“L’infermiera diventa coach”, il libro della collega Iryna

Infermiera in Ucraina, Iryna Yurkovska è arrivata qui in Italia e ha dovuto ricominciare a studiare, per poter riprendere a essere ciò che era nel suo paese. Intanto si è adattata a fare diversi lavori, anche i più umili. Dopo la laurea in Infermieristica, ha iniziato a lavorare e ha continuato a studiare. E ora sta per pubblicare il suo primo libro, “L’infermiera diventa coach – Strategie per aiutare te stesso e gli altri” che sarà disponibile da domani 23 agosto 2018. Iryna è un esempio di volontà e di crescita . Oltre a farle i nostri complimenti, noi di Nurse Times l’abbiamo intervistata

Chi è Iryna? E da dove arriva?

Iryna è una donna, una mamma, una infermiera, una “coach”, una maratoneta e una scrittrice. Sono nata a Truskavets, in Ucraina.

Parlaci del tuo percorso personale e professionale.

Fin da bambina ho coltivato il desiderio di diventare infermiera e di aiutare gli altri. Dopo gli studi scolastici ho frequentato con successo il collegio per infermieri. Nel 1991 iniziai a lavorare in un ospedale pubblico a Truskavets, e più precisamente in reparto di urologia.

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Sono stata lì per un anno, poi ho chiesto il trasferimento in terapia intensiva. Nel frattempo mi sono sposata e mi sono dovuta fermare praticamente subito per la maternità. In quel periodo la situazione economica e politica del mio paese non era un granché. E anche in famiglia non ce la passavamo benissimo.

Così, come capita a tante altre persone nel mondo e a tanti colleghi, ho deciso di emigrare. E ho scelto l’Italia. Il mio titolo di infermiera in Ucraina qui non è riconosciuto e così… Dopo essermi adattata a fare tanti lavori come ad esempio la cameriera, la colf, l’aiuto cuoca e la segretaria, ho deciso che la mia vita non poteva andare avanti così. E che dovevo assolutamente tornare a fare ciò per cui ero nata.

Perciò, nel 2009, mi sono iscritta al CdL in Infermieristica presso l’Università “La Sapienza” di Roma. È stato molto difficile a studiare, lavorare e mantenere la famiglia da sola, ma… Ce l’ho fatta.

Di cosa ti occupi adesso?

Mi sono laureata nel dicembre del 2012 e nel 2013 ho iniziato a lavorare in assistenza domiciliare (ADI ad alta intensità) con un’azienda privata che lavora per alcune ASL di Roma e che assiste soprattutto pazienti affetti da SLA. Con la partita iva, ovviamente. Questo lavoro, a differenza della mia precedente esperienza in Ucraina, mi ha portato nelle case dei pazienti

e… E’ stato tutto diverso.

Hai deciso di studiare ancora…

Durante i primi anni da infermiera ho compreso quando fosse strategico il ruolo che ricoprono le attività dell’ascolto e della comunicazione efficace. Maturata questa consapevolezza, ho deciso di intraprendere un nuovo percorso formativo. Nel 2016 ho perciò iniziato a seguire il percorso professionale MICAP, Master Internazionale in Coaching ad Alte Prestazioni.

Si tratta di un programma di crescita personale che comprende: 1) PNL business practitioner, 2) PNL Master Business Practition, 3) Maratona di Torino o New York in 5 ore, 4) Campo di sopravvivenza, 5) Lezione in aula e esami scritti e orali, 6) Tirocinio, 7) Pubblicazione di un articolo, 8) Pubblicazione di un libro 9) Raggiungimento del peso forma.

E domani, 23 agosto 2018, pubblicherai il libro… Parlacene.

Chi svolge la professione infermieristica e, in particolare, di infermiere a domicilio si trova ad affrontare la doppia sfida di migliorare la qualità della vita non solo del paziente, ma anche dei suoi famigliari. Si tratta di un lavoro cheti porta a operare in casa delle persone, nel loro ambiente più intimo e delicato, ed è per questo che l’ascolto e la comunicazione rivestono un ruolo così importante.

L’empatia, la corretta decodifica dei messaggi nascosti dietro parole e silenzi, la capacità di instaurare un rapporto di fiducia e di dialogare in maniera efficace sono solo alcune delle caratteristiche che mancano nella formazione del personale sanitario, ma si possono sviluppare attraverso il coaching.

La figura del coach, in questo libro, si affianca a quella dell’infermiere completandola con quelle competenze comunicative e relazionali indispensabili per garantire effetti benefici sull’assistito, sulla famiglia e sull’infermiere stesso.

L’infermieristica italiana sta evolvendo, almeno sulla carta. Cosa pensi che sia necessario fare per far sì che venga riconosciuta davvero come professione da media, cittadini e dalle altre figure sanitarie?

È un argomento molto doloroso. Sono tantissimi gli infermieri che non riescono a trovare occupazione e accettano qualsiasi posizione lavorativa, anche pagata pochissimo, senza l’ombra di un contratto. Ottenere un reale riconoscimento del nostro valore professionale sembra qualcosa di ancora molto lontano.

Alessio Biondino

Redazione Nurse Times

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