Gestione della cronicità: multiprofessionalità o medicocentrismo?

E’ ormai noto come in questo determinato periodo storico si vada delineando uno stato sociale e di salute sempre più caratterizzato da aspetti come cronicità è fragilità

E’ ormai noto come in questo determinato periodo storico si vada delineando uno stato sociale e di salute sempre più caratterizzato da aspetti come cronicità è fragilità

Due termini e concetti che racchiudono in sé un mondo che ingloba sia lo status della popolazione che quello del Paese dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. Da anni il panorama studiato ed osservato si presenta, in maniera palese, come bisognoso di essere ridisegnato, al fine di costruire ex novo un assetto assistenziale valido e che risulti rispondente alle mutate esigenze della popolazione.

Parliamo di cronicità e di sistema sanitario chiamato a rispondere alle domande di questa condizione che, in questo periodo storico, caratterizza fortemente la popolazione italiana.

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Dal sito del Ministero della salute:

“Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, con patologie in atto o esiti delle stesse, percorsi assistenziali nel proprio domicilio  denominati “cure domiciliari” consistenti in un insieme organizzato di trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi, necessari per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita”.

Questo si legge sulla sezione della pagina web dedicata all’assistenza domiciliare integrata e continua… “Il bisogno clinico-assistenziale viene accertato tramite idonei strumenti di valutazione multiprofessionale e multidimensionale che consentono la presa in carico globale della persona e la definizione di un Progetto di assistenza individuale (PAI) sociosanitario integrato”.

Un articolo del 6 Ottobre su un portale web, “Doctor 33”, si legge testualmente “Ai medici di famiglia tutti i piani assistenziali dei pazienti cronici. L’intesa in Lombardia” dando dimostrazione di tutto il “medicocentrismo” (passatemi il termine) di cui sono capaci taluni professionisti. Che piaccia o no, questi signori, devono prendere atto che la presa in carico dei pazienti, passa inevitabilmente, come indicato dal Ministero della Salute e per la natura intrinseca di questo percorso, dall’approccio multiprofessionale e multidisciplinare.

Il professionista Infermiere è il solo ed unico responsabile dell’assistenza generale infermieristica (Profilo Professionale Infermiere: DM 739/94). L’Infermieristica è scienza che risulta di peculiare interesse per la suddetta tipologia di pazienti e dalla cui applicazione non si può prescindere nella gestione della persona malata, anziana e fragile.

Numerosi sono stati gli interventi che guardano a questo approccio proattivo che si esprime in diversi livelli di confronto. Il nostro Ordine professionale, in diversi tavoli tecnici ed eventi, ha più volte espresso la propria posizione e le nostre proposte. Ci sono stati autorevoli confronti, in primis con il Presidente della FNOMCeO Anelli

e con il Vice Presidente Leoni, oltre alla risposta concreta di CITTADINANZATTIVA sul tema cronicità che hanno avvalorato la tesi della multiprofessionalità come strada maestra.

Credo e spero che la frase che riporto di seguito possa essere riconsiderata alla luce della direzione in cui sta andando il Sistema Sanitario tutto, cioè verso la sinergia tra tutti gli esercenti le professioni sanitarie, ognuno per quanto concerne la propria sfera di competenza, senza la quale è impensabile di poter gestire la complessità assistenziale che caratterizza questa tipologia di utenza.

«La Lombardia si riallinea alla convenzione nazionale che contempla la cura delle cronicità tra i quattro obiettivi per lo sviluppo della medicina generale nei prossimi anni e che affida al solo medico di famiglia l’estensione del Pai».

In un Paese in cui alcune Regioni, come la Toscana, hanno realizzato un progetto illuminato e virtuoso come quello dell’Infermiere di famiglia, risulta assolutamente scollegata dalla realtà una concezione così obsoleta del medico di famiglia, o MMG, come unico redattore, gestore e controllore del PAI. Oppure dovranno dimostrare come potranno gestire il tutto, anche nell’affrontare problematiche ed interventi di competenza di altre figure professionali sanitarie.

 

Anna Di Martino

 

Fonti

www.doctor33.it

www.salute.gov.it

www.fnopi.it

www.nursetimes.org

 

Anna Di Martino

Infermiera Strumentista, attualmente nella specialità di cardiochirurgia, Autore per Nurse Times, Master in Coordinamento, Master "Strumentista di so", studentessa magistrale presso UNICH, rappresentante di sezione regione Abruzzo per la Società scientifica ANIPIO

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