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Lezioni di volo per Infermieri aquile che si credono polli

Un uovo d'aquila, messo nel nido di una gallina si schiuse e l'aquila, cresciuta insieme ai pulcini, per tutta la vita fece quel che facevano i polli nel cortile

Un uovo d’aquila, messo nel nido di una gallina si schiuse e l’aquila, cresciuta insieme ai pulcini, per tutta la vita fece quel che facevano i polli nel cortile

Un giorno vide sopra di lei un magnifico uccello: «Chi è quello?», chiese al vicino. «È l’aquila, la regina degli uccelli, ma non ci pensare. Tu ed io siamo diversi da lei». Così l’aquila non ci pensò e morì pensando di essere una gallina.

Il presente articolo nasce e si sviluppa dopo la lettura del libro di Antony De Mello “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” ed. Pickwick libri anno 2010, dove l’autore lancia un appello al lettore per farlo svegliare dal torpore che la vita di tutti i giorni gli dona.

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L’autore ricorda che spesso “la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti”, mentre lavoriamo, siamo immersi nella nostra routine quotidiana, ce ne stiamo addormentati aspettando che qualcosa succeda.

Il suo non è solo un invito, è un grido: “Svegliatevi!”.

Con grande umorismo e tanta semplicità, tra parabole indiane, battute, storielle divertenti, ci porta ad aprire gli occhi, a sbarazzarci delle tante etichette che gli altri ci affibbiano e dietro le quali noi stessi talvolta “o molto spesso” ci nascondiamo, anche per tacite comodità, e a prendere in mano ogni aspetto della nostra vita personale e professionale.

La parola chiave è “consapevolezza” e, attraverso un percorso fatto di brevi capitoli da meditare e di semplici esercizi, ci conduce nell’intimità di noi stessi, alla scoperta dei nostri veri bisogni e desideri, e ci aiuta a scoprire chi siamo davvero e dove vogliamo andare.

Il suo messaggio è forte e diretto: “Scopri te stesso e riprenditi la vita”.
Durante l’attenta analisi del testo sono emerse numerose occasioni e spunti di riflessione, al fine di consegnare alla comunità professionale infermieristica, la consapevolezza di essere una professione unica nel suo genere, dotata di un campo disciplinare proprio ed autonomo.

Il presente lavoro vuole essere un “grido” rivolto a tutti i colleghi infermieri con lo scopo di svegliarsi dal torpore della pratica quotidiana e guardare il proprio operato e il futuro con orgoglio e testa alta, per conquistare un maggior grado di indipendenza disciplinare e professionale, anche nell’ottica della recente istituzione dell’ordine professionale degli Infermieri e la conseguente nascita del Fnopi e delle novità legislative presenti nel Ddl Lorenzin del 22 dicembre 2017.

L’accento vuole essere spostato dalla centralità dell’aspetto tecnico della professione infermieristica, verso una maggiore sottolineatura degli aspetti relazionali ed etici del rapporto tra infermiere e assistito.

Valorizzare il ruolo di facilitatore della consapevolezza della persona in situazione di malattia, tramite l’utilizzo di tecniche relazionali incentivate da studi di ricerca ed azione di tipo qualitativo.

Introduzione

Anthony De Mello – E’ nato a Bombay. A sedici anni entra in un seminario gesuita e diventa predicatore. Ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare gli uomini a realizzare le loro esperienze spirituali e ritrovare energia nel quotidiano, ottimismo per il futuro, coraggio e discernimento nelle difficoltà della vita. Pillole di fiducia, aforismi di illuminanti, parabole di saggezza: questi sono i segreti del pensiero positivo di Anthony De Mello. È scomparso nel 1987. I suoi libri sono stati tradotti e diffusi in tutto il mondo e sono best seller internazionali.

Sembra assurdo pensare che tu non voglia davvero essere felice o stare bene. Davvero tu preferiresti soffrire, provare emozioni negative e vivere una vita infelice?

L’autore, afferma proprio questo, specificandolo però in modo molto chiaro: […] noi non vogliamo essere felici incondizionatamente. Sono pronto a essere felice a condizione che abbia questo e questo e quest’altro.

