La ricerca di un lavoro per gli infermieri italiani è diventata un vero inferno.
Partiamo dai più ambiti concorsi pubblici dove, come le ultime esperienze in ordine cronologico dimostrano, più di 16000 partecipanti si sono mobilitati da tutta Italia, a volte per un singolo posto di lavoro disponibile (vedi concorso ESTAR in Toscana).
L’altissimo numero di domande, senza precedenti, ha costretto gli enti organizzatori a effettuare delle prove preselettive, con lo scopo di ridurre notevolmente il numero di partecipanti al concorso vero e proprio, circa 1500, ma a volte anche meno.
Fin qui tutto bene, se non fosse che gli argomenti dei test preselettivi, spesso non meglio definiti dall’ente organizzatore, più che domande sulla professione, sulla preparazione universitaria, sulle conoscenze che ci si aspetta da un professionista laureato, sembrano domande uscite dai programmi televisivi condotti da Mike Bongiorno buonanima. Logica, storia, arte, fisica, matematica, invece di argomenti quali metodologia del processo del nursing, nursing clinico, tecnica di somministrazione di farmaci, farmacologia, igiene, infermieristica in area critica, medicina e chirurgia, prevenzione, educazione sanitaria… come se sapere dove è custodita la Gioconda, fosse importante nel selezionare infermieri competenti e responsabili.
A questo si aggiunge il fatto che infermieri disoccupati, in tempi di crisi, oltre alle spese da sostenere per raggiungere il luogo del concorso (spesso difficilmente raggiungibile con mezzi pubblici), siano costretti a pagare il costo della tassa di partecipazione al concorso, di solito intorno alle 10,00 Euro, sempre accompagnata dalla dicitura: << …in nessun caso rimborsabile…>>. Come se le tasse che paghiamo ogni anno non fossero già abbastanza, come se arrivare a fine mese per un disoccupato non fosse già un problema e così via… per non parlare dell’uso che si fa di questo contributo, ad esempio finora mai usato per creare collegamenti gratuiti dalle stazioni dei trasporti pubblici al luogo della prova.
Idem per gli avvisi pubblici…da quando essere residente nella regione che indice l’avviso, aver svolto tirocinio universitario in regione o aver svolto servizio presso le asl della regione, è un requisito in grado di dare punteggio al pari di specializzazioni, master, attestati, esperienze lavorative identiche ma svolte in regioni diverse…. la preparazione di un infermiere Milanese è diversa da quella di un infermiere Siciliano?
Per non parlare degli avvisi proposti dal Trentino Alto Adige, dove per escludere chiunque non sia della regione, richiedono come requisito fondamentale il patentino di doppia lingua
Giungiamo al privato…per lavorare nel privato, di solito basta presentare un curriculum vitae, il certificato di laurea e il certificato di iscrizione All’albo Professionale… Bene….più di 150 curricula inviati in 2 mesi in tutta Italia, neanche una risposta per dirmi: <<Il tuo curriculum è arrivato, lo valuteremo e prenderemo una decisione>> oppure <<No grazie, non ci interessa>>.
E’ troppo chiedere rispetto per chi cerca dignitosamente un lavoro? Considerazioni personali a parte, oggi il privato è dominato dalle cooperative sociali, agenzie interinali e simili… cosa hanno da offrire?
…e non capisco come ciò possa essere legale, senza rimborso spese per le prestazioni a domicilio. Liste d’attesa nelle agenzie interinali completamente ignorate, vengono chiamati a giro sempre gli stessi… insomma contratto di schiavitù legalizzato, precariato autorizzato, impossibilità di farsi una vita. Per non parlare degli ospedali che utilizzano le cooperative per sopperire alla carenza di personale…con tanti infermieri a spasso, perché non assumere in maniera diretta? Forse costa meno? Forse si scaricano i rischi? Perché mai dovrebbero indire un concorso allora…
La libera professione…aprire una partita iva in Italia, senza una sicurezza continua della presenza di clienti, pagarsi un’assicurazione indispensabile per lavorare (operiamo con la vita delle persone), non essere tutelati in caso di malattie e infortuni, pagare il 33% di tasse…dov’è la convenienza? Boh…
Simone Gussoni
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