L’importanza del “benessere organizzativo” in sanità

Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Daniela Laurenti, coach ACC, psicologa, trainer.

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Scrivo in riferimento alla lettera aperta della dott.ssa Rossella De Pilla al premier Conte, contenente una dettagliata proposta di legge sulle mobilità nell’ambiente sanitario e la successiva risposta dell’infermiere Domenico Li Sacchi. Vorrei complimentarmi con entrambi per aver colto l’importanza del “benessere organizzativo” in questo delicato settore lavorativo e soprattutto in periodi di così difficile gestione.

Questa pandemia ha messo in luce moltissime carenze e creato grossi disagi, purtroppo già esistenti, nella gestione del personale sanitario dal punto di vista della mobilità e non solo. La legge che propone la dott.ssa De Pilla sicuramente aiuterebbe a colmare queste lacune e far si che il personale sanitario e in particolare gli infermieri, possano svolgere questo delicato e stressante lavoro (ce ne siamo accorti ancor di più in tempi di covid 19) con più serenità sapendo che hanno la loro famiglia accanto, in particolare chi ha figli minori o disabili.

Come ha fatto notare il sig. Li Sacchi Domenico, che sta elaborando la sua Tesi di Laurea proprio sul tema del “benessere organizzativo”, in fase di ricerca sono emerse in gran numero proprio questo tipo di problematiche. Sappiamo tutti che il benessere organizzativo è una responsabilità del datore di lavoro che dovrebbe promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori in qualsiasi tipo di organizzazione.

Ci tengo a precisare, inoltre, che a maggior ragione nel settore sanitario questo aspetto dovrebbe essere tenuto in primo piano, in quanto il benessere degli operatori sanitari strettamente correlato ad una maggior qualità dei servizi rivolti al paziente. Sappiamo bene che spesso nelle attività lavorative si presentano molte situazioni che possono provocare stress, quali burn-out, mobbing etc. , che sono presenti in particolare  nel settore sanitario. Abbiamo infatti una normativa che obbliga il datore di lavoro a fare un’attenta valutazione dei rischi stress lavoro-correlato. (D.L. 9/4/2008 n. 81, art. 28).

Come coach, mi sento di aggiungere che oltre ad interventi di tipo legislativo sarebbe molto importante poter agire a livello aziendale per avviare un processo di cambiamento organizzativo attraverso il coaching, questa disciplina può cambiare il modo di operare di un’azienda  e renderla decisamente più capace di restare al passo coi tempi e può offrire al suo capitale umano, benefici a lungo termine che nel tempo diventano parte integrante della cultura aziendale.

Infine, considerato che sono stati assegnati oltre 3 miliardi alla sanità dal Decreto Rilancio, sarebbe quindi opportuno, in questo momento, che le regioni prima di stipulare contratti co.co.co, o indire concorsi, emanassero dei bandi di mobilità extra regionali con tempi brevi, con graduatoria a soli titoli, questo comporterebbe anche una riduzione della spesa sanitaria e sarebbe un ottima occasione per permettere al personale di poter ritornare a lavorare nella propria regione. In conclusione sarebbe molto auspicabile che il Governo accettasse l’invito per discutere e cercare di risolvere questo annoso problema.

Daniela Laurenti

 

Redazione Nurse Times

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