Ma davvero non vuoi essere felice, dunque?

Il problema è che, come dice De Mello, abbiamo stabilito delle regole per essere felici. Per dirla con le sue parole, ci rifiutiamo di esserlo senza ottenere quello che vogliamo.

In questo senso, effettivamente, sembra che la felicità non ci interessi.

  • Vuoi l’amore di una persona speciale.
  • Vuoi una famiglia e dei figli.
  • Vuoi la salute, stare bene.
  • Vuoi accanto amici sinceri che ti amino.
  • Vuoi che gli altri ti apprezzino, ti stimino e ti rispettino.
  • Vuoi un buon lavoro che ti piaccia e ti realizzi.
  • Vuoi tanti soldi, o almeno abbastanza da vivere senza più problemi.

E poi vuoi un’auto, una bella casa, delle comodità e forse molto altro. Lo sai meglio di me: questo elenco è infinito e le cose che desideri e che credi ti aiuteranno a essere felice sono, forse, molte di più. In questo senso De Mello dice che non vuoi essere felice: non senza ottenere tutto questo.

Ma conoscere se stessi significa farsi domande scomode. Ecco la prima. Accetteresti di essere felice senza avere nulla di quello che desideri? Giriamola così: se potessi essere felice senza niente di tutto questo, andrebbe bene?. Domanda difficile? Non partire dall’idea che tu non possa essere felice senza quello che desideri. È un’ipotesi, un gioco. Se fosse possibile, ti starebbe bene? Ovviamente questo non vuol dire rinunciare alle cose che desideri o sogni, sarebbe inutile.

Non è una rinuncia fisica, lo capite: sarebbe facile. Quando cadono le vostre illusioni, finalmente siete in contatto con la realtà, e credetemi, non sarete mai più soli, mai più.

Il problema non è rinunciare al lavoro che sogni, farti una famiglia o a trovare qualcuno con cui condividere la tua vita. Il punto è aprire gli occhi e scoprire che non è attraverso queste cose che sarai felice. Per questo ci rifiutiamo di essere felice senza avere qualcosa.

Il problema è che così facendo diventiamo prigionieri delle cose che ci sembrano indispensabili, e arrivano le pretese.

La più grande è che gli altri ci amino e ci rendano felici. Pensiamo di averne bisogno. Che sia naturale.

Non è nemmeno necessario innamorarsi. Chi ve l’ha detto? È necessario essere liberi. È necessario amare. È tutto qui: questa è la vostra natura.

Conoscere se stessi scoprendo cosa siamo davvero portati a essere per natura.

Hai davvero bisogno di questo o quello? Che qualcuno ti ami? Tu vuoi essere amato, o amata, per un solo motivo: vuoi essere felice. Pensi che lo sarai se e quando qualcuno ti amerà in modo speciale, per questo cerchi l’amore.

A te, però, non interessa ricevere questo amore, ma solo essere felice e stare bene.

Se prima, quando ti ho chiesto se fossi disposto, o disposta, a essere felice senza ottenere nulla di quel che desideri, hai risposto no, è solo perché credi che quel che vuoi sia indispensabile.

Se potessi davvero essere felice anche senza niente, di tutto il resto non ti importerebbe molto. Non avresti pretese. Pretendi solo le cose, o le persone, che ritieni indispensabili per essere felice. Fino a che continuerai a credere di aver bisogno di qualcosa per vivere felice, insisterai a cercarla e lotterai per averla. Ma se un’aquila si pensa un pollo, non significa che lo sia diventata. Certo è, però, che credendosi un pollo non proverà mai, nemmeno nei suoi sogni, a volare nel cielo e scoprire cos’è la libertà.

E tutto perché non è consapevole dalla sua vera natura. Non puoi conoscere chi sei davvero senza sviluppare le tua consapevolezza, in primis personale e contestualmente quella del proprio valore professionale.

Tutti potrebbero dirti che sei un pollo e non un’aquila e tu ci crederesti se non sai vedere la realtà con i tuoi occhi.

Cosa succederebbe se scoprissi di non essere libero, o libera?

