Prevenzione

Morbillo, è davvero una malattia banale? Lasciamo parlare i dati. Questa la situazione in Italia

 

Le segnalazioni di casi per questa malattia sono arrivate da 18 Regioni su 21. Con l’aumentare delle coperture vaccinali, dall’inizio degli anni 2000, l’ampiezza dei picchi si è ridotta considerevolmente

Di Dio ci fidiamo, tutti gli altri portino i dati” diceva Walter Deming (ingegnere, saggista, docente), a buon diritto considerato il fondatore del movimento della qualità.

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Questa frase di Deming ci indica la via maestra da seguire, quella dei fatti e non quella delle opinioni, sebbene sia difficile, come vedrete provare a farlo.

I dati ci dicono che in Italia è in corso una vera e propria epidemia di morbillo e, checché se ne pensi, non si può banalizzare il problema con sterili chiacchiere da bar dello sport, o peggio ancora, minimizzare gli effetti di una patologia che non è così innocua come molti vorrebbero farci credere.

I dati sono allarmanti. Basta collegarsi al sito del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità.

I dati riportati nell’ultima infografica, che copre il periodo dal 1 gennaio 2017 al 2 luglio 2017, ci dicono che sono stati segnalati 3346 casi dall’inizio dell’anno, di cui due decessi;

Inoltre, quasi tutte le Regioni (18 su 21) hanno segnalato casi, ma il 90% proviene da sette regioni, che sono Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia, l’88% dei casi era non vaccinato e il 7% aveva ricevuto una sola dose; l’età mediana dei casi è pari a 27 anni. La maggior parte dei casi (73%) è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni; il 35% dei casi ha avuto almeno una complicanza; il 40% dei casi ha richiesto il ricovero in ospedale; 252 i casi segnalati tra operatori sanitari.

Sempre, secondo il Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, ci ricorda che “le complicazioni sono relativamente rare, ma il morbillo è pur sempre responsabile di un numero compreso tra le 30 e le 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infiammazioni del cervello). Si riscontrano più spesso nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse.”

Anche l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), il Centro per la Prevenzione ed il Controllo delle malattie infettive europeo, ci ricorda che il morbillo è una malattia altamente contagiosa, più di quanto si possa pensare, e che non riguarda solo i bambini: “Una persona con l’influenza, per esempio, può contagiarne altre 4 mentre una con il morbillo può arrivare a contagiarne altre 18 persone. La più efficace protezione contro questa malattia è la vaccinazione

”.

Dal 1970 alla fine degli anni ’90 il morbillo ha presentato il tipico andamento ciclico con picchi epidemici molto elevati. Con l’aumentare delle coperture vaccinali, dall’inizio degli anni 2000, l’ampiezza dei picchi si è ridotta considerevolmente, come ci dimostra il grafico qui di seguito allegato.

 

Epicentro

 

E’ di pochi giorni fa, lo ricordiamo, l’approvazione da parte delle Commissioni Bilancio e Sanità del Senato dell’emendamento della relatrice Patrizia Manassero (Pd) che porta a dieci le vaccinazioni obbligatorie, e tra queste è compresa quella contro il morbillo.

L’elenco delle vaccinazioni obbligatorie è il seguente: anti-poliomielitica; anti-difterica; anti tetanica; anti epatite B; anti pertosse; anti-Haemophilus influenzale tipo b; anti-morbillo; anti rosolia; anti parotite; anti varicella.
A queste se ne aggiungono quattro “raccomandate” e cioè l’anti-meningococcica B, C, e l’anti-pneumococcica e l’anti-rotavirus.

In questo articolo non abbiamo voluto dare conto del dibattito che c’è non solo nelle aule parlamentari, ma nel Paese.

Questi dati sono allarmanti, tanto più se si considera che ad essere colpiti sono i più fragili, a cui viene negata la possibilità di un successo terapeutico se nel frattempo stanno lottando contro qualche altra patologia, come quelle tumorali, ad esempio, come la cronaca di queste ultime settimane ci dimostra.

Il diritto alla salute versus il diritto alla libera scelta. Può mai un diritto escludere l’altro?

Probabilmente, quando il diritto di uno, alla libertà di scelta, intacca il diritto alla salute di altre 18 persone, allora la risposta è sì.

Ma questo più che un fatto è un’opinione e come tale va considerata.

Ciò che conta sono i dati di evidenza scientifica e le leggi di questo Stato.

Un ultimo dato per chiudere il cerchio su questa malattia, vi è stato un incremento del 500% dei casi in questo primo scorcio di anno (2017) rispetto al precedente (2016).

Di dati su cui riflettere ne abbiamo molti, e da questi bisogna partire per intavolare una discussione seria sul perché sia venuta meno, nel nostro Paese, la copertura vaccinale per molte malattie che credevamo fossero sparite.

Rosaria Palermo

https://www.epicentro.iss.it/problemi/morbillo/Infografica2017.asp

 

 

 

 

 

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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