Gela, finiscono le lenzuola: paziente nella sua urina per 16 ore. Colpa degli infermieri?

Un uomo di 77 anni è rimasto in un letto intriso della sua urina per 16 ore. Il motivo? L’assenza di biancheria con cui rifare il letto. È accaduto all’ospedale di Gela.

Un uomo di 77 anni è rimasto in un letto intriso della sua urina per 16 ore. Il motivo? L’assenza di biancheria con cui rifare il letto. È accaduto all’ospedale di Gela.

La ricordo come se fosse ieri, la mia cena di laurea insieme ai colleghi e ad alcuni docenti del CdL. Fu una serata piena di risate, di spensieratezza e di soddisfazione: il nostro traguardo era finalmente stato raggiunto ed era il momento di festeggiare. Diverse persone presero la parola per esprimere un pensiero, una battuta o una speranza per il futuro, ma… ricordo una frase in particolare.

Fu il concetto che, praticamente, chiuse la cena e di fatto sancì l’addio tra tutti i protagonisti di quel percorso giunto al termine.  E lo produsse la nostra docente di Infermieristica, Dott.ssa Natascia Mazzitelli, oggi anche consigliera del Collegio IPASVI di Roma:

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“Colleghi… la sanità sta cambiando. E, con essa, l’infermieristica. Vi faccio i miei migliori auguri per il vostro futuro, ma ricordate: il paziente deve essere al centro. Sempre e comunque. Non dimenticate mai la centralità del paziente!

Venne interrotta da un collega un po’ alticcio che propose l’ultimo brindisi (l’ennesimo) e infine… ci salutammo. A distanza di sette anni da quella sera, personalmente ne ho viste e vissute tante (VEDI), così come tutti i colleghi presenti a quella cena. La crisi ha infatti massacrato il nostro SSN, compresa la nostra professione, e il processo di aziendalizzazione della sanità ha probabilmente fatto il resto. In pochissimi hanno raggiunto gli obiettivi che si erano prefissati quando si sono iscritti all’università, purtroppo. Alcuni hanno addirittura cambiato professione e lavoro. Per disperazione.

Ma quel concetto espresso dalla dott.ssa Mazzitelli per salutare i suoi studenti continua a tornarmi in mente, anche oggi, molto spesso. Soprattutto perché… noi infermieri, professionisti dell’assistenza, non abbiamo affatto dimenticato che il paziente è al centro. Nonostante tutto. Però… siamo forse gli unici a ricordarci di quale posizione occupi l’utenza nell’intero processo di cura. E iniziamo ad essere stanchi.

Oggi, in questa sanità… può davvero esistere la “centralità del paziente”? Ed è mai possibile che siano solo gli infermieri a dover provare, stoicamente, a volte contro tutto e tutti, a posizionare l’utente al centro?

Arriva dalla Sicilia, da Gela, l’ultima notizia che fa ragionare non poco sulle attuali condizioni del nostro SSN. È stata pubblicata dal quotidiano locale “Visione di Oggi” (VEDI) e racconta di come molto spesso, nell’isola, il ricovero di un paziente sia corredato da quello di figli e badanti. E ciò a causa dell’insufficienza cronica di personale assistenziale

, in particolare di personale di supporto. Assenza che costringe i famigliari dei pazienti ad essere presenti per effettuare assistenza di base e pratiche igienico domestico alberghiere.

Il caso di un uomo di 77 anni, affetto da diverse patologie croniche, ha dell’incredibile: l’utente sarebbe rimasto un’intera giornata, per ben 16 ore, ‘immerso’ nella sporcizia e nei suoi umori corporei. Il motivo? L’assenza di lenzuola. O meglio: l’estrema carenza di lenzuola rispetto alle vere esigenze del reparto (U.O. Medicina), che vengono perciò tirate fuori col contagocce.

Perché in Sicilia accade anche che i pazienti debbano portare da casa cuscini, lenzuola e perfino materassi! Questa volta, però, il figlio del paziente in questione ha alzato la testa, ha denunciato e ha minacciato azioni legali nei confronti dell’ospedale. Queste le sue parole:

All’ ospedale di Gela mancano le lenzuola! Un paziente, mio padre S.D.,  ricoverato al reparto di  medicina ha dovuto attendere per un giorno intero il cambio delle lenzuola sporche di perdite urinarie e non solo. Il personale infermieristico ha lasciato in stato di abbandono il paziente che, solo con l’ intervento di noi familiari e dietro la minaccia di portare le lenzuola da casa, ha potuto ottenere il cambio”.

Secondo quanto riportato dal figlio del 77enne, il personale infermieristico, alla domanda se fosse normale tutto ciò, avrebbe risposto con un seccato: “E che vuole da me, ora vediamo se troviamo un paio di lenzuola”.

E non solo: alla richiesta di procedere comunque al cambio del pannolone, stracolmo, in attesa dell’arrivo delle benedette lenzuola, un infermiere avrebbe addirittura proferito: “Non possiamo pulire il paziente se prima non abbiamo le lenzuola”.

Fortunatamente, a un certo punto, le lenzuola sarebbero magicamente apparse e gli infermieri avrebbero finalmente lavato il paziente e sostituito la biancheria. Dopo 16 ore.

Che le mansioni igienico domestico alberghiere (come rifare i letti e cambiare i pannoloni) non siano di competenza infermieristica (VEDI), bensì del personale di supporto OSS, che tra l’altro le aziende dovrebbero assumere per legge, è un’altra storia… che evidentemente non basta, agli occhi dei cittadini, per scagionare un’intera categoria di professionisti, vista come un’accozzaglia di factotum e di inservienti.

Vaglielo un po’ a spiegare, ai pazienti e ai giornali, che se gli ospedali non hanno la biancheria e altri materiali non è colpa degli infermieri. Vaglielo a spiegare, ai pazienti e ai giornali, che se le aziende non assumono personale (VEDI), la colpa non è dei pochi infermieri costretti a fare il lavoro di tutti quelli che mancano (comprese altre figure). E soprattutto… vaglielo a spiegare, ai pazienti e ai giornali, che gli infermieri sono dei professionisti laureati… intellettuali, per giunta! E che, sempre per legge, non possono e non devono compensare ogni carenza di questa sanità allo sbando!

Per concludere: il direttore sanitario dell’ospedale, Luciano Fiorella, come è ovvio che sia ha dichiarato: “Le lenzuola in ospedale ci sono. Non mi risulta assolutamente che ci siano problemi in tal senso!”.

Il solito melodramma, dunque. Tipicamente italiano. Altro che “al centro”…

Alessio Biondino

Fonte: Visione di Oggi

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