Una persona libera è una persona che non è controllabile, che non pretende la sua felicità dagli altri, che non è condizionabile con la paura.

Come si può controllare una persona così? Non ha bisogno di nessuno, non si sente minacciata dalle critiche, non si cura di quel che pensa o dice la gente di lei. Ha tagliato tutti i fili: non è più un pupazzo.

Il problema è che invece pensiamo di avere bisogno degli altri per stare bene, e cerchiamo di ottenere da loro quello che riteniamo indispensabile.

Ma quando pretendi che qualcuno ti ami, quando hai bisogno di questo amore, sei davvero capace di amare?

De Mello sostiene di no: Se io ho bisogno di te per essere felice, ti devo usare, ti devo manipolare, devo trovare mezzi e sistemi per conquistarti. Non ti posso lasciare libero.

Che succede infatti, se te ne vai? Se preferissi qualcun altro a me? Io perderei tutto quello di cui ho bisogno per essere felice.

Se hai bisogno di qualcuno non puoi amarlo, ma solamente usarlo perché ti dia quel che desideri. Se infatti io posso renderti felice con la mia presenza, mi lascerai libero di andare via? Se andandomene tu perdessi la felicità che tanto desideri? Non saremmo più liberi entrambi: io non posso andarmene, tu non puoi permetterti che me ne vada.

Se hai bisogno di qualcosa o qualcuno, per essere felice, ne diventi dipendente. La dipendenza, è ovvio, è l’esatto contrario della libertà.

  • Puoi fare quello che vuoi o devi evitare di scontentare le persone che ti rendono felice?
  • Puoi prendere qualsiasi decisione o devi evitare quelle che i tuoi amici disapproverebbero?
  • Puoi fare qualsiasi scelta, o devi assecondare il tuo partner perché non ti abbandoni?

Non ti è mai capitato di rimpiangere scelte fatte, o rinunce dovute a persone che poi ti hanno deluso?. Non puoi essere libero, o libera, se la tua vita dipende da quello che fanno gli altri.

Se io ho il potere di renderti felice, non sei più libero o libera, perché ti controllo con le mie decisioni.

E sai cosa finisce quando non c’è più libertà? L’amore.

L’amore non è cieco, l’amore non è casualità, l’amore non è desiderio bruciante. Di sicuro non c’è amore senza libertà. Per essere liberi non puoi dipendere dagli altri per la tua felicità. Sarebbe un controsenso. Leggi le parole con cui l’autore definisce chi è una persona libera, e scopri se ti rivedi: Come si può controllare una persona così? Non ha bisogno di nessuno, non si sente minacciata dalle critiche, non si cura di quel che pensa o dice la gente di lei. Ha tagliato tutti i fili: non è più un pupazzo.

Riesci a fare tutto questo? Sei libero, o libera?

Ecco un’altra storiella tratta da Messaggio per un’aquila che si crede un pollo: Un uomo entra in un bar e vede il vicino con una banana nell’orecchio. All’inizio fa finta di niente, ma alla fine vuole aiutarlo e gli dice che ha una banana nell’orecchio. Quello non sente bene, e lo invita a ripetere. Così l’uomo gli dice nuovamente che ha una banana nell’orecchio. Tutto inutile, il vicino non capisce e gli chiede di parlare più forte, dal momento che ha una banana nell’orecchio e non lo sente bene!

Vogliamo davvero capire, essere liberi, scegliere? O preferiamo le certezze della poca libertà, sicura, a cui siamo “PROFESSIONALMENTE” abituati? Conoscere se stessi ci porta a capire che non abbiamo capito nulla. Ecco come risponde a chi sostiene che l’amore è cieco:

La dipendenza è cieca, l’attaccamento è cieco. L’abbarbicarsi, le richieste continue, il desiderio sono ciechi. Ma l’amore vero non lo è. L’amore vero non è cieco.

Conoscere se stessi, comporta la scoperta della nostra natura: noi siamo fatti per amare. Amare la vita, la nostra famiglia, il nostro LAVORO, le persone e tutto ciò che ci circonda.  L’amore nasce dalla libertà, anche nel senso di libertà disciplinare, scientifica, professionale, formativa di base e post base, come detto,  l’unica cosa davvero necessaria è amare.

