Milano, l’infermiere “deve anche pulire la sala medica, compreso il pavimento”

Dopo il nostro articolo sul “CHI FA COSA”, elenco di compiti (tra cui sostituire l’OSS ed espletare mansioni domestico alberghiere, VEDI) apparso in una medicheria dell’ospedale Niguarda di Milano, in tanti ci stanno scrivendo per raccontarci le loro esperienze

Dopo il nostro articolo sul “CHI FA COSA”, elenco di compiti (tra cui sostituire l’OSS ed espletare mansioni domestico alberghiere, VEDI) apparso in una medicheria dell’ospedale Niguarda di Milano, in tanti ci stanno scrivendo per raccontarci le loro esperienze

Vissuti che, purtroppo, non fanno altro che confermare come in tutto il paese, compreso il più ricco ed efficiente “Nord”, la realtà quotidiana degli infermieri italiani sia molto, ma molto lontana dal concetto di “professione”. Soprattutto nelle realtà più piccole, private, in cui i controlli sono un’autentica chimera e denunciare i soprusi equivale a perdere il posto di lavoro.

Stavolta, a parlarci delle umiliazioni cui la nostra categoria è soggetta, è il coordinatore infermieristico di una casa di cura lombarda; al quale, per ovvi motivi, abbiamo deciso di garantire l’anonimato:

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“Ciao Alessio, ho appena terminato la lettura del tuo post riguardante gli infermieri di Niguarda e il famigerato elenco del ‘CHI FA COSA’… purtroppo, io lavoro in una realtà privata dove, in un reparto di 16 pazienti, ho a disposizione due infermieri per turno e un infermiere generico al mattino

, dal lunedì al sabato.

Di OSS nemmeno l’ombra… o meglio: ci sono, ma sono in carico nel reparto in cui la coordinatrice è al contempo la responsabile del Servizio Infermieristico… tanto per dirtene una, l’infermiere durante il turno del mattino deve anche pulire la sala medica, compreso il pavimento.

Come vedi, la realtà milanese non è esente da grossi scheletri nell’armadio… io, nel mio piccolo, ho provato a ribellarmi; ma in una realtà così piccola, se non ti sta bene ti mettono alla porta. E con i tempi che corrono, non ho ancora trovato un’alternativa valida.

Ho sentito il dovere di condividere con te questo mio sfogo e come ben capirai, non posso permettermi il lusso di denunciarlo pubblicamente… mi farebbe molto piacere avere un tuo riscontro.”

Cara collega… il mio riscontro, privato, lo hai avuto. Ed ora non posso fare a meno, d’accordo con te, di divulgare quest’ennesimo ignobile scempio ai danni di quella che, da ben 23 anni, dovrebbe essere una professione. Intellettuale, per giunta.

Alessio Biondino

Redazione Nurse Times

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