FIRENZE – L’ultima frontiera del rischio per un infermiere è rappresentata dall’aggressione con tanto di furto. Una doppietta, si trattasse di una partita di calcio, per la quale non c’è da esultare ma, al contrario, far salire l’allarme per chi opera soprattutto nei presidi di urgenza/emergenza. L’ultimo episodio arriva da Empoli dove un paziente ha rubato un’ambulanza dandosi alla fuga: vicenda che, se mai ce ne fosse ancora bisogno, “conferma il rischio estremo corso da operatori del soccorso sanitario territoriale” come denunciano dall’Ipasvi di Firenze.
Così torna di estrema attualità la questione sicurezza soprattutto per chi opera nei pronto soccorso e nel servizio di emergenza 118. Intanto il Collegio fiorentino prova ad offrire una chiave di lettura di quanto accaduto a Empoli: una spiegazione dell’episodio va cercata in una “carenza nei protocolli operativi congiunti di intervento tra 118 e forze dell’ordine”. Ma, a giudizio dell’Ipasvi di Firenze, ci sono anche un paio di quesiti che meriterebbero risposta: “Perché su un paziente psichiatrico (protagonista di questa assurda vicenda n.d.r.) noto e violento non sono state inviate prima o, quantomeno contemporaneamente, le forze dell’ordine? I mezzi del 118
– è l’analisi dell’Ente ordinistico degli infermieri – da soli non hanno la possibilità di contrastare e, tantomeno, il potere di contenere chi esercita atti violenti”.La seconda questione è di ordine sanitario-legislativo: “La gestione del paziente psichiatrico violento – ricordano dall’Ipasvi di Firenze – è ad oggi uno dei pochi ambiti in emergenza territoriale sui quali la figura dell’infermiere, da sola, non ha possibilità concrete di intervento in quanto non può effettuare sedazione né, tantomeno, formulare proposta di trattamento sanitario obbligatorio”. A volerla semplificare, gli infermieri hanno le mani legate così da rischiare di subire aggressioni come quella avvenuta ad Empoli, dove il danno è stato aggravato dal furto dell’ambulanza da parte del paziente psichiatrico.
Stando alla denuncia dell’Ipasvi di Firenze, quanto accaduto pochi giorni non sarebbe l’unico caso. “Al collega vittima dell’aggressione manifestiamo la nostra solidarietà, ma da tempo denunciamo con forza il ripetersi di situazioni critiche molte delle quali non arrivano alla cronaca”. La soluzione per evitare che storie di questo tipo si ripetano? “Bisogna colmare le carenze procedurali per garantire sicurezza e serenità nell’esercizio professionale a chi tutela diritti fondamentali dei cittadini” propone l’Ipasvi di Firenze.
Salvatore Petrarolo
Foto: web
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