Questo è il segreto per essere felici. Anche professionalmente. Ed una professione di aiuto come quella infermieristica, ha bisogno di professionisti che amano il proprio lavoro. Per renderci soddisfatti e felici di quello che facciamo, ma soprattutto per trasmettere questo sentimento alle persone che ci sono state affidate come mandato professionale.

 

Metodi e strumenti

In realtà non ci serve altro. Eppure, noi, ogni giorno, spesso soffriamo. Come detto l’amore non è bisogno di qualcuno, dipendenza o attaccamento. Allora da cosa nasce la nostra sofferenza? Perché soffriamo? Conoscere se stessi scoprendo le radici della tua sofferenza

Quasi sicuramente posso indovinare le principali cause della tua sofferenza.

  1. Gli altri si comportano male con te o ti negano il loro amore, magari facendoti provare il dolore della solitudine, rifiutandoti.
  2. Le cose, nella tua vita, non vanno come vorresti: magari la salute non è buona, ti mancano cose o persone che farebbero la differenza.

Soffri, per uno di questi due motivi, che poi potremmo tradurre in un concetto più semplice.

Ma da dove viene questa sofferenza davvero? Hai ragione a pensare che il problema sia non ottenere le cose che vorresti? Vederti sbattere in faccia una vita che non è come la immaginavi?

La sofferenza è il sintomo dell’allontanamento dalla realtà. La sofferenza vi viene data perché possiate aprire gli occhi alla realtà […] sorge quando ci si scontra con la realtà, quando la vostra falsità si scontra con la verità.

Soffri quando le tue fantasie devono fare i conti con la realtà che vivi davvero. Il problema è sempre cosa pensi ti serva per essere felice. Tu hai in testa un’idea precisa di cosa ti renderà felice e fai di tutto per raggiungerla. Nella tua mente immagini un mondo in cui le cose vanno come dici tu, dove ottieni quello che vuoi. Quel mondo, dice De Mello, non esiste.

Soffri quando la realtà si mette prepotente davanti a te per ricordartelo. A quel punto devi farci i conti e ti scontri con quello che accade davvero, diverso, anche di molto, con la tua immaginazione.

Devi aprire gli occhi e renderti conto che stai vivendo un’illusione, un’immaginazione e fino a che preferirai quella alla vita reale, continuerai a soffrire. La sofferenza è lo scarto tra quello che vorresti e la tua vita. Pensi che per eliminarla debba ottenere quello che desideri, lottare e cambiare tutto e tutti perché trionfi il tuo progetto. Ma è un’illusione.

Più pretendi che tutto vada come vuoi tu, più crei con le tue mani la sofferenza che pensi causata dalle situazioni che vivi. Mi rendo conto di quanto sia complicato capire una cosa simile, o forse solamente assurdo.

Ecco un’altra domanda che devi porti per conoscerti meglio: e se tutta la tua sofferenza l’avessi prodotta tu? Ti sto suggerendo che tu potresti essere responsabile di tutte le emozioni negative che hai vissuto nella tua vita. Tutte? Proprio tutte. Sarebbe assurdo? Drammatico? Ridicolo?

Un’altra illusione comune è che gli eventi esterni abbiano il potere di farvi del male, che le persone abbiano il potere di farvi del male. Non è così. Siete voi che date loro il potere di farlo.

Questo potere deriva dall’idea che certe persone debbano renderti felice. In pratica dipendi da loro per la tua felicità. Se ti aspetti che siano gli altri a cambiare la tua vita, allora avrai bisogno di loro e questo ti porterà a dipendere da queste persone.

Ne hai bisogno, come detto, e quindi la tua vita dipende dalle loro decisioni. Ecco che gli conferisci il potere di farti stare bene o male. È un potere che hai solo tu e lo dai a loro scegliendo di condizionare la tua vita alle loro scelte. Ma cosa succede quando dipendi da qualcuno? […] il passo successivo, ne siate coscienti o meno, sarà esigere che gli altri contribuiscano alla vostra felicità. Poi ci sarà un ulteriore gradino, paura, paura della perdita, paura dell’alienazione, paura di essere respinti, controllo reciproco.

