Infermieri, competenze avanzate ed intramoenia: opportunità o sonora fregatura?

In questo periodo all'interno della professione e sui banchi della politica si fa un gran parlare di due temi, ma insieme al parlare si fa anche una grande confusione

In questo periodo all’interno della professione e sui banchi della politica si fa un gran parlare di due temi, ma insieme al parlare si fa anche una grande confusione

Cosicché quello che potrebbe sembrare una conquista di civiltà ed una evoluzione attesa da anni dalla nostra professione, potrebbe in realtà rivelarsi una sonora ed ulteriore fregatura; un vero attentato all’essenza stessa della nostra professione, perché è del tutto evidente che questi temi per come sono articolati e declinati non risolveranno alcun problema.

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Vi spiego anche i motivi. Le riforme annunciate sono, a mio avviso, viziati nel loro nascere dal desiderio nemmeno troppo celato di non affrontare tre temi fondamentali che invece vanno risolti al più presto per restituire dignità e riconoscimento agli infermieri: organici troppo esigui per poter pensare di fare alcunché; gli infermieri Italiani tutto fanno nella pratica quotidiana fuorché gli infermieri correndo a destra e a manca per sopperire alle carenze volutamente croniche di personale di supporto.

Stiamo parlando del famoso tema del demansionamento. Ed infine terzo, ma non ultimo il problema retribuzioni che sono allo stato davvero irrisorie rispetto sia alle responsabilità, si alla mole di lavoro ed anche sia allo stato di laureati che è insito nella nostra professione.

Allora cerchiamo di fare chiarezza su questi aspetti. Partiamo dalle competenze avanzate.

Possiamo dire che non ha nessun senso aumentare competenze se come abbiamo detto è del tutto acclarato che oggi gli infermieri fanno tutto tranne ciò per cui siamo stati assunti e ciò che il nostro profilo professionale stesso ci indica chiaramente! Certamente in uno scenario diverso avrebbe anche senso, ma se prima non si affronta e risolve questo problema come condizione sine qua non tutto diventa effettivamente una grande presa in giro.

Questo significa naturalmente incidere anche negli altri due problemi di fondo:

  • gli organici (compresi quelli del personale di supporto);
  • i salari.

Credo fortemente che i tre problemi di fondo che angosciano la nostra professione siano lo specchio di una condizione di degrado generale del nostro sistema salute.

Che senso ha attribuire competenze se poi viene sistematicamente negato il tempo di cura?

Che senso ha attribuire competenze avanzate se poi non ci sono gli infermieri?

Che senso ha attribuire competenze avanzate a professionisti che guadagnano quanto e forse meno di un operaio specializzato?

Non è che con la storia delle competenze avanzate si voglia fare una operazione “di facciata” per non affrontare i problemi veri?

Inoltre vorrei capire a quale platea di professionisti verranno attribuite queste competenze; perché un conto è se la platea è la più ampia e riguarderà tutti gli infermieri; altro se questa platea sarà riservata a pochi eletti e/o raccomandati.

Credo che sarebbe corretto in questa ottica che tutti gli infermieri siano considerati dopo due anni di servizio esperti, che chi ha master clinici sia considerato specialista e chi ha la laurea magistrale sia iscritto nella dirigenza ecco così magari avrebbe anche un senso, altrimenti sarebbe solamente un modo per aumentare le paghe di pochissimi eletti e l’esperienza della dirigenza ci ha già insegnato molto. Non mi pare però che nemmeno le posizioni della FNOPI vadano in questo senso figuriamoci quella della politica nazionale.

L’intramenia, cioè l’esercizio della libera professione all’interno delle strutture sanitarie, anche qui sembrerebbe una conquista di civiltà che ci metterebbe al pari con i medici che ne usufruiscono già da diverso tempo, nulla da dire quindi sulla forma, ma molto da dire nella sostanza.

Iniziamo a dire quali sono le prestazioni che ricadrebbero in questa forma? Come verrebbero retribuite? Quanto verrebbe riconosciuto come compenso e di questo quanta parte finirebbe nelle tasche dell’azienda? Ed infine l’azienda come soggetto giuridico potrebbe avvalersi delle prestazioni in intramoenia dei suoi dipendenti?

Questa chiarezza manca direi volutamente però fa la differenza tra una cosa buona per noi ed una sonora fregatura; perché da ciò dipende la platea di professionisti che ne potranno usufruire, dipende la convenienza economica per i professionista ad usufruirne e dipende anche la possibilità che le aziende ne facciano ricorso per tappare buchi in organico, magari ad un prezzo inferiore del comune straordinario.

Infine anche qui mi chiedo senza risolvere i problemi di fondo di cui sopra, come si può pretendere che un infermiere oltre a dover lavorare molte più ore del dovuto per coprire le carenze di organico trovi tempo, voglia e forza per fare anche prestazioni in intramoenia?

Come può un professionista essere contemporaneamente lo “sguattero” dell’azienda ed un ora dopo un professionista ricercato dall’utenza?

A me sembra che si stia facendo un salto nel buio e che molti di noi compresa la FNOPI stiano abboccando a degli specchietti per le allodole non credo infatti che così stando le cose, sia auspicabile intraprendere questa strada tutta in salita senza avere poi nemmeno le gambe per camminare.

Credo altresì però che le gambe per camminare non manchino agli infermieri, ma ai decisori politici ed alla politica professionale.

Partiamo con un processo di nursing del sistema salute ed in quel contesto della nostra professione quali sono i bisogni dei nostri utenti? Quali gli scenari di salute? Quali gli interventi da programmare? Cosa dobbiamo attribuire alla politica sanitaria? E quali sono i risultati attesi?

Possiamo dire a questo punto che prima di ogni altra cosa sia necessario che gli infermieri tornino nella condizione di essere infermieri, che i bisogni di salute della popolazione, ce lo ripetiamo da anni, sono cambiati e che ciò deve spostare il focus del sistema salute dal curare una malattia al prendersi cura delle persone, delle fragilità, della senilità, delle diabilità, della cronicità e via discorrendo. Ed allora se questo è vero c’è bisogno di infermieri, c’è bisogno di nursing, c’è bisogno estremo di tempo di relazione di quella relazione che cura!

Quindi per primissima cosa cambiamo il paradigma del nostro sistema salute se vogliamo dare dignità all’infermieristica.

Assumiamo infermieri e personale di supporto in quantità e qualità adeguate alla nuova sfida, facciamo in modo che gli infermieri tornino ad essere la spina dorsale silenziosa ed operosa del nostro Sistema salute. Dopo ed in questa ottica potremo parlare anche di intramoenia e di competenze avanzate. Ogni altra soluzione sarebbe come costruire una casa partendo dal tetto.

Angelo De Angelis

Angelo De Angelis

Diploma di INFERMIERE PROFESSIONALE presso Centro idattico Polivalente Pio Istituto ed Osperali Riuniti ROMA nel 1980 Dal luglio 1980 INFERMIERE presso ospedale S.Giovanni Roma strumentista in C.O. chirurgia generale, infermiere in pronto soccorso chirurgico,medico e successivamente cardiologio Dal 1990 infermiere in ambulanza B.L.S A.L.S CENTRALE OPERATIVA DAL 2008 INFERMIERE presso CENTRO DI ASSISTENZA DOMICILARE ASL RM1 accoglienza e supporto agli utenti e famigliari coordinamento e consulenza agli infermieri nel territorio Nel 2013 LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE INFERMIERISTICHE ED OSTERICHE presso università SAPIENZA DI ROMA

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