Le accuse rivolte all’ospedale Sirai di Carbonia hanno portato ad un lauto risarcimento per i sanitari.
A causa della mancanza di personale di supporto, venivano impegnati per buona parte del loro turno in mansioni domestico-alberghiere.
Tutte attività che nulla avevano a che fare con quella che è ormai riconosciuta da decenni come professione intellettuale.
Da anni, inoltre, venivano sottoposti a doppi turni massacranti; che spesso si prolungavano oltre le 13 ore consecutive. Durante questo estenuante orario erano costretti a svolgere mansioni quali praticare l’igiene intima dei malati, cambiare loro i pannoloni, rifare i letti o rispondere ai campanelli.
I giudici hanno ancora una volta ribadito come queste mansioni siano di competenza di altri operatori professionali che non possono e non devono mancare nelle corsie ospedaliere.
Il Tribunale del Lavoro ha dato piena ragione agli infermieri, riconoscendo peraltro anche un danno alla loro immagine.
Il fatto di aver dovuto svolgere attività improprie ha pertanto ridotto anche la qualità dell’assistenza infermieristica a favore dei degenti ed i minuti che ogni infermiere ha potuto dedicare loro.
I giudici hanno condannato l’Assl a risarcire gli infermieri ricorrenti. L’entità dell’importo riconosciuto loro non è ancora stato reso noto.
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