Se hai bisogno di me, inizierai a controllarmi, e se ho bisogno di te, farò la stessa cosa. Ricordi che l’amore è possibile se non hai bisogno di qualcuno e se sei libero, o libera?

Bene, quando subentra questa dipendenza, quando tu esigi che qualcuno contribuisca alla tua felicità, smetti di lasciare gli altri liberi, e uccidi l’amore.

Gelosia, possessività, controllo, piccoli compromessi, ricatti, manipolazione. Cosa c’entra tutto questo con l’amore? Esatto, nulla. Ma ricorda che non puoi amare se hai bisogno di qualcuno.

Se non ami non sarai felice. La sofferenza la crei tu rifiutando la realtà, pretendendo qualcosa per stare bene. Questo non è amore, legare gli altri, esigere che ci amino, pretendere certi comportamenti, non è amore, ma egoismo.

Quel che è egoista è pretendere che qualcun altro viva la propria vita come voi ritenete opportuno. Questo sì che è egoismo. Non è da egoisti vivere la propria vita come si ritiene opportuno.

L’egoismo fa stare male e soffrire, e lo vedi ogni volta che cerchi di controllare le scelte degli altri.

  • Quando vuoi che il tuo partner si comporti come a te sembra meglio.
  • Quando ti aspetti che i tuoi amici ti supportino come reputi giusto.
  • Quando esigi che tuo figlio segua i tuoi consigli.
  • Quanto ti aspetti che le persone riconoscano i tuoi meriti e vivano seguendo le tue regole.

Quando giudichiamo gli altri, non facciamo altro che paragonarli con noi. Io non farei mai una cosa simile, ecco cosa diciamo spesso. Il guaio, alla base della nostra sofferenza, è che pensiamo di vedere le cose per come sono, senza mai riuscirci davvero.

Noi vediamo le persone e le cose non per come sono, ma per come siamo noi. Ecco perché, quando due persone guardano qualcosa o qualcuno, si verificano due reazioni diverse.

Per questo è necessario aumentare il nostro grado di  consapevolezza, per aiutarci a capire che vediamo tutto con i nostri filtri, illudendoci di osservare la realtà in modo obiettivo e imparziale.

Per conoscere se stessi, questo è davvero importante, soprattutto considerando che meno sei consapevole, meno hai potere sulla tua vita.

Potete controllare le cose di cui siete consapevoli; quelle di cui non siete coscienti controllano voi. Si è sempre schiavi di ciò di cui non si è consapevoli.

Per questo è importante porsi domande scomode, voler capire come crei la tua sofferenza, comprendere cosa pensi davvero, in cosa credi senza ombra di dubbio.

Spesso viviamo una vita fingendo di essere come gli altri vorrebbero che fossimo. Ma se inganni te stesso, o te stessa, non comprenderai mai come imboccare la strada per essere felice.

La soluzione migliore, diciamo così, sarà quella di cercare fuori di te i colpevoli e tentare di cambiare tutto e tutti.

Io voglio gestire la tua vita al tuo posto; voglio dirti esattamente come dovresti essere e come dovresti comportarti, e sarà meglio che ti comporti come ho deciso, perché altrimenti mi punirò facendo sorgere in me sentimenti negativi.

L’autore dice spesso che siamo folli, ma in effetti è proprio quello che accade. Fai di tutto perché gli altri cambino e se non esaudiscono le tue pretese, dandoti tutte le cose che dovrebbero renderti felice, crei la sofferenza dentro di te. La crei, perché le tue emozioni sono frutto della tua mente e dipendono da te.

Questo è probabilmente uno dei punti essenziali per conoscere chi sei realmente.
Quattro passi verso la saggezza.  La felicità vera non ha cause. Voi non potete rendermi felice, non siete la mia felicità. […] La felicità è la nostra condizione naturale. […] non può essere acquisita [..] perché l’abbiamo già. […] La vita è facile, è meravigliosa.

