Lavoro

Mancano all’appello 47.000 infermieri in Italia: a rischio l’assistenza

Pubblicato qualche giorno fa il resoconto della FNC IPASVI sul numero degli infermieri in Italia. Dalle stime, in Italia sono 47.000 gli infermieri che mancano. Secondo la FNC IPASVI, carenza di infermieri equivale a dire “mettere a rischio l’assistenza ai pazienti”

Secondo l’analisi effettuata dalla FN IPASVI mancherebbero per garantire un’assistenza adeguata al paziente all’incirca 47.000 infermieri. Eppure non si direbbe dato che lo Stato sono anni che ha bloccato turn over, concorsi e assunzioni.

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Solamente negli ultimi 5 anni gli infermieri “scomparsi”, probabilmente fuggiti verso un Paese che sappia dare loro opportunità lavorative, economiche e riconoscimenti professionali, sono circa 7.500. Le Regioni maggiormente più colpite da questa carenza, sono tutte quelle Regioni che sono state commissariate o che devono adempiere agli obblighi dei Piani di Rientro, tra cui Campania, Lazio, Calabria.

Non solo abbiamo assistito in questi anni una diminuzione del personale in servizio. Non solo coloro che hanno avuto la “fortuna” di essere assunti sono costretti a fare doppi turni, a volte massacranti per garantire assistenza al paziente (perché dai che le normative Europee ribadiscono che i professionisti non debbano fare doppi turni oppure debbano avere 11 ore di riposo tra 1 turno e l’altro, ma un professionista che ha l’obbligo del cambio a vista, non può lasciare i propri pazienti da soli senza assistenza). Inoltre il lavoro è aumentato. Qualcuno direbbe “Anche i soldi in saccoccia“.

Eppure dalle stime dello stesso FNC IPASVI, gli infermieri si ritrovano in busta paga, in media, 70 euro di meno rispetto a 5 anni fa.

Quindi in poche parole: Meno personale, più lavoro, meno soldi e meno riconoscimento. Che gran bell’affare.

Non si ha nessuna progressione retributiva oramai da qualche anno, si percepiscono meno soldi seppur il costo della vita sia aumentato. Problema minore sapendo, che ad oggi, tanti sono i colleghi che sono costretti a dover lavorare con partita iva quando liberi professionisti non sono.

La libera professione dovrebbe essere utilizzata in maniera saltuaria, ma i nostri “liberi” professionisti non lavorano di certo in maniera saltuaria. La libera professione all’interno delle strutture ospedaliere è solo una maniera di garantirsi il personale necessario senza dare loro gli stessi diritti dei dipendenti strutturati (Piatto che fa gola agli stessi dirigenti infermieristici che, grazie alla posizione che ricoprono, ne abusano. Eppure dovrebbero rappresentare i professionisti che salvaguardano la professione

). Se è vero che la libera professione è nata con lo scopo di chiamare in servizio in maniera saltuaria dei professionisti, allora perché si continua ad assumere infermieri con partita iva chiedendo loro una turnazione fissa? Un piano ferie? Non possono non dare la non disponibilità all’ultimo momento ma devono sempre sentire il parere del coordinatore e della direzione infermieristica?

Eppure le stime parlano chiaro MENO 47.000 INFERMIERI.

Eppure si continua a tener bloccati i concorsi e il turn over. Eppure si emanano leggi di stabilità dove proibiscono di effettuare nuovi concorsi pubblici, ma di accedere alle graduatorie di 10 anni fa.

Cosa si ottiene? Si ottiene sicuramente un risparmio di spesa. Ma il risparmio di spesa è sinonimo di efficienza ed efficacia? Di certo non si ottiene un numero maggiore di personale in corsia, perchè se ci si limita a pescare da vecchie graduatorie, Si ottiene che alla fine chi continua a girare all’interno degli ospedali sono solamente coloro che fanno già parte del SSN, non dando nessuna possibilità a nuove assunzioni.

Eppure continuiamo ad osservare concorsi pubblici per 1 infermiere nel quale si presentano 20.000 persone. Una presa in giro, dato che spesso i concorsi servono solo ad ufficializzare l’assunzione di qualche dipendente assunto per chiamata “diretta”.

Tutti dicono che mancano infermieri, ma in questi anni poco è stato fatto, per sopperire alla carenza di questa categoria.

Avere 47.000 infermieri comporta doppio rischio.

  1. Da una parte nei confronti del paziente: diversi sono gli studi internazionali che ribadiscono che avere scarsità di infermieri aumenta del 20% il tasso di mortalità.
  1. Dall’altra parte nei confronti degli infermieri: infatti diverse sono le conseguenze per gli infermieri che sono costretti a fare lavori a turni, per non parlare dei turni massacranti, lunghe e mancati riposi.

Eppure la cosa paradossale che c’è ancora chi in Parlamento ritiene che l’infermiere non debba far parte delle professioni usuranti.

Di certo il disavanzo negativo della Sanità Italiana non lo hanno provocato e tantomeno voluto i tanti infermieri e professionisti che non ricoprono figure apicali.

A cura di

Gianluca Pucciarelli

 

Bibliografia

NurseTimes. “Ipasvi, infermieri troppo pochi per garantire sicurezza ed efficienza nei servizi: ne mancano 47mila”. Avaible su Ipasvi, infermieri troppo pochi per garantire sicurezza ed efficienza nei servizi: ne mancano 47mila

 

Gianluca Pucciarelli

Infermiere di Neuro-riabilitazione. Dopo aver conseguito la Laurea Magistrale in Scienze infermieristiche si è iscritto al dottorato di Ricerca presso l'Università di Tor Vergata. Dottorando ricercatore la cui linea dottorale è quella di studiare la Qualità di vita delle famiglie italiane affette da Ictus cerebrale

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Gianluca Pucciarelli

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