Massimo Randolfi

SHC: “Ecco come chiamare la nuova figura dell’oss”

Egregio Direttore,
apprendiamo con molto piacere che la Presidente Fnopi Dott.ssa Mangiacavalli nell’osservatorio organizzato da Anaste (video YouTube in allegato al min. 01.10) abbia espresso le riflessioni della federazione migep e di Shc oss sull’individuazione di una nuova figura che vada a compensare l’operato dell’infermiere, riconoscendo l’utilità dell’infermiere generico. Interessante, quanto indicato: che la nuova figura deve far parte dell’ambito sanitario, ma che NON è il super/OSS tanto citato, ritenendo che la denominazione potrebbe essere (aiuto infermiere). Rilevando nell’intervento della Dott.ssa Mangiacavalli il bisogno di archiviare definitivamente la perniciosa teorizzazione dell’infermiere “unico e polivalente”, e che bisogna coprire il vuoto assistenziale.

A questo punto appare inadeguato la proposta elaborata dalla Regione Veneto e Lombardia sul Super oss o Vice Infermiere appoggiata dagli Opi Regionali, e quello presentato dalle Regioni sulla revisione del profilo dell’OSS dove il testo in esame non apporta nessuna miglioria al profilo dell’operatore socio sanitario, lasciando inalterate le dinamiche fin qui adottate dal lontano 2001.

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A questo punto bisogna proseguire nel perfezionamento formativo e comportamentale di un nuovo profilo professionale che collabori con gli infermieri e gli altri professionisti della salute nella tutela della salute individuale e collettiva, e non possiamo accettare che l’oss sia relegato ai minimi termini come ha precisato la stessa Dott.ssa Mangiacavalli.

La Nuova figura deve nascere da una formazione di 1500 ore di base sanitaria, un diploma di qualifica, un registro nazionale obbligatorio, tutto attraverso un istituto socio sanitario. Come sindacato Shc si ritiene che debba essere sulla base del sistema francese (assistente infermieristico).

Ci sono voluti 23 anni per capire che si era creato un vuoto legislativo dall’approvazione delle leggi 42/99, 251/00, 43/2006, 1/202, anche il titolo V della costituzione non ha di certo aiutato a invertire la tendenza.

Speriamo che non si tratti della solita riqualificazione in massa di OSS – OSSFC in “UGO”, ma un percorso formativo attraverso una selezione dall’interno degli OSS – OSSFC ma anche a regime dall’esterno con nuove generazioni motivate a questa nuova scelta professionale recuperando anche le vecchie figure esistenti (infermiere generico – puericultrice).

Una figura, che serve dopo i vari mutamenti intervenuti nel paese, quello di un’assistenza di qualità formativa con miglioramento delle condizioni sociali dello stesso cittadino in quanto bisogna ripensare a rivedere l’organizzazione assistenziale socio sanitaria e ripensare che non può una sola figura farsi carico della persona. In questo modo dopo 23 anni si potrebbe operare in un’unica linea comune e condivisa anche in risposta a quanto previsto nel PNRR e nel DM 77.

Come deve essere completata la nuova figura?

Ci sono voluti 23 anni per capire che si era creato un vuoto legislativo con la legge 42/99, senza nulla togliere alla politica infermieristica, dove con la legge 42/99 era tolto la dicitura“ausiliarietà” è ha emarginato le figure dell’infermiere generico e della puericultrice e altre professioni, creando un vuoto assistenziale, portando notevoli disparità e disuguaglianze fra tutte le professioni esistenti, dove il collegio (Ipasvi) ora Fnopi si è sempre messo di traverso ogni qualvolta che la federazione migep cercava di dare una svolta a queste professioni, richiamando l’attenzione di tutti le istituzioni che le normative europee indicavano che tutte le professioni dovevano essere rivalutate. Abbiamo sempre evidenziato che non poteva una sola figura ottemperare all’assistenza del cittadino, qualsiasi azione legislativa per migliorare la salute della popolazione non può che partire dalla difesa del SSN, che oggi è messo in discussione da una politica di tipo privatistica.

Dall’approvazione delle leggi 42/99, 251/00, 43/200 6  il sistema assistenziale è stato sottoposto a una serie di modifiche che hanno indebolito le professioni esistenti fino ad arrivare a registrare un visibile peggioramento nell’assistenza delle fasce più deboli. Anche il titolo V della costituzione non ha di certo aiutato a invertire la tendenza, portando le regioni accentuare le disparità tra le stesse professioni e le prestazioni verso i cittadini più deboli.