Nessuno ha il potere di renderti felice o infelice. Credo che questo sia il segreto principale quando si comincia una ricerca per conoscere se stessi. Ti libera dal bisogno che tutto sia come pretendevi, ti libera dal bisogno di pensare che qualcosa debba essere come dici tu.

De Mello suggerisce 4 passi per liberarti dalle illusioni che ti crei da solo, o da sola.

  1. Impara a vedere cosa provi, entrando in contatto con i tuoi sentimenti negativi.
  2. Inizia a capire che quel sentimento non ha nulla a che vedere con la realtà, ma è nella tua mente.
  3. Non identificarti con quel sentimento. Non sei tu, lo stai solo provando.
  4. Cambia tu. Il mondo va bene perché io sto bene.

Ovviamente è un processo difficile. Per iniziare questa ricerca della conoscenza di se stessi, voglio suggerirti alcune risorse che sapranno rendere più concreto questo viaggio.

  1. Per conoscerti devi capire che esiste una via, una sola, per essere felice. Inizia quindi un vero percorso di crescita personale scoprendo come funziona ogni essere umano.
  2. Il segreto è amare. Come dice anche De Mello, non abbiamo bisogno di essere amati, ma di amare.
  3. Per riuscire in questo, ti suggerisco anche un ricco approfondimento sul tema della fiducia, poiché senza fidarci degli altri ogni tentativo di amarli sarà inutile.

 

Discussione e Conclusione

Con il termine autonomia (dal greco antico αὐτονομία; αὐτόνομος, autònomos, parola composta da αὐτο-, auto – e νόμος, nomos, “legge”, ovvero “legge propria”) si intende la possibilità per un soggetto di svolgere le proprie funzioni senza ingerenze o condizionamenti da parte di terzi. Quindi “libertà”. E se questo concetto lo spostiamo in ambito professionale? Viene fuori autonomia professione uguale, libertà professionale. E cosa ci insegna De Mello nel suo scritto? Che per amare bisogna essere liberi, ed amare ciò che si fa, la propria professione, in questo caso la professione infermieristica, ci rende felici e ci fa stare bene.

Penso che Messaggio per un’aquila che si crede un pollo sia uno dei libri più importanti che abbia mai letto, ed anche uno dei primi fortunatamente.

Per quel che riguarda la capacità di conoscere se stessi è davvero eccezionale, e ti consiglio davvero di leggerlo, perché quel che hai scoperto qui è solo una minima parte. Di De Mello, ovviamente, non condivido ogni singola parola. La dimensione spirituale sembra quasi messa in secondo piano, a volte, ma come puoi conoscere chi sei ignorando la metà della tua natura?

Senza scomodare nessuna religione, è importante la fede, una delle risorse che ti aiuterà a capire se e come ti servirà nella tua ricerca interiore e personale.

Ci siamo, abbiamo completato questo ricco approfondimento alla ricerca di noi stessi. Un riassunto dei concetti principali? Eccolo subito!

  • Il problema principale è rifiutare di essere felici in modo incondizionato, senza ottenere le cose che abbiamo, a torto, imparato a considerare indispensabili per la nostra gioia.
  • Confondiamo amore e bisogno, dipendiamo dagli altri e tentiamo di controllarli e manipolarli perché pensiamo di aver bisogno del loro amore.
  • A noi serve solo essere liberi e amare. Questa libertà ci permette di capire che niente o nessuno hanno il potere di renderci felici o infelici.
  • La sofferenza, che di solito consideri causata dagli altri, è frutto invece del tuo rifiuto della realtà, del vivere una vita di illusioni rifiutando di aprire gli occhi.

Questi sono solo alcuni dei concetti più importanti che ho colto dal libro. Ti consiglio di leggere subito Messaggio per un’aquila che si crede un pollo.

I libri di Anthony De Mello hanno senza alcun dubbio un fascino particolare, qualcosa che più di ogni altra attira l’interesse del lettore concentrando la sua attenzione su ciascuna parola letta. Intense riflessioni, spunti sulla vita e considerazioni importanti quelle trascritte dall’autore in questo  libro dal titolo “Istruzioni di volo per aquile e polli (Piemme, 2010) che può considerarsi il seguito naturale del suo primo ed altrettanto interessante scritto intitolato Messaggio per un’ aquila che si crede un pollo”.

