per il percorso diagnostico-terapeutico”.
“Le reazioni più frequenti sono di tipo locale – spiega il professor Miraglia del Giudice –. A seguito delle punture di imenotteri normalmente si verificano arrossamento, gonfiore, dolore e prurito. I sintomi possono durare diversi giorni. Le reazioni locali estese di solito si sviluppano da 6 a 12 ore dopo una puntura, aumentano di dimensioni per 24-48 ore e durano da cinque a 10 giorni o più. Di solito richiedono solo un trattamento sintomatico con impacchi freddi, analgesici orali e/o antistaminici orali e/o con steroidi locali per l’eritema e l’infiammazione”.
La prevenzione primaria non è possibile. “L’insorgenza di reazioni gravi al veleno non è prevedibile in nessuna fascia d’età – spiega la dottoressa Angela Klain
, JM SIAIP e AIF in Pediatria presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” –. Può succedere per la prima volta a chi non aveva mai manifestato questi problemi. Non ci sono test predittivi ma possiamo affermare che in età adulta il rischio di reazioni gravi è molto maggiore che nei bambini, la sensibilizzazione aumenta con l’età, con l’esposizione a frequenti punture, uso di alcol, problemi cardiovascolari e utilizzo di farmaci come beta bloccanti o ace-inibitori”.“Dall’1 al 3% dei bambini può manifestare una reazione allergica alle punture di insetti, che può variare da lieve a pericolosa per la vita, con comparsa di segni/sintomi da locali a sistemici: cutanei, gastrointestinali, respiratori, neurologici e cardio-vascolari – continua la dott.ssa Cristiana Indolfi, pediatra allergologa presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli e segretaria SIAIP – La manifestazione clinica più grave delle reazioni allergiche IgE mediate è l’anafilassi. In questo caso, è necessario portare il bambino al Pronto Soccorso, dove i medici praticano iniezione di adrenalina intramuscolo. In tutti i pazienti con anamnesi di reazione sistemica a veleno di imenottero si raccomanda l’invio ad un centro allergologico specialistico”.
Gli esperti concordano nella necessità di immunizzare. “L’ immunoterapia specifica, più comunemente chiamata ‘vaccino’, con veleno di imenottero è l’unica terapia in grado di cambiare la storia naturale di questo tipo di patologia – conclude il dottor Giulio Dinardo, JM SIAIP e AIF in Pediatria presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” –. E va assolutamente consigliata ai genitori di bimbi che hanno manifestato reazioni gravi a una puntura di insetto”.
Nell’attesa della valutazione specialistica allergologica pediatrica è importante prevenire il rischio di un’ulteriore reazione grave, prescrivendo un piano terapeutico comprendente anche l’adrenalina autoiniettabile. E proteggere il bambino con regole semplici quanto importanti.
Redazione Nurse Times
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