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Lusy e la musica. Storie di infermieri

Lei si chiama Lusy Pedone, giovane infermiera pugliese, con la passione per la musica protagonista come cantautrice di un video musicale che sta spopolando sul web.

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Lusy si presenta ai lettori di Nursetimes.

Quando è nata la tua passione per la musica?  

La mia passione per la musica credo sia nata con me. Non ricordo un momento particolare in cui ho scoperto di amare la musica. Credo di averlo sempre saputo. I racconti dei miei di quando ero piccina confermano. Infatti sin dai tempi dell’asilo le mie maestre per farmi smettere di piangere mi facevano sedere davanti al giradischi per ascoltare musica.

Un altro episodio che conferma la mia passione innata per la musica sempre risalente al mio periodo d’infanzia quando a meno di un anno già riconoscevo il 45 giri della Carrà, appena i miei me lo facevano ascoltare. Ho sempre amato la  musica portandola con me sempre, come compagna di vita e di emozioni. L’altra mia passione è scrivere, l’ho sempre fatto, dappertutto, qualsiasi cosa: emozioni, pensieri, anche esperienze di vita. 

 

Il tuo essere INFERMIERA come si concilia con la tua passione per la musica e la scrittura?

Scrivere è il mio senso di libertà. Il mio carattere insicuro e timido non mi ha fatto far molto, qualche concorso qua e là ma nulla più. Poi le circostanze mi hanno portato su strade diverse e io rassegnata, avevo chiuso il mio sogno nel cassetto. Ad un certo punto nella mia vita incontro per caso la professione infemieristica. Mai avrei pensato di fare l’infemiera, decido di intraprendere questa professione, anche per necessità economiche, avendo una famiglia da portare avanti con un lavoro più sicuro. Ovviamente i pronostici sull’occupabilità di questa professione sono oggi tutti ribaltati, e lo spettro della disoccupazione ha colpito duramente anche noi infermieri, facendo venir meno quelle aspettative occupazionali.

Cosi a 27 anni mi iscrivo all’università. Mi laureo a 30 con il fatidico lavoro che non arriva, la mia profonda delusione ma nella mia testa risuonano le parole di un artista ora noto a tutti ma che io seguivo già da qualche anno Francesco Silvestre: mai smettere di sognare, mai smettere di credere nei propri sogni. Cosi pensò di sfruttare quel periodo senza lavoro per ritrovare tutti i miei fogli le mie canzoni e provarne a darne vita. Come osì seguo le mie passioni. Qualche telefonata qua e la e l’incontro con un giovane e bravissimo compositore di Corato. Nel frattempo il tanto atteso lavoro arriva. E la possibilità economica di un lavoro cosi mi ha dato l’opportunità di investire nei miei sogni, perchè finalmente potevo pensare ai bambini, alla casa alla famiglia e alle mie passioni. La conferma definitiva di aver imboccato la strada giusta credo di averla avuta quando casualmente vengo a conoscenza del concerto dei MODA’ a marzo 2012 in occasione del congresso nazionale IPASVI.

In quel momento ho capito che forse era il destino, che mi portata alla laurea di infemiera. A Bologna ho incontrato per la prima volta Kekko, il mio grande ispiratore, aiutandomi a slegare le ali e iniziare a volare. Da li passo per passo sono arrivata a Milano al Blen studio con cui ho prodotto “FIno alla Follia” mio terzo singolo ma in realtà forse primo vero singolo. Se ho potuto realizzare questo è grazie al mio lavoro, precario, non stabile ma è solo grazie a questo se pian piano potrò portare avanti il mio progetto. Non è semplicissimo gestire tutto. Casa, bambini lavoro e musica. Ma il mio lavoro lo amo. E la musica è sempre con me. A lavoro porto spesso la musica perchè per me è un’inseparabile compagna. Le canzoni le scrivo prendendo spunto dalla mia vita quotidiana, dagli altri, da tutto… scrivere per me è svuotarmi l’anima dove si imbrogliano mille pensieri e mille paure non dette. Spero di far sempre meglio come infermiera e come cantautrice. In fondo in entrambi i casi svolgo la stessa attività, riverso le mie emozioni e cerco di donare me stessa, a lavoro con i miei pazienti, con la musica in ogni nota.

Il brano si intitola “Lucy – fino alla follia”…buon ascolto!

 

Giuseppe Papagni

Redazione Nurse Times

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