Il titolo assai curioso lascia pensare a qualcosa di estremamente frivolo e divertente, in realtà è solo una metafora utilizzata per far capire che qualunque individuo, se vuole, è perfettamente in grado di compiere una personale trasformazione interiore seguendo dei principi ben precisi che stanno alla base della propria vita.

In questo libro De Mello continua ed approfondisce molti dei concetti e dei pensieri già trattati nel primo volume, soffermandosi in particolar modo su alcuni passi fondamentali e su alcune teorie trattate. Per l’autore essere vivi ha un significato ben preciso, significa principalmente essere se stessi, “essere ora ed essere qui”; affinché questo avvenga è necessario però che l’individuo non si identifichi mai con nessun’ altra cosa, né con i suoi pensieri né con le proprie sensazioni o emozioni, perché identificarsi in qualcosa equivale ad avere una visione distorta della realtà, di sé stessi e degli altri.

Di fondamentale importanza per De Mello è essere ora, ossia vivere il presente senza rimanere mai ancorati al passato né angosciarsi all’idea del futuro; un punto fondamentale sul quale egli si sofferma è quello relativo al modo in cui solitamente manifestiamo i sentimenti, è importante infatti che essi vengano sempre espressi perché in caso contrario, reprimendoli forzatamente, si correrebbe il rischio di forti nevrosi; manifestarli è segno di intimità.

Per mettere in pratica questi principi è necessario compiere alcuni esercizi che danno ad ognuno di noi la possibilità di entrare in contatto col nostro corpo e prendere coscienza dei nostri sensi; mezzi fondamentali e necessari per l’autore sono la preghiera e la lettura delle Sacre Scritture, uniche strade in grado di condurre al silenzio avvicinando a Dio, acquisendo piena consapevolezza di se stessi riuscendo ad essere anche più riflessivi.

La trasformazione interiore di cui parla l’autore è dunque possibile solo se si è in grado di vedere le cose in modo del tutto nuovo, con occhi nuovi.

Altro punto fondamentale su cui soffermare l’ attenzione è il concetto di amore, che per De Mello non è altro che uno stato dell’essere, un amore disinteressato, mai egoista né possessivo, libero da ogni forma di condizionamento e in quanto tale non trattiene ma lascia l’altro libero di essere e realizzare se stesso.

Un libro di grande interesse e profondo valore, scritto con uno stile elegante e chiaro; la saggezza in esso contenuta aiuta molto a riflettere sulla propria vita, su se stessi e sul modo in cui quotidianamente ci relazioniamo con gli altri. Da leggere e rileggere più volte per il suo straordinario fascino e per i contenuti importanti e veri che propone, temi che offrono continuamente al lettore momenti di intensa meditazione.

“Quando l’aquila che si credeva un pollo vide volteggiare nel cielo un’altra aquila, dapprima abbassò la testa sconsolata e si disse: “Io non sono che un pollo”. Poi rialzò gli occhi e, a poco a poco, dispiegò le sue magnifiche ali. Non ebbe più paura e il cielo l’accolse.”

“Preghiera, amore, spiritualità, religione significano liberarsi dalle illusioni. Quando la religione induce a fare questo, é veramente magnifica. Quando se ne allontana é una malattia, una calamità che va evitata. Una volta abbandonate le illusioni, il cuore è libero, fiorisce l’amore. Allora sarete felici. Allora sarete trasformati.”

 

 

Bibliografia

Anthony De Mello, “Messaggio per un’aquila che si crede un  pollo” ed. Pickwick libri,  anno 2010,

Anthony De Mello, “Istruzioni di volo per aquile e polli ed. Piemme, anno 2010

Anthony De Mello, “Dove non osano i polli” ed. Piemme, anno 1997

www.diventarefelici.it

 

Cosimo Della Pietà, Dottore Magistrale in scienze infermieristiche, infermiere ADI

 

Allegato

Lezioni di volo per Infermieri aquile che si credono polli

 

Redazione Nurse Times

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