Molti Stati Europei hanno rivalutato le professioni dandogli il giusto valore, in Italia il collegio Ipasvi ora Fnopi ha pensato di dare una svolta a una sola figura (l’infermiere), utilizzando la politica e i sindacati come freno all’evoluzione delle altre figure. Una politica umiliante per tutto il sistema assistenziale che ha creato un vuoto assistenziale tra l’infermiere e altre figure assistenziali (ota, asa, osa, adest, oss ecc). 

La grande disfunzione della carenza infermieristica ha prodotto una situazione insostenibile, svilita da abuso di professione, con aumento di competenze infermieristiche verso altre figure, e dalla mancanza di riconoscimento dell’oss fortemente penalizzata da normative dove viene a mancare il rapporto numerico tra oss, infermieri e pazienti.

Tra il 2010/2012 nel “Tavolo Ministero-Regioni su ruolo, funzioni, formazione e programmazione del fabbisogno dell’operatore socio sanitario

 emerge la necessità di individuare una figura intermedia, spinta fortemente dalla federazione migep oss, che poneva una valorizzazione della figura dell’oss, la stessa IPASVI (ora FNOPI), avanzava vista l’attenzione dai rappresentanti del Ministero della Salute, ma non da quelli del Coordinamento delle Regioni, una proposta in linea con quello presentato dal migep nel 2004.  

La proposta dell’Ipasvi: proponeva di far evolvere l’oss e l’oss con funzioni complementare in un nuovo profilo professionale “Cooperatore Socio sanitario (CoSS)” che rilegava l’oss nel tecnico con limitazioni di evoluzione.

La federazione migep proponeva un ampliamento al testo definendo la nuova figura “assistente sanitario o aiuto infermiere” con modalità ampie sia nella formazione e nelle competenze. Peccato che non ci fu interesse da parte delle Regioni nel cogliere questa disponibilità, né da parte della professione infermieristica a valutare quanto la federazione migep oss aveva analizzato sul loro testo; disattenzione, è un eufemismo ovviamente che in questi anni è costata sotto ogni punto di vista non solo economico, ma anche funzionale verso l’assistenza di base, sembrerebbe, che questa disattenzione venga meno anche oggi.

Oggi la poca affluenza alla formazione infermieristica universitaria, il ciclo produttivo sulla tutela e sviluppo della salute, la conquista dell’inserimento dell’OSS nell’area delle professioni sociosanitarie e nel ruolo socio sanitario, ha portato a riflettere su una figura intermedia, ed è importante definire questo nuovo profilo professionale nelle modalità con cui si definisce da 23 anni in altri Stati europei, cioè assistente infermieristico o aiuto infermiere?

Come sindacato Shc si ritiene che debba essere sulla base del sistema francese (assistente infermieristico).

L’oss dopo questa pandemia non è più nella fase di assistenza e igiene ma nella prima fase del processo assistenziale infermieristico, quindi, senza veli, nella prima fase di base di tale ciclo produttivo che oggi ha una fase successiva quella ordinaria e diffusa dell’infermiere.

L’emancipazione dell’oss e mantenerlo nel ruolo tecnico è una vera contraddizione: un profilo d’interesse sanitario ma collocato nel ruolo tecnico dove gli vengono negate le leggi di stato; un mistero della Repubblica che non applica le norme senza spiegazione com’è stato per la 502/92, la legge 3/18 che chiariva “che l’OSS è un componente dell’equipe assistenziale, insieme agli altri professionisti sanitari e sociosanitari” quindi non è un operatore di “supporto” ma un operatore che nel proprio ambito di competenze interviene nel ciclo produttivo sulla tutela e sviluppo della salute al cittadino inserendolo il profilo tra quei dipendenti del SSN; senza contare la legge sul ruolo socio sanitario anch’esso disatteso.

In tutti questi anni la nostra organizzazione sindacale chiedeva un ragionamento aperto sulla nuova figura con linee e principi chiari, elementi che andavano a modificare uno dei punti che non si vuole ragionare, (formazione), trovando una chiusura totale da tutte le istituzioni poiché legati al pensiero della fnopi.

Apprendiamo con molto piacere che la Fnopi abbia accolto le riflessioni del Migep e di shc dopo varie negazioni, affermando che bisogna coprire il vuoto assistenziale attraverso l’individuazione di una nuova figura che vada a compensare l’operato dell’infermiere.

Riteniamo che devono esserci punti chiari:

  • Una figura a livello nazionale e non parcellizzato da regioni a regioni.
  • Una figura sanitaria che copre tutti i settori pubblici che privati
  • Competenze chiare
  • Riconoscimento contrattuale ed economico e giusto collocamento
  • Formazione ecm
  • Diploma di qualifica
  • Scuole sanitarie attraverso istituti socio sanitari
  • Un osservatorio nazionale per ragionare sulle varie modalità.

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L’intervento della presidente della Fnopi, Barbara Mangiacavalli (min. 1.05)

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