Medici

Formazione medici, Bernini: “Fino a un terzo di posti in più nelle facoltà”

Intervistata da Repubblica, la ministra dell’Università e della ricerca spiega come intende aiutare la sanità italiana.

Numero chiuso a Medicina da allargare. La formazione dei medici è il punto da cui parte la ministra Anna Maria Bernini per parlare di università, tra diritto allo studio e disagio psicologico degli studenti universitari, e per annunciare la riforma del reclutamento che intende avviare.

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Ministra, il dibattito sul numero chiuso a Medicina è caldo vista la carenza di camici bianchi. E i posti provvisori per il 2023 sono appena il 4,% in più.
“È una prima stima che poi sarà rivista nel confronto con Regioni e Università. Ma la novità di quest’anno è il gruppo di lavoro istituito al Mur con i principali soggetti coinvolti, per riformare l’accesso alle discipline sanitarie. Siamo partiti subito, vogliamo che le cose cambino già dal prossimo anno accademico”.

Le università difendono il numero chiuso e le Regioni spingono per il libero accesso, vista la mancanza di medici: come intende cambiare il sistema?
“Il tavolo tecnico serve proprio a trovare la sintesi tra le diverse esigenze. Vogliamo allargare l’entrata a Medicina ma in maniera programmata e sostenibile. Ho chiesto al gruppo di lavoro di fare un’analisi scrupolosa dei fabbisogni reali ed effettivi. Sulla base di primissime stime ipotizziamo un aumento dei posti tra il 20% e il 30% rispetto allo scorso anno”.

Parliamo di 2-4mila posti in più?
“Prematuro dare numeri certi, potremo iniziare a farlo ad aprile, quando si concluderà il lavoro del tavolo tecnico. E teniamo presente che i nuovi iscritti saranno medici tra sei-otto anni”.

L’imbuto vero sta nel passaggio tra la laurea in Medicina e le scuole di specializzazione: aumenterete anche lì i posti?
“Non è una questione di posti, ma di attrattività. Oggi registriamo una domanda eccessiva per alcune specializzazioni, mentre altre sono quasi deserte. Così rischiamo di avere alcune qualifiche del tutto inflazionate e, ad esempio, non avere personale per la medicina d’urgenza. Con il ministero della Salute vogliamo intervenire su questo. Si tratta di riforme che richiedono tempo e risorse, ma che dobbiamo sostenere”.

Cambierà ancora la prova di accesso a Medicina?
“Per la selezione restano validi i nuovi Tolc che, d’altra parte, devono dimostrare ancora la loro efficacia. Prima ci misuriamo con questa modalità. Poi, eventualmente, la mettiamo in discussione. Quindi agli studenti dico: avete più possibilità da quest’anno, sfruttatele al meglio”.

Intanto diminuiscono gli immatricolati, e col calo demografico si svuoteranno gli atenei del Sud.
“I dati definitivi saranno disponibili a breve, ma è un tema che stiamo già affrontando. E lo faremo anche facendo conoscere meglio agli studenti il potenziale del nostro sistema accademico. Nei prossimi mesi sarà attiva una piattaforma digitale in cui raccoglieremo tutta la disponibilità dell’offerta formativa, con corsi, alloggi e borse di studio. Svilupperemo una App anche in inglese per gli studenti stranieri”.

Ci sono Regioni che non riescono a garantire la borsa di studio a tutti gli idonei. Ci sono l’emergenza alloggi per i fuorisede e la crisi economica che colpisce le famiglie. Come intende intervenire?


“Nel 2024/2025 aumenterà la platea degli studenti che potranno beneficiare delle borse di studio. Con la legge di Bilancio abbiamo stanziato 500 milioni per farle crescere. Altri 300 milioni li abbiamo messi per l’housing universitario. Vogliamo rispettare i target europei del Pnrr. L’housing è una nostra assoluta priorità perché su questo, soprattutto in tempi di crisi e al Sud, si misura la possibilità di pagarsi l’università e quindi l’effettività del diritto allo studio. Il precedente governo si è dato degli obiettivi molto complicati ed ottimistici. Noi stiamo lavorando con la Commissione europea per semplificare le procedure mettendo a terra il maggior numero di posti letto”.

Come si muoverà il suo ministero su ricerca e reclutamento?
“Nel decreto legge appena approvato in Cdm abbiamo puntato molto sulla ricerca. Ci sono anche benefici e prestazioni integrative per attrarre ricercatori dall’estero, ma soprattutto c’è il rilancio dei dottorati innovativi in azienda, finalizzati all’assunzione di 20mila ricercatori grazie a un esonero contributivo. Ma questo è solo un pezzo della riforma che vogliamo fare per rendere università e ricerca più internazionali. Con il supporto del premio Nobel Giorgio Parisi, ci siamo candidati ad ospitare in Sardegna l’Einstein Telescope. E in autunno vogliamo intervenire sul reclutamento universitario. A più di dieci anni dall’ultima riforma, è giusto capire cosa può essere migliorato”.

Dopo il caso della ragazza suicida allo Iulm di Milano, gli studenti protestano per un disagio che non può essere ignorato.
“Nessuna sottovalutazione. Per questo abbiamo pensato di intensificare i presìdi di mentoring e counseling. È una prima risposta, non potrà essere l’unica”.

Le proteste riguardano anche un modello ipercompetitivo di università.
“Il valore di una persona non si misura con la performance di un momento. È il frutto di un percorso fatto di inciampi e risalite, e in cui le valutazioni sono tappe inevitabili. Una società veramente libera, però, ragiona per addizione, non per sottrazione, per accrescere le opportunità e non per impoverirle. È su questo che dobbiamo intervenire per aiutare i ragazzi a sostenere il peso delle aspettative”.

Il caso Montaruli ha travolto il suo ministero: sono le prime dimissioni nel Governo Meloni.
“Ho conosciuto l’onorevole Montaruli alla sua nomina a sottosegretario. Non entro nella vicenda giudiziaria, posso dire che ho lavorato benissimo con lei. È competente e con un grande senso delle istituzioni, dimostrato dalla sua scelta non scontata”.

Redazione Nurse Times

Fonte: la Repubblica

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